Il veto di Polonia e Ungheria al bilancio Ue 2021-2027 blocca anche l'erogazione di oltre 10 miliardi di euro di aiuti agli agricoltori europei. All'Italia dovrebbero andare 1,22 miliardi. Finanziamenti in primis per digitale e e giovani agricoltori, un occhio di riguardo per le regioni più povere come il Mezzogiorno. In settimana i capi di Stato e di Governo cercheranno di convincere il collega polacco e quello ungherese a dare il loro assenso.


Il veto di Polonia e Ungheria

L'opposizione di Varsavia e Budapest rischia di vanificare l'accordo tra istituzioni Ue sull'erogazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per far fronte alla crisi del Covid-19. Questo fondo dipende dall'approvazione del bilancio Ue 2021-2027 in stallo per l'opposizione di Ungheria e Polonia alla possibilità di legare l'erogazione dei fondi europei al rispetto dei diritti fondamentali dell'Ue, come la libertà della magistratura e della stampa (condizionalità). In settimana, i capi di Stato e di Governo cercheranno di convincere i due paesi dell'Est a dare il loro ok indispensabile per l'erogazione di tutti i fondi del Recovery fund.


L'accordo raggiunto per gli aiuti agricoli

L'accordo raggiunto tra le istituzioni europee prevedeva la mobilitazione dei fondi Next generation Eu per lo sviluppo rurale, finanziamenti di 8,07 miliardi di euro - in aggiunta ad un anticipo di 2,6 miliardi - destinati a supportare gli agricoltori europei nei prossimi anni per fronteggiare la crisi Covid-19.
 


Quando dovrebbero essere disponibili i fondi

Nella proposta della Commissione europea, gli 8,07 miliardi dovevano essere disponibili solo dopo l'entrata in vigore della nuova Politica agricola comune (gennaio 2023). Grazie all'accordo raggiunto tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea, si anticipa la disponibilità dei fondi già dal 2021.

Circa il 30% (2,4 miliardi di euro) degli 8,07 miliardi di euro di aiuti dovrebbero diventare disponibili nel 2021, il restante 70% (5,6 miliardi di euro) sarebbe disponibile poi nel 2022. Nel 2021 gli agricoltori europei possono beneficiare anche di ulteriori 2,6 miliardi provenienti da un anticipo dei fondi per lo sviluppo rurale previsto all'interno del quadro finanziario pluriennale (2021-2027). In totale quindi si arriva a 10 miliardi di euro a livello europeo.
 


Quanto spetta all'Italia

Paolo De Castro, eurodeputato Pd e relatore per il Parlamento europeo della parte agricola dello Strumento europeo per la ripresa (Eri), fa sapere che "la quota nazionale per l'Italia è pari a circa 1,22 miliardi".

De Castro precisa che si tratta "solo di un punto di partenza" in quanto questi fondi potranno essere co-finanziati con ulteriori risorse nazionali per un massimo del 400%, ovvero cinque volte tanto. Gli investimenti di agricoltori che contribuiscono ad una ripresa economica sostenibile e digitale potrebbero essere cofinanziati dall'Ue del 40% fino a un totale del 75%. Nelle regioni meno sviluppate, come il Mezzogiorno d'Italia, questa percentuale potrebbe arrivare fino al 90%.


Prima biologico e digitale

I fondi saranno destinati in primis a investimenti digitali e misure agroambientali in linea con il Green deal europeo. Almeno il 37% dei fondi saranno destinati a misure agroambientali. In particolare si andrà a finanziare l'agricoltura biologica, l'adattamento dei cambiamenti climatici, le riduzioni di emissioni agricole di gas serra, la conservazione dei suoli, il miglioramento della gestione idrica e il benessere animale.


Aiuti per i giovani agricoltori

Il 55% di questi fondi dovrà, inoltre, essere destinato a supporto dell'insediamento dei giovani agricoltori, alle piccole e medie imprese, ma soprattutto a investimenti che promuovono lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali. Il restante 8% viene lasciato agli Stati membri che potranno decidere su quali misure utilizzarlo. Inoltre è stata concessa agli Stati membri la possibilità di alzare il livello massimo di sostegno per i giovani agricoltori per i premi di primo insediamento, da 70mila a 100mila euro.


Prossimi passi

Il testo dell'accordo doveva essere validato dalla plenaria del Parlamento europeo di dicembre insieme al testo sul regolamento transitorio, che estende l'attuale Pac di due anni, fino al 31 dicembre 2022. Tuttavia, visto che il voto del Parlamento europeo è subordinato all'accordo sul futuro quadro finanziario pluriennale (2021-2027), bisognerà adesso attendere che i capi di Stato e di Governo trovino un accordo, e in primis convincano Polonia ed Ungheria a ritirare il loro veto.
   
In collaborazione con Klea Jaho