Nel 2014 c'è stato poi il sorpasso degli americani su Francia e Italia dal punto di vista del consumo, con un quantitativo annuo vicino ai 30 milioni di ettolitri. L'Italia è il primo Paese esportatore di vino negli Stati Uniti, con un quantitativo di vino pari a 2,4 milioni di ettolitri, seguito da Francia e Australia nel 2014.
Per i produttori è certamente un mercato interessante, ma anche molto particolare, necessario da conoscere a fondo per poter puntare a una crescita tendenziale dell'export. E' infatti molto difficile il “fai da te” per le normative differenti nei 50 Stati americani e per il sistema di distribuzione, un po' complicato.
“Il sistema distributivo negli Stati Uniti è molto complesso, con regole e strutture diverse in ogni singolo Stato – ha spiegato Schaefer – l'attuale struttura del mercato, infatti, è segnata dal proibizionismo degli anni '20, quando la Costituzione americana venne cambiata per vietare la produzione e il consumo degli alcolici, inclusi i vini, e dalla successiva legalizzazione regolamentata molto severamente per limitare i consumi con leggi sulla distribuzione statali e non federali”.
“Il sistema distributivo si regge su tre livelli – ha continuato Schaefer – tutti i vini importati negli Usa devono passare dal fornitore al grossista, per poi finire al rivenditore finale: supermercati, enoteche e ristoranti. Questi due passaggi hanno implicazioni importanti quando si deve determinare il costo e il prezzo di vendita del vino. Una catena distributiva fatta di tre passaggi con l'aggiunta dei costi di trasporto, stoccaggio e delle tasse fa sì che il prezzo al dettaglio del vino sia in media 3-4 volte il prezzo di partenza”.
Prendiamo un esempio concreto. Se una bottiglia di vino ha un prezzo in cantina di 6 euro, il costo finale sarà tra i 16,50 e i 19 dollari circa per la vendita nei negozi e tra i 31 e 42 dollari per la vendita al ristorante.
“Chi vuole affrontare e puntare sul mercato statunitense – ha ricordato Schaefer – deve sapere che sono molto importanti i punteggi assegnati al vino dalle riviste del settore, molto importanti per i consumatori. E' importante che il prodotto sia già disponibile in Usa prima di ottenere recensioni sulle riviste specializzate. Gli americani, infatti, se non trovano subito il vino di cui hanno letto, poi se ne dimenticano. Molto importanti sono anche le etichette che devono essere chiare, di facile comprensione per i vini venduti in enoteca o nei supermercati”.
“Discorso diverso vale per i ristoranti – ha concluso Schaefer – dove c'è una carta dei vini e qualche esperto che può dare spiegazioni. E' fondamentale organizzare degustazioni ed eventi, farsi conoscere di persona forza vendita per spiegare le particolarità del vino e rimanere ben impressi nelle loro menti”.