È stato presentato al Mipaaf, alla presenza del ministro mario Catania, il 10° Rapporto sulle produzioni agroalimentari italiane Dop Igp Stg 2012 realizzato per il ministero delle Politiche agricole dalla Fondazione Qualivita e Ismea in collaborazione con Aicig e Università La Sapienza sulle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp e Stg.

Il lavoro, dal layout decisamente più snello rispetto agli anni precedenti, è strutturato in tre capitoli principali: analisi di scenario, novità e aspetti legislativi, con una forte focalizzazione sulle famiglie e sul Made in Italy.

"È bene ricordare che il mondo delle Do non rappresenta che una parte dell’intera produzione dell’agroalimentare italiano", ha detto il presidente di Ismea, Arturo Semerari, evidenziando che i brillanti risultati ottenuti da questo settore non possono essere applicati al comparto agroalimentare in generale.

Dal rapporto, infatti, si evidenzia una situazione positiva per le Do, con un fatturato al consumo di circa 12 miliardi di euro, con un incremento del 5,5% al dato precedente.
Sul panorama europeo l’Italia, con le sue 248 (239 lo scorso anno) - di cui 154 Dop (Denominazione d’origine protetta), 92 Igp (Indicazione geografica protetta) e 2 Stg (Specialità tradizionale garantita) e 84.000 aziende coinvolte - rimane in testa alla classifica dei Paesi che vantano certificazioni di origine, seguita dalla Francia con 192. e si conferma leader mondiale per numero di produzioni certificate.

Va comunque segnalato che l’84% del mercato è ancora in mano a 10 Do principali, con un calo di tre punti rispetto allo scorso anno legato alla crescita di realtà più piccole.

I canali di distribuzione rimangono sostanzialmente i soliti, con un 44% della Gdo e un 33% dei grossisti, che perdono tuttavia terreno a favore del cosiddetto HoReCa, ossia il ramo di mercato costituito da Hotels, Ristoranti e Catering.
Tra le Do, la parte del leone nei consumi è ancora ricoperta da formaggi (35%) e prodotti a base di carne (39%). Il settore si mostra anticiclico rispetto all’agroalimentare generale che denuncia consumi in forte contrazione a causa del ridotto potere di acquisto nelle famiglie, confermando la tendenza dei consumatori a riempire meno il carrello della spesa, ma a farlo con prodotti di alta qualità.

I nuovi scenari del rapporto con i consumatori sono stati il centro dell’incontro e hanno visto una generale concordia di opinione degli intervenuti sulla necessità di promuovere le Do sia sui mercati interni che su quelli esteri, puntando sulla capacità di rinnovare linguaggi e parametri di comunicazione sul valore, nonché sul modello di mercato che si sta evolvendo a seguito della crisi; una crisi che il professor Alberto Mattiacci, dell’Università La Sapienza di Roma ha definito “un evento diverso diverso da quelli ciclici che si studiano in economia, frutto di un nuovo modello emergente nello scenario economico e sociale e completamente diverso da quello che lo ha preceduto”.



Roma, presentato il 10° Rapporto Qualivita/Ismea


A fronte di una contrazione strutturale della ‘middle class’ e della crescente attenzione del consumatore alla qualità del consumo, secondo il professore, le parole chiave ‘tradizione’ e ‘qualità’ potrebbero non essere più adatte alla situazione contingente, e i valori trasmessi dovrebbero incorporare le nuove tendenze di consumo del secolo, tra cui la ricerca dell’intrattenimento e del benessere, dell’oudoor experience e dell’alta parsimonia.

Ha chiuso i lavori il ministro Mario Catania, che ha ricordato come l’Italia si sia battuta duramente in sede europea per ottenere i riconoscimenti del cosiddetto ‘regolamento 92’ e come gli ultimi accordi tra Ue e Cina siano la prosecuzione di una lunga strada, intrapresa anni fa, che ancora non accenna ad arrivare al suo termine.
“Non ho dubbi - ha dichiarato il ministro - che qualsiasi sia il quadro politico dopo le lezioni, la giusta tutela delle Do rimarrà una delle stelle guida delle istituzioni”.