C'è qualcosa che non va nel Decreto del Mipaaf approvato dalla Conferenza Stato Regioni il 14 settembre 2022, che riguarda i criteri per la ripartizione dei fondi destinati ai piani operativi delle organizzazioni di produttori olivicoli. Anzi no, va proprio tutto benissimo. Sì, perché le opinioni si dividono e la polemica è abbastanza forte. Contro il Decreto si schierano Cia - Agricoltori Italiani e l'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia. A favore ci sono invece Unaprol e Coldiretti Puglia.


In sostanza, la Conferenza Stato Regioni del 14 settembre scorso ha sancito intesa sul Decreto del Mipaaf "Disposizioni nazionali sui programmi operativi delle Op e Aop del settore dell'olio d'oliva e delle olive da tavola", di fatto dettando i criteri di riparto delle risorse comunitarie per il settore olivicolo oleario nel 2023: la prima quota annuale del Piano Strategico Nazionale da 34,6 milioni di euro da complessivi 173 milioni di euro fino al 2027.

 

Per il riparto dei fondi dei piani operativi - in virtù di un emendamento passato già nella Commissione Politiche Agricole - verrà preso in considerazione il fatturato 2022 delle Op, rapportato alla produzione olearia, da comunicare dal 10 ottobre 2022, ma i piani operativi dovranno essere approvati entro il 31 dicembre 2022. In più verranno presi in considerazione, ai fini del riparto tra Op, anche i contratti negoziati dai singoli soci già dal 2023.

 

Cia, impossibile operare con dati incompleti

Ma già il 16 settembre scorso - Cia - Agricoltori Italiani si dice "fortemente preoccupata per le modifiche introdotte al Decreto nel corso della seduta del 14 settembre della Conferenza Stato Regioni. Le forti attese del settore olivicolo italiano rischiano così di naufragare".


"All'entusiasmo che aveva accompagnato la decisione di non rinviare l'esame del testo fondamentale per il settore olivicolo italiano, oggi - afferma la nota di Cia - con grande senso di sconforto si apprende che sono state introdotte alcune modifiche che penalizzano il comparto che vanificano mesi di serrato lavoro e confronto tra le organizzazioni di rappresentanza, il Ministero e le altre istituzioni coinvolte'.


Per l'Organizzazione agricola considerare il calcolo del valore della produzione commercializzata di olio maturato nell'anno solare 2022, anziché nell'anno 2021: "introduce un elemento di forte aleatorietà nella definizione dei futuri programmi operativi che andranno presentati già dal prossimo 10 ottobre".


Disposizione che Cia ritiene inapplicabile perché richiede alle imprese di "programmare in corso d'anno, con dati non ancora certi e controllati, rischiosa per la gestione prudente delle risorse pubbliche e perché futura fonte di confusione nella quasi certa rimodulazione di risorse a posteriori con conseguente probabile contenzioso che ne deriverebbe".

 

Il quadro è reso ancora più complesso dalla "scelta di considerare i contratti negoziati già dal 2023, ai fini del calcolo del valore della produzione commercializzata - afferma Cia - di fatto contraddicendo gli obiettivi di vera aggregazione e crescita del settore alla base dell'Ocm e del Piano Strategico Nazionale".


Dunque, conclude Cia, "è fondamentale che il provvedimento venga subito adottato sulla base delle posizioni fin qui espresse e concertate negli incontri istituzionali e che venga scongiurato il rischio dell'introduzione di norme inapplicabili, aggravando la già difficile situazione in cui il settore si trova, come tutta l'agricoltura italiana, nel fronteggiare gli effetti dell'attuale crisi".

 

Pentassuglia (Regione Puglia), intesa inaccettabile

Fin qui la presa di posizione dell'organizzazione agricola, ma a stupire sono le dichiarazioni rese il 17 settembre 2022 dall'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, che lascia intendere la mancanza di reale consenso di Regione Puglia sul Decreto e accusa l'assessore all'Agricoltura della Regione Veneto, Federico Caner, coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato Regioni, di gestione poco trasparente.

 

"Come Regione Puglia non possiamo accettare l'intesa raggiunta su alcune modifiche al Decreto riguardante le disposizioni nazionali sui programmi operativi delle organizzazioni e associazioni di produttori (Op e Aop) del settore dell'olio d'oliva e delle olive da tavola" afferma Pentassuglia.


"Si tratta di modifiche che definiamo irragionevoli perché penalizzano fortemente un intero programma di investimenti strategico per il tutto comparto olivicolo pugliese. Ed è per questo motivo che ho scritto al coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni per esprimere il disappunto della struttura regionale e dell'intero settore produttivo olivicolo" sottolinea Pentassuglia, che aggiunge: "Ma anche per le modalità poco trasparenti in sede di discussione dell'emendamento del quale avremmo piuttosto richiesto come Puglia immediata cancellazione".


Nella nota di Regione Puglia si afferma a chiare lettere che sulle modifiche al Decreto la Conferenza Stato Regioni ha sancito intesa "anche senza il presunto parere positivo di alcune regioni in sede di consultazione tecnica".

 

"La contrarietà alle modifiche introdotte - sottolinea ancora l'assessore pugliese - riguarda prevalentemente la scelta del parametro indicato per il calcolo del valore della produzione commercializzata di olio maturato nell'anno solare 2022, anziché nell'anno 2021, che penalizza l'attività di programmazione delle Op: il rischio grave sarebbe quello di definire futuri programmi operativi sfalsati e non adeguati alle reali condizioni delle nostre imprese. Ricordo che il Piano Strategico Nazionale prevede l'avvio delle attività di programmazione a partire dal 1° gennaio 2023, e pertanto i programmi delle Op dovranno essere approvati non oltre il 31 dicembre 2022. Dunque tale calcolo introdotto riferito al 2022 costringerebbe irragionevolmente le nostre aziende a programmare delle attività entro l'anno sulla base di un dato la cui certificazione avverrà solo successivamente".


Pentassuglia poi teme "Per le nostre amministrazioni il rischio altrettanto elevato di approvare programmi operativi non attendibili e suscettibili di notevoli oscillazioni".

 

Infine, "Per tutti questi motivi, ampiamente condivisi dalle associazioni di rappresentanza olivicola, ribadiamo come Regione la nostra forte contrarietà rispetto alle decisioni assunte in sede di Conferenza e, come ho comunicato al coordinatore della Cpa, anche la scarsa trasparenza in sede di discussione. La Puglia - conclude - ne avrebbe chiesto immediata cancellazione condizionando l'accoglimento poi della proposta ministeriale". Sembra proprio - dalle parole dell'assessore Pentassuglia - che la decisione di modificare il Decreto come uscito dal Mipaaf e poi approvato in Conferenza Stato Regioni sia stata assunta a Roma all'insaputa di Bari.

 

Unaprol, un aiuto a non disperdere il lavoro delle Op

"Il grande impegno del Ministero e degli assessori regionali sui programmi operativi per le organizzazioni di produttori dell'olivicoltura aiuta il sistema olivicolo italiano a crescere e a non disperdere il duro lavoro di aggregazione degli agricoltori e valorizzazione delle produzioni italiane portato avanti negli ultimi vent'anni". È quanto sostiene in una nota diramata ieri, 19 settembre 2022, David Granieri, presidente di Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano, in merito all'esito della Conferenza Stato Regioni che ha deciso di adottare il 2022 come anno di riferimento per il calcolo delle risorse comunitarie assegnabili alle Op per il 2023, parametrate in base al fatturato delle stesse.


"La scelta dell'anno di riferimento 2022, anziché il 2021, consentirà di attribuire risorse comunitarie maggiori a quelle regioni in grado di produrre alti livelli di fatturato, come la Puglia in primis, e darà la possibilità a molti territori, che nei prossimi anni inevitabilmente perderanno la disponibilità di risorse comunitarie, di guadagnare un anno in termini di programmazione di azioni, di attività e di riorganizzazione - spiega Granieri -. La decisione del Ministero e delle regioni permetterà certamente di presentare programmi più adeguati alle reali condizioni delle realtà imprenditoriali locali e di impegnare tutte le risorse messe a disposizione per il settore".
 
"La tempistica proposta dal Ministero è perfettamente in linea con la possibilità da parte delle Op di programmare gli investimenti mentre le amministrazioni avranno a disposizione il fatturato effettivo supportato da documentazione ufficiale in modo tale che l'assegnazione avvenga nella massima trasparenza possibile - continua il Presidente di Unaprol -. Positiva anche la scelta di introdurre i contratti negoziati che rispondono all'esigenza di comprendere nel calcolo delle risorse da distribuire anche la produzione di olio e di olive che deriva da contratti siglati direttamente dai propri soci".


Stesse parole vengono usate poi da un comunicato stampa di Coldiretti Puglia, diramato sempre il 19 settembre scorso, che sposa in pieno la posizione di Granieri e dell'Unaprol.