L’Italia ha perso il 28 per cento delle campagne negli ultimi 25 anni per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato.

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione dell’Earth day, la Giornata mondiale della Terra, che si celebra oggi 22 aprile.

Coldiretti riporta che la superficie agricola utilizzabile si è ridotta in Italia ad appena 12,8 milioni di ettari. Il risultato è che più di otto comuni italiani su dieci (82 per cento) hanno parte del territorio a rischio frane ed alluvioni a causa del consumo di suolo agricolo che, con la cementificazione, ha ridotto la capacità di ritenzione idrica dei terreni.
Oggi in Italia 5 milioni di cittadini vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 comuni hanno parte del territorio ad elevato rischio di frana o alluvione, anche per la mancanza di una adeguata pianificazione territoriale.

Su un territorio reso più fragile da consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire.

La chiusura di un’azienda agricola significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel ricordare che dall'inizio della crisi nel 2007 l'agricoltura italiana ha visto la chiusura in media di 60 aziende al giorno.

L’appuntamento dell’Expo è una occasione per combattere concretamente i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura - ha aggiunto Moncalvo - da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente”.


Mai così caldo come nel primo trimestre del 2015
Dall'altro lato dello spettro rispetto alle precipitazioni sempre più intense e frequenti, il primo trimestre 2015 è stato il più caldo di sempre a livello mondiale con la temperatura media registrata sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,82 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.

La conferma della tendenza al surriscaldamento viene purtroppo dal fatto che – sottolinea la Coldiretti - non si tratta di un dato isolato poiché tra i 10 anni più caldi dal 1880 ad oggi, ben nove sono successivi al 2000.
Il 2014 è in testa alla classifica degli anni più bollenti davanti al 2010 che è seguito dal 2005 e dal 1998 e poi a pari merito dal 2013 e dal 2003 e a seguire il 2002, il 2006 e il 2009 a pari La tendenza al cambiamento climatico è evidente anche in Italia dove il 2014 si è classificato come l’anno più caldo della storia, da quando esistono i rilevamenti climatici nel 1880, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr.
Nell’anno appena trascorso - sottolinea la Coldiretti - si è registrata una temperatura superiore di 1,45 gradi rispetto alla media per l’effetto combinato di un’estate molto fresca e del caldo anomalo soprattutto in autunno e in inverno. Ma il 2014 in Italia è stato anche un anno molto piovoso con il 16 per cento di pioggia in più rispetto alla media che lo posiziona al 39° posto tra gli anni più piovosi negli ultimi 215.

Il risultato di caldo e pioggia si è fatto sentire sulla natura e sui raccolti made in Italy che hanno registrato tagli che vanno dal 35 per cento dell’olio di oliva italiano al 15 per cento per il vino fino al 50 per cento per il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico.

Che l’Italia "abbia la febbre" è confermato dalla tendenza al surriscaldamento anche in Italia con ben 9 dei dieci anni più caldi che sono successivi al 2000. Dopo il 2014 - precisa la Coldiretti - c’è il 2003 (+1.37°C), 2007 (+1.33), 2012 (+1.31), 2001 (+1.29), poi il 1994 (+1.11), 2009 (+1.01), 2011 (+0.98), 2000 (+0.92), 2008 (+0.89).

"Bisogna affrontare - sostiene la Coldiretti - i drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni ma anche con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali".