"Piccola, ovale, verde o nera, l'oliva è stata utilizzata dall'uomo nel corso della storia per estrarne un olio dagli usi più svariati: combustibile, cosmetico, medicinale e, naturalmente, ingrediente base dell'alimentazione. Un frutto prezioso, ma anche simbolico per tante religioni. Citati più volte nel Corano e considerati sacri, gli olivi furono tra le prime piante coltivate 6mila anni fa, molto prima che fosse inventata la scrittura". Con queste parole il Governo dell'Arabia Saudita introduce la sua attività olivicola, una voce sempre più importante dell'economia nazionale.

Non a caso qui si trova l'oliveto più grande del mondo appartenente ad un'unica proprietà, la Al Jouf Agricultural Development Company, azienda agricola nata negli anni '90 con capitali sauditi, che nel 2018 si è guadagnata un posto nel Guinness world records. Con oltre 5 milioni di olivi su un'area di 7.335 ettari, produce circa 4mila tonnellate di olio d'oliva all'anno. Numerose le varietà presenti, quasi tutte spagnole: Picual in particolare, ma anche Arbequina e Arbosana. E non mancano quelle greche (Koroneiki) mentre delle italiane nessuna traccia.


L'oliveto più grande del mondo: 7.335 ettari

Siamo al confine con la Giordania, nella provincia settentrionale di Al-Jouf, antica via di transito per i commerci della penisola arabica con l'Egitto e l’Oriente: una regione che, grazie a una sufficiente disponibilità di risorse idriche, è ampiamente dedicata alla coltivazione degli ulivi: 18 milioni di alberi per 11mila tonnellate di olio prodotte la scorsa stagione. Al Jouf Co., che conta 1.200 dipendenti, è considerata pioniera nella coltivazione, in particolare per quando riguarda la produzione intensiva e l'uso di moderne tecniche sostenibili come l’irrigazione a goccia.

Per far fronte ai massicci raccolti dell'oliveto più esteso al mondo, l'azienda, che sta introducendo anche la produzione di olive in salamoia e di prodotti per la cura del corpo, ha installato un moderno frantoio da 240 tonnellate al giorno: la tecnica di estrazione è delle più moderne, in modo da mantenere il sapore, il gusto e la composizione nutrizionale originaria dell'olio, che ha ricevuto otto certificati di qualità.

L'oliveto di Al Jouf Agricultural Development Company visto dal satellite
L'oliveto di Al Jouf Agricultural Development Company visto dal satellite. L'acqua necessaria all'agricoltura viene pompata da grande profondità e deve essere trattata prima di poter essere utilizzata per l'irrigazione

Quella dell'Arabia Saudita è una produzione in continua crescita. "Gli agricoltori stanno sostituendo molte colture con l'olivo", ha dichiarato Bassam bin Faris Al-Aweesh, direttore dell'Olive research center dell'Università di Al-Jouf. "Soprattutto grazie alla convenienza del metodo intensivo: in media vengono piantati 1.600 alberi per ettaro invece dei duecento previsti dalla tecnica tradizionale. L'olivicoltura è una strategia in linea con la Vision 2030 del Regno Saudita, che punta al raggiungimento dell'autosufficienza alimentare e all'aumento degli investimenti e delle entrate economiche, nonché alla difesa dell'ambiente, grazie al conseguente aumento della copertura vegetale, al miglioramento del clima e alla resistenza alla desertificazione".


L'oliveto Terra

Attualmente l’olivicoltura rappresenta l'1% della terra arabile mondiale, per un totale di 11,5 milioni di ettari in 58 Paesi. Le aziende agricole sono 3,6 milioni, con una superficie media di 3,2 ettari, secondo il rapporto internazionale stilato dalla società Juan Vilar Consultores Estratégicos.

Le nuove tecniche intensive e superintensive stanno cambiando la geografia produttiva, portando al decentramento delle realtà più grandi rispetto alla consueta area, dominata da Spagna e Tunisia. Se in quest'ultimo Paese si trova l'oliveto tradizionale più grande del mondo (oltre 18mila ettari), il record tra gli oliveti moderni rimane ad Al-Jouf, che con i suoi oltre 7mila ettari ha anche tutto il potenziale per conservare la posizione.

Le aziende agricole più grandi della classifica si trovano in America (quattro), Asia (due), Oceania (due) e Africa (una). In totale, una superficie congiunta di quasi 60mila ettari, superiore a quella di singoli Paesi come Stati Uniti, Israele, Libano, Cile o Francia. Non solo: è anche tre volte la superficie totale dedicata all’olivicoltura in Oceania.