Si fa la conta dei danni in Emilia Romagna, la Fruit Valley d'Italia, dopo l'alluvione del 18 settembre 2024. Su dieci aziende agricole colpite dalle inondazioni a Ravenna, otto sono le stesse devastate dall'alluvione del 2023. 

Secondo il monitoraggio di Coldiretti, l'acqua ha inondato i terreni coltivati a ortaggi e gli impianti di mele, pere, kiwi, susine nella zona di Faenza, Bagnacavallo e Cotignola. Dove l'acqua è arrivata alla frutta, ricoprendola di fanghiglia, il raccolto si può considerare perso. 
Ma non è tutto, perché se il ristagno idrico dovesse prolungarsi sarebbero a rischio tutti i frutteti, come già successo nel 2023. 

  

Per questo motivo è complesso stabilire se questi impianti saranno o meno recuperabili. 

 

Si trova in questa situazione l'agricoltore Remo Lanzoni, della Società Agricola I Gelsi dei Fratelli Lanzoni, che per la terza volta ha visto alluvionati i suoi campi.  

"Io avevo appena finito di fare i campi nuovi con le reti antigrandine e antinsetto. Pensavo che sarebbero durati, invece questa volta è arrivata di nuovo l'acqua. È stata più potente e ha fatto più danni rispetto all'alluvione di maggio 2023".

 

Guarda il video dell'intervista a Remo Lanzoni

 

L'azienda di Remo si trova a Marzeno, una piccola frazione tra il comune di Brisighella e quello di Faenza (Ra), a ridosso dell'omonimo fiume.

Mercoledì 18 settembre 2024, verso le 9 di sera, il fiume ha esondato nei campi di susine e kiwi verde: "È stato tutto velocissimo: in un'ora e mezza l'acqua è salita e poi è calata. Correva talmente tanto che ha tirato giù i teli antigrandine, e i pali dell'impianto non li ha rotti ma li ha sfilati"

 

Remo fa una stima provvisoria di almeno 50mila euro di danni, solo in uno dei suoi tre campi alluvionati. 

 

Ripiantare o no? 

"Insieme ad altri miei colleghi che lavorano i terreni vicino al fiume, ci stiamo chiedendo se continuare a lavorarli o abbandonarli. A maggio 2023 si diceva che erano 150 anni che non si vedeva un'alluvione del genere, ma l'abbiamo rivista dopo 16 mesi. La prossima tra quanto ci sarà? Siamo indecisi se rifare i campi o lasciare crescere le erbacce e abbandonarli; anche se dispiace perché i campi vicino al fiume sono da sempre considerati tra i più fertili. Dover fare retromarcia perché non si riesce più a coltivare è un peccato. 

 

L'anno scorso la fiumana mi ha tolto le piante che c'erano. Io ho livellato dopo aver tolto il fango, e a febbraio ho ripiantato queste piante qui che non avevano nemmeno un anno di vita. Adesso va di nuovo portato via il fango, tolti i detriti dei tubi dell'irrigazione, dei fili, ecc."

 

Gestione del territorio: cosa si può fare e cosa si sta facendo 

"Mi chiedo, prima di ripiantare, cosa posso fare nel mio piccolo per arginare queste bombe d'acqua. Mi ricordo che quando ero piccolino c'era un argine di un metro e mezzo che era a 30 metri dal fiume, risalente forse ai tempi della guerra. Dopo, chi c'era e chi coltivava lì, siccome pioveva poco, l'ha tolto. Se oggi ci fosse stato quell'arginello mi avrebbe salvato un bel po'. Quindi, se dovessi ripiantare farei l'argine e sopra ci metterei le canne di bambù che con le radici lo solidificano" spiega l'agricoltore Remo. 

 

"È 40 anni che non si vede nessuno fare manutenzione dei fiumi. Stanno diventando dei fossi e quando arrivano queste bombe d'acqua non si riescono più a gestire.  

Se ci dobbiamo abituare ad avere degli apporti d'acqua così importanti, bisognerà cambiare anche le strutture dei nostri fiumi, iniziare a tenerli più puliti e in alcuni casi andrebbero anche allargati".  

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Non sono solo gli agricoltori a farsi domande sulla gestione del territorio.

Anche Alfredo Posteraro, presidente della Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, in una nota stampa riflette sull'importanza della gestione e controllo dei fiumi. 

"In campo agronomico, dobbiamo ripensare alla regimazione delle acque (scoline e drenaggi), pratica che risulta desueta. Invece, se guardiamo alle 'vecchie' pratiche colturali, ci rendiamo conto che i nostri predecessori avevano grande attenzione ad ausili per la gestione delle acque meteoriche

 

Quanto fatto finora non è più sufficiente ad arginare fenomeni così violenti come i 340 millimetri di pioggia caduti" aggiunge Posteraro che conclude: "Le regioni e gli enti locali devono pianificare interventi strategici che devono prevedere un nuovo riassetto dei reticoli idrografici. È evidente ormai che le quantità di precipitazioni che erano straordinarie, divengono sempre più frequenti"

  

Ma cosa si sta facendo adesso? 

Intanto è arrivata la nomina di Irene Priolo, vicepresidente facente funzioni di presidente della Regione Emilia Romagna, come commissaria delegata per l'alluvione. Gestirà i primi interventi urgenti per i quali il Consiglio dei Ministri del 21 settembre scorso ha deliberato la somma di 20 milioni di euro.

 

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