Sedici ordinanze di custodia cautelare (quattro in carcere e dodici ai domiciliari) e otto provvedimenti di interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nei confronti di responsabili appartenenti a un sodalizio criminoso implicato in un vasto giro di false certificazioni "bio" e di fatture per operazioni inesistenti, sono state eseguite dalla Guardia di Finanza di Cagliari, in collaborazione con altri reparti del Corpo del Lazio, delle Marche, dell'Emilia-Romagna, del Veneto e della Puglia. I provvedimenti sono stati emessi, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari e dal Gip del Tribunale di Cagliari, dopo gli accertamenti condotti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari.

Le indagini sono partite da una verifica fiscale condotta nei confronti di un'azienda di Capoterra (Ca) nel settore dell'intermediazione di prodotti cerealicoli biologici e hanno portato alla scoperta di un'associazione a delinquere con un giro di fatture false per oltre 135 milioni di euro.

L'organizzazione aveva architettato un sistema di frode piramidale basato sulla costituzione, in varie regioni italiane, di numerose società fantasma nel settore dell'intermediazione di prodotti cerealicoli  biologici, con al vertice un'azienda sarda, amministrata da un prestanome ultrasettantenne di Imola (Bo) occasionalmente residente a Capoterra (Ca). In realtà si trattava di una scatola vuota con lo scopo di realizzare, attraverso la creazione di certificazioni e di documenti fiscali falsi, ottenuti da una serie di scatole cinesi in tutta la filiera del biologico, un redditizio business illecito, piazzando sul mercato nazionale ed europeo, a prezzi elevati, prodotti in realtà non biologici e lucrando sulla notevole differenza di prezzo esistente tra i prodotti bio e di quelli convenzionali.

Il meccanismo fraudolento è stato messo a punto sfruttando punti critici nei meccanismi di certificazione, con l'inconsapevole contributo degli enti di certificazione e, in alcuni casi, con la collaborazione di loro funzionari infedeli. I militari del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari, passando al setaccio le carte dell'inchiesta, hanno accertato che la vorticosa fatturazione era relativa ad oltre 100 mila tonnellate di falso prodotto biologico (grano, mais, soia e girasole) commercializzato da un network imperniato su 7 società per un'evasione fiscale di oltre 5 milioni di euro.

Ad attirare i sospetti delle Fiamme Gialle, sono stati i numerosi e fittizi trasporti su gomma, fatti risultare in prossimità della fine dell'anno, per considerevoli quantità di prodotto, spesso eccedenti la reale capacità di stoccaggio disponibile nei magazzini del network criminale. Il complesso meccanismo della maxi frode è stato decodificato dagli investigatori anche grazie a una compromettente documentazione extracontabile rinvenuta nel corso di perquisizioni disposte dall'Autorità giudiziaria di Cagliari in diverse località, anche della Penisola.
Gli schemi di gioco messi a punto dagli organizzatori sono stati decifrati e quindi ricostruiti tutti i vari passaggi documentali necessari alla composizione del complicato puzzle della frode.