Che la vendemmia sarebbe stata scarsa, ma di qualità, lo si sa da tempo. Ma che addirittura ci fosse all'orizzonte il pericolo di incorrere in una penuria di vino a livello mondiale, lo si apprende ora da alcuni quotidiani e fra questi “La Stampa” dell'uno novembre. Il quotidiano torinese commenta con toni allarmati i dati sulla produzione europea resi noti da Oiv, l'organizzazione internazionale del vino. E la colpa non è solo del clima, ma anche della politica di abbandono dei vigneti promossa dalla Ue. In questo scenario suona come una vittoria di Pirro il sorpasso italiano sulla produzione francese di vino del quale si parla sul “Mattino” del 2 novembre, una notizia che rimbalza il giorno seguente sulle colonne di “Avvenire” che ricorda i buoni risultati delle nostre bottiglie sui mercati internazionali, per un valore di 4,5 miliardi di euro. Sul sorpasso italiano nei confronti della Francia torna “Italia Oggi” del 7 novembre per ricordare che oltre al calo della produzione occorre fare i conti anche con la flessione dei consumi, scesi intorno ai 240milioni di ettolitri. Al calo della produzione, scrive “Il Sole 24 Ore” del 4 novembre, fa riscontro un aumento dei listini, saliti anche del 40%, mentre si assiste al contempo ad un aumento delle quantità di prodotto importato, in crescita sino al 48%. Prezzi in crescita si registrano per il vino novello, la cui stagione è appena iniziata, come ricorda il quotidiano piacentino “Libertà” del 4 novembre.

 

Meno terra, più prodotto

Al calo della produzione di vino si contrappone la tenuta delle produzioni agricole pur a fronte dell'inarrestabile chiusura di migliaia di aziende agricole. Il dato emerge da un'analisi della Società geografica italiana, indagine riportata sulle pagine di “Avvenire” del 3 novembre per commentare la capacità del settore di reagire aumentando la produttività delle aziende rimaste in attività. Le aziende, sottolinea “Il Sole 24 Ore” dell'uno novembre, si sono non solo ridotte di un terzo, ma hanno poi subito un calo delle superfici coltivate. Ancora “Il Sole 24 Ore” del 3 novembre dà notizia dell'accordo fra Regioni e Governo per l'approvazione del decreto ministeriale contro la cementificazione dei campi. Ad ulteriore conferma della vitalità del settore agricolo arrivano i dati riportati da “La Stampa” del 4 novembre sulle assunzioni, per le quali si registra un vero e proprio record. I dati Coldiretti, riportati il 6 novembre sule pagine di “Avvenire”, parlano infatti di assunzioni nei campi per almeno 100mila addetti. Una conferma che i nuovi posti di lavoro arrivino dall'agricoltura arriva infine dal “Corriere della Sera” dell'8 novembre.

 

Il costo delle frodi

C'è dunque un'agricoltura capace di crescere a dispetto della crisi e della inarrestabile corsa alle frodi e alle contraffazioni in campo alimentare che sottraggono al settore capitali enormi. Una denuncia che viene dalle colonne di “Libero” del 3 novembre ricordando il vino fatto con le polverine o il pecorino fasullo esposto al salone francese dell'alimentazione. Molto si fa per contrastare questo fenomeno e “Avvenire” del 6 novembre evidenzia che sono stati sequestrati prodotti agroalimentari per 840 milioni di euro. Ci sono poi nuovi strumenti normativi per tutelare la qualità dei prodotti, come nel caso dell'olio che ha visto approvare dalla commissione Agricoltura del Senato il disegno di legge che aiuta nel riconoscere il prodotto di importazione spacciato per italiano. Se ne parla sul “Gazzettino di Padova” dell'uno novembre.

 

L'olio e la Pac

Anche Bruxelles si occupa di olio, ma a parere di “Libero” dell'uno novembre, lo fa discriminando l'Italia a favore della Spagna. Per la promozione del nostro olio utilizzando i fondi Feoga si pretende infatti che non sia citata l'origine del prodotto, ma si parli genericamente di olio comunitario. Regola che però non è pretesa per l'olio spagnolo. In compenso da Bruxelles arriva la notizia che per i fondi Pac si profilano criteri più favorevoli all'Italia nel riparto delle risorse. I dettagli si possono leggere su “Il Sole 24 Ore” del 3 novembre. Ma resta comunque sullo sfondo il taglio del 12% delle risorse comunitarie che vede l'Italia pronta a dire no, come scrive “Il Giornale di Brescia” dell'8 novembre. A Roma intanto si continuano ad affinare i provvedimenti contenuti nelle varie “manovre” di Governo. “Italia Oggi” del 3 novembre conferma che chi possiede fabbricati rurali strumentali non è tenuto alla presentazione della dichiarazione Imu. Precisazioni arrivano sempre da “Italia Oggi” a proposito dei termini utili per il pagamento delle fatture di prodotti agroalimentari. Ai fini della decorrenza (30 o 60 giorni) si tiene conto dell'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura.