Trenta anni fa (più o meno) iniziò la grande rivoluzione che modificò sostanzialmente il sistema distributivo al dettaglio italiano. Anche la produzione agricola si dovette (forzatamente) adattare: per esempio con una più stretta integrazione verticale con le catene della Grande distribuzione o le grandi industrie di trasformazione.
Sono saltate le intermediazioni, si è avuta la necessità di creare entità più grandi per poter colloquiare con grandi entità commerciali e industriali, un percorso non scevro di sacrifici e di vittime commerciali.
Oggi il mercato mondiale retail sta vivendo un'ulteriore rivoluzione, quella della trasformazione digitale dei mercati, che comprende anche il commercio elettronico.
Oggi mediamente nei paesi sviluppati ogni consumatore usa 2,9 dispositivi elettronici (dal telefonino, al tablet ….), nel 1995 la media era di 0,1, nel 2030 sarà di 5,9 (dati Orange). Il consumatore digitale sarà portato a usare sempre di più questi dispositivi per scegliere, acquistare, pagare, controllare l'arrivo della merce.
In alcuni paesi evoluti il commercio elettronico ha già quote di mercato vicine alla doppia cifra. Nel giro di pochi anni si sono sviluppate titaniche imprese multinazionali, come per esempio l'americana Amazon. Non è però detto che tutte queste novità possano essere utilizzate solo dai giganti.
Fra le tendenze oltre al sempre maggiore uso di dispositivi elettronici vi è un consumatore più attento alla salute e alla qualità del cibo, rich in money-poor in time (ricco ma povero di tempo), molto interessato ai prodotti locali. Queste tendenze vanno intercettate e capite per tempo anche dai produttori primari, si può anche giocare in anticipo e non solo di rimessa.