“E’ stata la migliore edizione di sempre – sottolinea Elda Ghiretti, Cibus brand manager – raccogliendo il testimone di Expo 2015 ha visto il comparto agroalimentare italiano presentarsi con circa mille innovazioni di prodotto, pronte a conquistare i mercati esteri e recuperare posizioni sul mercato interno. Abbiamo notizia di un alto volume di affari conclusi o ben avviati con la piena soddisfazione delle aziende e dei buyer esteri e italiani”.
L’appuntamento è dunque all’aprile 2017, con “Cibus Connect”, un evento che comprende un forum internazionale con esperti di food and beverage da tutto il mondo e una forma espositiva light finalizzata al matching con la Grande distribuzione. Nell’ultima giornata si sono susseguiti alcuni convegni, fra cui “Alimenti: miti e controversie” dedicato alla gluten free sensitivity e nel pomeriggio ai lipidi, organizzato da Fiere di Parma, Aim Group International, Università di Parma e Sinu.
E’ stata poi presentata “Coop Italian Food Spa”, una nuova società guidata da Domenico Brisigotti di Coop Italia, che si pone come obiettivo di diventare il punto di contatto più qualificato tra i produttori alimentari italiani e i player internazionali. Si è poi tenuto, sempre nella quarta e ultima giornata di Cibus, il convegno “Identity-Food nel Risto-Retail”, organizzato da Kiki Lab-Ebeltoft Italy in collaborazione con Gola Gola! Festival e Largo Consumo.
Presentata poi anche la terza edizione di “Sono come mangio”, promosso dal Consorzio del Parmigiano Reggiano relativo a un percorso di educazione alimentare nelle scuole primarie e secondarie, mentre l’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia ha lanciato il progetto “Scendiamo in campo per il pomodoro: campagne e fabbriche aperte”, per rendere accessibile e verificabile l’attività della filiera.
Uno strumento in più contro l'italian sounding
Di grande importanza, sempre a margine di chiusura di Cibus, il lancio del nuovo Osservatorio Internazionale sull’italian sounding alimentare, frutto dell’impegno di Federalimentare e Fiere di Parma. La lotta alla contraffazione contro il falso made in Italy è un punto centrale per la valorizzazione dell’agroalimentare italiano. Ogni anno il giro d’affari dell’italian sounding e quindi il danno per il vero made in Italy è stimato intorno ai 60 miliardi di euro, anche se il valore sembra essere molto più alto.
“Se pensiamo che solo in America il fenomeno vale circa 23 miliardi ecco che il valore complessivo e il danno economico per l’industria alimentare italiana è ben più alto – ha sottolineato Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare e coordinatore dell’Osservatorio – Questa è una battaglia di tutto il sistema Italia, di tutta la filiera agroalimentare e di tutta l’industria alimentare del nostro Paese vuole essere in prima fila a combatterla”.