A dirlo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, all'apertura ieri di wine2wine, il primo business forum sul vino nato dal know how di Vinitaly, che pone al centro della due giorni di lavoro dedicata agli operatori, l’informazione, il business e il networking. Ricerca, comunicazione, innovazione e attenzione ai mercati di riferimento del comparto sono i focus che delineano il carattere dell’intera iniziativa. Attraverso il dialogo con i produttori, wine2wine, ha realizzato inoltre degli osservatori ad integrazione dell’offerta formativa e seminariale.
Un settore, quello del vino, tra i più dinamici dell’economia italiana che accanto ai dati record dell’export (il 2014 si chiuderà con oltre 5 miliardi di euro) non nasconde le ombre derivanti anche dalla legislazione europea sui diritti di impianto che, dal 2016, saranno modificati con il sistema delle autorizzazioni.
"Negli ultimi 10 anni l’Italia ha perso 10mila ettari di vigneto all’anno – ha detto Domenico Zonin, presidente di Unione italiana vini –. E le prospettive derivanti dalla nuova regolamentazione che entrerà in vigore nel 2016, se non sarà cambiata in chiave più flessibile, ci proiettano verso una ulteriore perdita stimata in 6000ha/anno".
"In questa situazione – ha concluso Zonin – l’esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino".
Tra le priorità del settore anche quella di ‘fare squadra’ sui mercati internazionali. Una sfida che per il presidente di Federvini, Sandro Boscaini, "non possiamo perdere soprattutto in vista dell’Expo 2015, dove l’Italia vitivinicola, se non vuole perdere la faccia, deve presentarsi unita".
Gli eventi di ieri 3 dicembre
Alla giornata di ieri ha partecipato anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha preso parte al "Forum di presentazione del Padiglione Vino a Expo 2015".
Tra gli altri eventi, da segnalare “Il settore vitivinicolo di oggi e domani”, con gli interventi Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, Sandro Boscaini di Federvini, Domenico Zonin di Uiv, e Ian D’Agata, direttore scientifico di Vinitaly International Academy.
Oltre cento persone hanno partecipato alla presentazione del progetto "Vino Libero: un esempio di sostenibilità possibile", nell'ambito della quale sono state esaminate le caratteristiche della piattaforma gestionale QdC® - Quaderno di Campagna, utilizzato dalle aziende vitivinicole associare a Vino Libero.
Veronafiere e Simest per l'internazionalizzazione delle Pmi
E' invece di oggi la firma dell'accordo tra Simest (Società italiana per le imprese all'estero) e Veronafiere per il finanziamento all’internazionalizzazione alle imprese. La Fiera di Verona diventa quindi la prima in Italia a promuovere il nuovo strumento finanziario di Simest che favorisce la presenza delle aziende italiane a manifestazioni all’estero.
Fino a 100mila euro di plafond, rimborsabili entro sei anni dal richiedente, ad un tasso dello 0,50% annuo. È questo l’importo massimo del finanziamento agevolato che Simest, la società controllata da Cassa depositi e prestiti che sostiene le imprese del Paese sui mercati internazionali, mette a disposizione delle Pmi per incentivarne la partecipazione a fiere e mostre sui mercati extra europei.
Cia: istruzioni per l'uso per superare il gap di mercato
Non esiste una ricetta unica per conquistare la Cina e non esiste un unico profilo di consumatore. Servono scelte mirate per convincere i cinesi ad acquistare e a bere vino italiano, ancora poco presente nelle filiere dell’horeca e soprattutto nel segmento del lusso.
È quanto emerso ieri dal focus sul mercato cinese, dove sono state tracciate le ‘istruzioni per l’uso’ con cui accedere al Celeste Impero dove il vino italiano ha ancora molto da esprimere.
Per Yang Lu, sommelier e wine director del gruppo Shangri-La Hotels e Resorts: "La Cina è una piazza in continua evoluzione dove la parola d’ordine è targetizzare. Il brand Italia deve puntare a posizionare le proprie etichette nelle carte dei ristoranti e degli hotel ritenute garanzia di qualità e ad oggi monopolizzate dalla Francia, che si posiziona sulla fascia medio alta della popolazione".
Non a caso la Francia detiene il 46% delle importazioni cinesi in valore, mentre l’Italia (5° Paese importatore) si ferma solo al 7% a pari merito con la Spagna, superata anche da Australia (15%) e Cile (11%).
Tra le aree di criticità del vino italiano in Cina, individuate da Yang Lu, anche quella degli "importatori, che devono essere in grado di portare in Cina non solo i grandi produttori vitivinicoli ma anche le altre eccellenze enologiche per tentare di appassionare un mercato potenziale da 3 miliardi di euro in totale".
Negli ultimi anni la Cina ha fatto un balzo in avanti sul fronte produttivo. Infatti, secondo quanto riportato a wine2wine da Judy Chan, presidente di Grace Vineyard, la prima cantina a conduzione familiare in Cina fondata nel 1997 e oggi considerata come uno dei migliori produttori di vino cinese "attualmente si contano 10 regioni a vocazione vinicola con circa mille vigne contro le 21 censite alla fine degli anni ’90. Il maggiore produttore cinese realizza circa 150 milioni di bottiglie, ma il mercato è talmente vasto e complesso, anche dal punto di vista produttivo, che prospetta margini di crescita anche per i produttori locali".
Ue-Canada, entro 18-24 eliminati i dazi sul vino
Oggi invece è stata la giornata del Canada, Paese per il quale è in vista l’azzeramento dei dazi doganali applicati alle importazioni di vino, come previsto dal Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e il Paese nord americano, avviato nel 2008.
L’annuncio è stato dato oggi da Emmanuel Kamarianakis, consigliere del ministro agli Affari commerciali presso l'Ambasciata del Canada a Roma.
"Entro 18-24 mesi – ha detto Kamarianakis – sarà operativa la parte dell’accordo che prevede l’eliminazione dei dazi per il 98% dei flussi commerciali, tra cui il vino; il restante 2% invece rimarrà per i prodotti agricoli".
Tra gli obiettivi dell’entrata in vigore del Ceta anche la semplificazione delle procedure doganali; la trasparenza dei flussi commerciali e lo snellimento degli ostacoli tariffari.
"Da questo accordo – ha proseguito Kamarianakis – ci aspettiamo un aumento di 12 miliardi di dollari di scambi commerciali provenienti tra l’Europa e il nostro Paese".
Un'ottima notizia per l'export made in Italy, visto che in Canada il consumo di vino continua a crescere. Nel 2013, i canadesi hanno bevuto 220 milioni di bottiglie di vino l’anno, con un consumo pro capite di 17,4 litri (pari a 234 dollari). Le importazioni (oltre 370 milioni di litri) rappresentano il 70% del vino in circolazione con 1,97 miliardi di dollari di fatturato e una crescita del 4,3 per cento.
L’Italia, con 70 milioni di litri circa, è il primo Paese importatore per volume e secondo (con gli Usa) per valore, circa 400 milioni di dollari, sorpassato dalla Francia che, secondo Emmanuel Kamarianakis, "arriva sul mercato canadese con più dinamicità e con proposte più attraenti che fanno aggiudicare alle etichette francesi un miglior posizionamento. Occorre che l’Italia si organizzi meglio, facendo più gioco di squadra".
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Fonte: Agronotizie