Su AgroNotizie abbiamo parlato varie volte di questo strumento di condivisione delle informazioni che è alla base, tra le altre cose, anche delle criptovalute come i Bitcoin. Blockchain si basa su registri digitali, condivisi da ogni soggetto aderente alla rete, in cui sono contenuti, in maniera identica e immutabile nel tempo, delle informazioni. Informazioni che possono essere transazioni finanziare, proprietà immobiliari, contratti o nel caso di Riso Chiaro dati riguardanti la coltivazione del riso.
Il titolare dell'azienda agricola Coppo e Garrione, parte del BASF farm network (la rete di aziende sparse in tutta Europa in cui vengono sviluppati progetti innovativi legati alla sostenibilità), dovrà dunque compilare un registro condiviso con le informazioni di campo. Dati come le coordinate geografiche della risaia, le dimensioni, la varietà seminata, i programmi di irrigazione, quelli di difesa e fertilizzazione. Insomma, tutto quello che l'operatore fa in campo deve essere riportato nella blockchain in maniera fedele.
Riso Chiaro è dunque un database che contiene il registro di tutte le operazioni eseguite dai partecipanti. Un database sicuro e condiviso, senza intermediari, per cui ogni partecipante può verificare la validità della catena delle transazioni.
Il progetto, appena avviato e che si basa sulla piattaforma AgriOpenData di Ez Lab, per adesso ha come unico componente della blockchain l'azienda stessa. "Ma in prospettiva l'obiettivo è quello di far aderire tutti gli attori della filiera, ognuno dei quali compilerà la blockchain con le informazioni che lo riguardano. Fino ad arrivare al consumatore finale, che così potrà avere accesso a tutta la storia di un pacco di riso", spiega ad AgroNotizie Claudio Pivi, crop manager riso di BASF.
Chi fornisce il seme, i fertilizzanti, gli agrofarmaci e persino l'acqua. Come anche i contoterzisti, eventuali stoccatori e distributori. Tutti possono fare parte della blockchain Riso Chiaro e compilare le informazioni che riguardano le proprie attività. Perché la vera ricchezza della blockchain, come anche della gestione dei big data, sta nella condivisione delle informazioni per ottimizzare i processi produttivi e fornire al cliente finale un prodotto di qualità e tracciato.
In futuro potrebbero apparire sugli scaffali del supermercato (già oggi accade con il vino) dei pacchi di riso con un QRCode o altri tag simili. E il consumatore, smartphone alla mano, avrà la possibilità di scansionare il codice per visualizzare le informazioni di quella specifica confezione di riso. Una garanzia in più a tutela dell'altissimo valore rappresentato dal made in Italy.