“La Politica agricola comune post 2020 arriverà in ritardo, ma gli agricoltori non devono preoccuparsi, perché tutti gli strumenti in essere – dal primo pilastro ai Programmi di sviluppo rurale - continueranno ad essere operativi con nuove risorse in quella che si annuncia come una non breve fase transitoria”. Lo ha detto ieri Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura del Parlamento europeo parlando nella Sala Cinese della Reggia di Portici, sede del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.
De Castro - che ha tirato le conclusioni del convegno “La nuova Pac tra agricoltura globale e locale”, organizzato dal Dipartimento di Agraria, ha relazionato sul tema “Le criticità della proposta Pac post 2020 e le prospettive del dibattito in corso nel nuovo parlamento Europeo”.
 

Pac ancora in discussione

L’europarlamentare - che è il relatore per il Parlamento europeo della proposta di riforma della Pac post 2020 - da Portici ha riassunto e confermato tutti i punti ancora oggi in discussione: a cominciare dal tema della rinazionalizzazione della Pac, osteggiato dal Parlamento, che per quanto attiene i Programmi di sviluppo rurale “in un paese come l’Italia sarebbe anche tema di conflitto costituzionale, vista l’attribuzione dei poteri alle Regioni”. Tra i capitoli aperti, quello della riformulazione del greening alla luce del Green New Deal e sul come effettivamente raggiungere i nuovi obiettivi di sequestro dei gas serra assegnati all’agricoltura.
 

Tre ipotesi di budget per la Pac

Sul piano finanziario, sono tre le ipotesi di budget per la Pac che si fronteggiano: "La proposta della Commissione Ue - ha ricordato l'europarlamentare - prevede il finanziamento della Pac con risorse pari all’1,1% dell Prodotto interno lordo dei Paesi Ue, che per l’Italia si tradurrebbe in un taglio di 2 miliardi di euro, pari ad un -15% sul Primo pilastro”.

Il Parlamento europeo, nel quadro dei poteri di codecisione propone invece “un budget per la Pac pari all’1,3% del Pil dell’Ue – ha detto De Castro – previsione che, se approvata, non comporterebbe di fatto tagli alla Politica agricola comune”.

C’è poi una ulteriore proposta “non ancora formalizzata” – ha sottolineato il parlamentare – della presidenza di turno finlandese del Consiglio europeo “intermedia tra quella della Commissione e la proposta dell’Europarlamento, che prevede in sostanza tagli alla Pac, ma ridimensionati rispetto alla proposta iniziale”.
 

La fase di transizione

De Castro ha confermato che la nuova Pac “tra i ritardi dovuti al completamento della nuova Commissione e la questione Brexit – che comporterebbe una perdita di ulteriori 12-13 miliardi sul bilancio agricolo – potrebbe andare in vigore con un ritardo da uno a tre anni”.

La fase di transizione andrà gestita con un apposito regolamento, che dovrebbe essere predisposto ed approvato entro il 2020, quando sarà necessario approvare il Quadro finanziario pluriennale dell’Unione: “In sostanza sarà previsto il rifinanziamento degli attuali strumenti della Pac ed a legislazione vigente, pertanto non ci saranno problemi per gli agricoltori sul primo pilastro, mentre anche i Psr delle regioni saranno rifinanziati, e sarà possibile accordare agli Stati membri la facoltà di concedere alle autorità di gestione la proroga delle graduatorie in essere o l’apertura di nuovi bandi, certo non si potrà chiedere di scrivere un nuovo Psr per il solo periodo transitorio”. Da qui la rassicurazione agli agricoltori sulla continuità di tutte le linee di aiuto durante la fase transitoria.