E per parlare delle opportunità e delle sfide dell'agricoltura di domani, si è scelta la storica sede del dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi Federico II di Napoli: la Sala Cinese della reggia borbonica di Portici.
Qui hanno discusso la tesi di laurea svariate generazioni di agronomi del Mezzogiorno d'Italia, a due passi dal Museo delle macchine agricole e del nuovo Museo dell'arte del vino. Proprio dove oggi fioriscono gli studi dell'approccio One Health per la cura delle piante e che risponde ad una delle sfide del gruppo tedesco: produrre soluzioni per tutte le agricolture.
Il roadshow, condotto dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Chiara Albicocco, ha trovato un affollato parterre, composto in prevalenza da studenti dei corsi di laurea in agraria.
Remy Courbon, amministratore delegato di Bayer Crop Science Italia, ha esordito ricordando come Bayer stia puntando sempre di più "sulle diverse agricolture e non solo nello sviluppo di agrofarmaci. Nel futuro ci sono il digitale e la genetica - ha detto Courbon - e nuove attività possono essere sviluppate nella produzione di agrofarmaci anche in relazione a questi due settori, perché dobbiamo rispondere alla domanda che ci viene dal mercato per il biologico: occorre produrre di più ma anche meglio".
In una battuta: il miglioramento genetico e le nuove tecnologie gestionali legate allo sviluppo del digitale, vanno a braccetto con l'acquisizione di Monsanto e serviranno a dare a Bayer un nuovo mix di prodotti e di soluzioni: "Bayer oggi non ha risposte - ha detto provocatoriamente Courbon - ecco perché questo roadshow, un momento di ascolto della domanda che ci viene dall'agricoltura".
Dopo l'introduzione hanno preso la parola lo scrittore-giornalista e ispettore del Mipaaft Antonio Pascale, la genetista Chiara Tonelli della fondazione Umberto Veronesi e Roberto Confalonieri dell'Università di Milano, per parlare dell'evoluzione dell'agricoltura, delle potenzialità delle nuove tecnologie genetiche e delle prospettive dell'agricoltura digitale.
Antonio Pascale ha ripercorso la storia dell'agricoltura dalle origini ai nostri giorni ricordando come la produttività di cereali per ettaro "è rimasta praticamente invariata dai Romani fino alla fine del diciannovesimo secolo".
E solo il successivo avvento della chimica in agricoltura ha consentito la crescita della produttività e un maggiore benessere collettivo. Pertanto ha invitato a non guardare con troppa nostalgia a un passato troppo spesso idealizzato per guardare con più fiducia ai nuovi strumenti offerti dalla tecnologia.
Chiara Tonelli ha ricordato le potenzialità del genome editing, accolto con fiducia ed entusiasmo per le terapie mediche e guardato con deciso sospetto in campo agricolo: "E pensare che si tratta solo di aumentare la frequenza delle mutazioni che già avvengono naturalmente con una sostanza chimica per andare in una certa direzione, ma attualmente questa pratica viene equiparata, agli Ogm, il cui utilizzo è vietato in agricoltura - ha detto la Tonelli, facendo riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia Ue del luglio 2018. La Tonelli, nel ripercorrere le tappe di alcune famose fake news in campo agricolo ha invitato alla fiducia nell'innovazione.
Invito alla fiducia giunto anche da Roberto Confalonieri, che parlando dello sviluppo dell'agricoltura digitale e dell'assistenza alle decisioni degli agricoltori che queste tecnologie realizzano ha detto: "Per dare informazioni di ausilio agli agricoltori queste tecnologie hanno bisogno di tanti dati base, che però vanno raccolti nelle aziende agricole: fino a quando gli agricoltori saranno poco disponibili a consentirne il rilevamento, avremo da tecnologie pur avanzate informazioni parziali e poco funzionali".
Conclusioni affidate a Matteo Lorito, direttore del dipartimento di Agraria, che nel presentare il lavoro in atto, 200 progetti di ricerca attivi con ricavi medi annui di 5 milioni di euro, ha colto l'invito di Courbon: "Il dipartimento di Agraria dell'università di Napoli, che si rivolge ad una platea di piccoli e medi produttori agricoli, ha un approccio diverso al mondo delle produzioni vegetali che è quello dell'One Health: partiamo dall'utilizzo di microorganismi per dare maggiore salute innanzitutto al suolo che rende poi le piante più forti, e che danno frutti più sani e contribuiscono alla salute dell'uomo, tutto questo per ridurre l'utilizzo di fitofarmaci e su tanto c'è ancora molto da fare e sicuramente esistono possibilità di ricerche comuni".