La missione commerciale è infatti quella di puntare a un'area sempre più urbanizzata nel sud-est del paese, con oltre 40 milioni di abitanti, una crescente capacità di spesa e quindi un conseguente aumento della domanda di vino. Secondo i dati dell'osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nel 2017 i consumi di vino in Cina sono aumentati del 3% rispetto al 2016, con l'import che ha toccato i 2,5 miliardi di euro, raddoppiando il valore negli ultimi 10 anni.
All'inizio del 2018 la quota di mercato dell'Italia si attestava intorno al 7%, ma i margini di crescita rimangono molto elevati; l'obiettivo rimane naturalmente quello di conquistare nuovi consumatori, attraverso la qualità dei vini e la varietà delle produzioni made in Italy.
Vinitaly, con i tre incontri di Shenzen, Changsha e Wuhan, punta a riunire quasi una cinquantina di aziende, tra cantine italiane e distributori cinesi. La formula prevede tre giornate dedicate agli incontri b2b e degustazioni di più di 300 etichette, riservate a un pubblico professionale selezionato.
"Le tre città individuate costituiscono hub strategici per diffondere cultura, storia e lifestyle legati al vino italiano, in ottica di uno sviluppo dei consumi – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – il nostro export vinicolo in Cina negli ultimi dieci anni è cresciuto del 50%, ma siamo ancora lontani dai risultati dei competitor. L'osservatorio Vinitaly – Nomisma stima fino al 2022 un aumento complessivo dell'import cinese di vino pari al 6% annuo e del 7,5% per quanto riguarda le etichette italiane. E' questo il bacino di potenziali consumatori a cui dobbiamo puntare, anche grazie al supporto di Ice, l'Istituto per il commercio estero, con cui continuiamo a lavorare con profitto nell'ambito del piano di promozione straordinario del made in Italy".