Argini del Volturno? E' competenza della Provincia di Caserta
Mentre i fiumi Volturno e Calore Irpino esondano in più punti, con danni all'agricoltura in Valle Telesina, dove sono finiti sott'acqua molti ettari di vigneti in area Doc, emerge il caso della Provincia di Caserta, ente ormai svuotato da ogni funzione dalla riforma degli enti locali, eccezion fatta per strade ed edilizia scolastica, ma che secondo alcune interpretazioni avrebbe ancora titolo per provvedere alla manutenzione e costruzione degli argini del fiume Volturno, corso d'acqua d'interesse nazionale. Un paradosso tornato alla luce in queste ore di emergenza, che fa capire con chiarezza che l'ordinaria manutenzione e le competenze d'intervento hanno quantomeno bisogno di un primo riordino, visto che la Provincia nei lavori pubblici ha ormai per legge nazionale competenze circoscritte e non potrebbe impegnare un euro per gli argini.Fiume Sele, due eventi eccezionali di fila
E se le cose funzionano si può anche fronteggiare un evento di portata eccezionale. È il caso della provincia di Salerno, in Campania, dove nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 2021 si è osservata una nuova eccezionale ondata di piena del fiume Sele, seguita alle intense e persistenti precipitazioni cadute su tutto il bacino imbrifero, e con accentuazione di carico sulle portate provenienti dagli affluenti Tanagro e Calore lucano.Alla diga traversa di Serre Persano, il Sele ha raggiunto nella notte una portata che ha superato i 209 metri cubi d'acqua al secondo, per poi calare a 175 metri cubi al secondo nella mattinata di ieri. Alle ore 9.00 di ieri mattina il colmo di piena sul Sele è stato segnalato a valle della diga dall'idrometro della Protezione civile posto ad Albanella che ha esitato un livello di 7 metri e 23 centimetri sullo zero idrometrico. Ma qui tutte le strutture arginali e le reti colanti dei consorzi di bonifica hanno tenuto.
"Abbiamo assistito in queste ultime ore al secondo evento di piena eccezionale dopo quello intervenuto lo scorso 24 gennaio, il quale aveva avuto una portata leggermente superiore - affermano Vito Busillo e Roberto Ciuccio, rispettivamente presidenti del Consorzio di bonifica in destra del fiume Sele e del Consorzio di bonifica di Paestum, enti che gestiscono la diga-traversa di Serre Persano. "Parliamo di due eventi eccezionali consecutivi e per ritrovarne altri simili bisogna andare indietro nel tempo di almeno 50 anni" ricordano Busillo e Ciuccio.
E se le infrastrutture dei Consorzi di bonifica in destra e sinistra del fiume Sele hanno tenuto, grazie al lavoro di manutenzione ordinaria e straordinaria quotidianamente effettuato dagli enti e pagati quasi totalmente dall'utenza agricola mediante il tributo di bonifica, i presidenti Busillo e Ciuccio sottolineano: "È in momenti come questi che si evidenzia tutta l'utilità non solo delle opere di bonifica - dai canali della rete colante alle idrovore - ma anche del lavoro quotidiano di presidio del territorio svolto dai Consorzi di bonifica, i quali hanno prestato particolare attenzione alla regolamentazione dello smaltimento delle acque nelle reti colanti, provenienti sia dai fondi rustici che da quelli urbani".
In particolare per Busillo "L'adozione del regolamento per il rilascio delle autorizzazioni alle serre, basato sul principio dell'invarianza idraulica, ha consentito che nonostante si sia verificato un evento di pioggia critico, accompagnato da un evento di piena eccezionale, nessun fondo agricolo si è allagato".
Il Consorzio destra Sele ha ridefinito nel 2016 alcuni criteri per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti serricoli.
"L'aspetto fondamentale del regolamento è che in questi anni di vigenza abbiamo consentito di realizzare serre su tutto il comprensorio di bonifica - precisa Busillo - seppure con opportuni e indispensabili accorgimenti volti a evitare carichi eccessivi di impermeabilizzazione dei suoli. Ciò a vantaggio sia degli imprenditori agricoli che hanno inteso investire in nuovi impianti serricoli e sia degli altri agricoltori che, giustamente, chiedono che siano difesi i loro terreni dalle esondazioni dei canali".
Gli imprenditori agricoli in questi anni hanno potuto realizzare gli impianti serricoli garantendo l'invarianza idraulica nel drenaggio delle acque. Vale a dire: la portata di acqua che giunge nella rete di bonifica a seguito della costruzione di un impianto serricolo è la stessa di quella che giungeva prima che si costruisse l'impianto medesimo.
L'invarianza idraulica viene garantita sia mediante vasche di laminazione nelle zone a pericolosità idraulica e sia, nelle zone non idraulicamente pericolose, con vasche e stradoni drenanti. La costruzione degli impianti e delle strutture di laminazione e drenaggio, inoltre, deve rispondere ad una precisa normativa tecnica che consente, mediante il rallentamento della velocità di corrivazione delle acque ed il loro parziale assorbimento, di non avere un impatto ulteriore sui volumi e sui livelli della rete colante e del fiume.
Insomma, par di capire che per il contrasto alle alluvioni occorra anche dare regole certe al mondo agricolo, specie quando coltivazioni molto specializzate possono interferire in qualche modo con il naturale deflusso delle acque. Ma è pur vero che la pianificazione del territorio, specie nel Mezzogiorno, ha sempre avuto il tallone di Achille del consenso. La stessa regolamentazione delle serre voluta dal presidente del destra Sele, Busillo, trovò nel 2016 dura opposizione sul territorio e non sempre è facile far passare soluzioni che solo a distanza di anni rivelano la propria utilità di portata generale.
Calabria, un contratto di fiume per il Crati
Una soluzione di carattere generale per dare agli agricoltori, e non solo, regole certe ma anche ai Consorzi di bonifica le risorse per gestire i fiumi, può venire dai contratti di fiume. Ci crede Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, che punta a potenziare e meglio definire quello di fiume Crati, che è stato teatro della recente alluvione di gennaio. "Li abbiamo sostenuti fin dall'inizio perché sono una grande novità nella gestione partecipata del territorio, utile ausilio a scelte condivise, indispensabili per accelerare i processi decisionali, e mettere in sicurezza il territorio" afferma il presidente della Coldiretti Calabria."Il contratto di fiume Crati - prosegue Aceto - è una importante esperienza di partenariato pubblico e privato, una risposta coerente e decisiva agli eventi alluvionali. Il contratto di fiume è un modello per lo sviluppo dei valori territoriali nel segno dell'originalità e della distintività, ma soprattutto è strumento di resilienza davanti alla crisi climatica, le cui conseguenze sono accentuate da cementificazione, abusivismo edilizio e uso improprio delle aree golenali" afferma Aceto.
"Continuiamo a chiedere che nel contratto di fiume Crati trovino spazio le progettualità esecutive e le sinergie che sono in grado di dare ai Consorzi di bonifica e irrigazione la possibilità di utilizzare i fondi Next generation EU, che - unitamente a quelli della nuova Politica agricola comune - saranno una straordinaria opportunità per costruire il nuovo modello di sviluppo per la nostra regione, privilegiando gli interventi volti alla prevenzione, attrezzando il territorio per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, incentivando anche la naturalità del fiume".