Sicilia
Maltempo, chiesto lo stato di calamità

Sono incalcolabili i danni provocati dall'ultima ondata di maltempo che con bufere di vento ha scoperchiato serre e danneggiato gli alberi da frutto e gli ortaggi in campo, dalla Campania alla Calabria fino alla Sicilia dove è stato chiesto l'avvio delle procedure per lo stato di calamità.

Si è trattato un vero e proprio uragano quello che si è abbattuto sulla Sicilia nella notte del 9 marzo, con raffiche di vento ad oltre 100 km l'ora e piogge torrenziali che hanno raso al suolo strutture serricole, impianti arborei e colture in pieno campo pronte per la raccolta

Danni enormi al settore vivaistico, all' edilizia rurale con tetti di case e magazzini scoperchiati e mancanza di energia elettrica. In molti casi sono andate distrutte anche le vie di accesso alle aziende agricole a causa di frane e smottamenti.

"Siamo molto preoccupati – sottolinea il presidente della Confagricoltura siciliana, Gerardo Dianaperché questa nuova catastrofe si va ad aggiungere a quella dei giorni scorsi provocata dalle violente grandinate".

Diana è quindi tornato a sollecitare con la massima urgenza la convocazione di un incontro regionale al fine di valutare la situazione ed individuare tutte le possibili iniziative di soccorso. Intanto è stata allertata la Protezione Civile per ripristinare le vie di accesso e rendere nuovamente possibili i collegamenti con le aziende agricole rimaste isolate.

La Confagricoltura siciliana ha già attivato le proprie strutture provinciali per una quantificazione dei danni che dalle prime segnalazioni, specialmente in provincia di Ragusa, ammontano a svariati milioni di euro.

Fonte: Confagricoltura Sicilia e Coldiretti

 

Veneto
Impianti fotovoltaici a terra: la Regione individua i siti non idonei 

La Giunta regionale ha individuato le aree e i siti non idonei all'installazione di impianti solari fotovoltaici, con moduli ubicati a terra, in base alle linee guida emanate nel 2010 per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.

"Il provvedimento che abbiamo approvato - spiega l'assessore regionale ai lavori pubblici e all'energia, Massimo Giorgetti - sarà ora sottoposto alla valutazione della Commissione consiliare competente, in considerazione del fatto che lo strumento normativo ultimo con il quale dovranno essere definite le aree e i siti non idonei all'installazione degli impianti è il Piano Energetico Regionale, la cui approvazione è di competenza del Consiglio regionale".

"Il nostro obiettivo – ha continuato Giorgetti – è quello di rendere il più agevole, snello e veloce possibile l'iter di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, offrendo agli operatori un quadro certo e chiaro di riferimento e orientamento per la loro localizzazione, ma sempre nel pieno rispetto degli strumenti di pianificazione ambientale, territoriale e paesaggistica. Non idonee, pertanto, a questo tipo di installazioni, in base poi anche alle diverse tipologie di impianti e alle loro dimensioni, sono quelle aree particolarmente vulnerabili alle trasformazioni, aree di pregio ambientale e storico-artistico, da tutelare per la loro peculiarità in tema di tradizioni agroalimentari locali, biodiversità e paesaggio rurale".

Più dettagliatamente, i siti considerati incompatibili con insediamenti di tipo fotovoltaico a terra che comportano maggior consumo di territorio individuati in questa fase sono: i siti inseriti nella lista mondiale dell'Unesco; le zone umide di importanza internazionale designate ai sensi della Convenzione di Ramsar; la Rete Natura 2000; i territori inseriti nell'elenco delle aree naturali protette; le aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, Dop, Igp, Doc, Docg, produzioni tradizionali); le aree ad elevata utilizzazione agricola, individuate dal Ptrc.

La Giunta veneta, confermando che in tutto il territorio regionale gli impianti solari fotovoltaici, con moduli a terra, possono essere realizzati subordinatamente alla compatibilità degli stessi con gli atti di pianificazione territoriale vigente, nonché con gli strumenti di tutela e di gestione previsti dalle specifiche normative di settore, ha anche stabilito che gli impianti di potenza fino a 6 kW rientrino nella categoria dell'autoconsumo e siano esclusi da questa disciplina. Inoltre, per garantire la corretta pianificazione delle trasformazioni nelle "aree ad elevata utilizzazione agricola", si prevede l'istituzione di uno specifico Registro regionale delle superfici interessate alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra. 

"Segnalo, infine – conclude Giorgetti – che siamo anche impegnati a conciliare le politiche di salvaguardia del territorio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili e i nostri atti di programmazione debbono essere congruenti con la quota di burden sharing assegnataci, in base allo schema approvato recentemente dalla Conferenza Stato-Regioni". Il burden sharing non è altro che il target vincolante di produzione attribuito sulle energie rinnovabili alle regioni: una ripartizione che stabilisce in quale misura ognuna di esse deve concorrere all'obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle fonti energetiche pulite previsto dalla Direttiva europea 20 20 20, che per l'Italia è pari al 17% del consumo energetico lordo; la quota di contributo del Veneto per il 2020 è pari al 10,3 del totale nazionale. 

Fonte: Regione Veneto

 

Toscana
Neve e gelo sugli olivi senesi: gli agricoltori comunichino i danni al proprio Comune 

Preoccupazione per gli olivicoltori della provincia di Siena sui possibili danni causati dalla forte nevicata degli inizi di febbraio. La Cia Siena si rivolge a tutti gli olivicoltori che hanno avuto danni, invitando a recarsi nei rispettivi Comuni di appartenenza a dichiarare il danno al proprio oliveto

Il pericolo maggiore sono però le conseguenze delle basse temperature, che in quei giorni possono aver messo a rischio la prossima raccolta o addirittura la vita della pianta. "Gli impianti olivicoli – sottolinea Luca Marcucci, presidente Cia Siena - possono aver accusato rotture dell'intera pianta o dei singoli rami, provocati dal peso della neve ed il danno in questo caso risulta già rilevabile e soprattutto ben quantificabile. Danneggiamenti si sono verificati soprattutto negli oliveti con chiome più folte e compatte, magari dove gli interventi di potatura degli ultimi anni sono stati più moderati o del tutto assenti".

Dai 5-10 gradi sotto lo zero si verificano danni a carico della chioma, come in effetti già oggi si è potuto riscontrare in alcune zone del Senese, a macchia di leopardo, con una vistosa 'bronzatura' o 'allessamento' del fogliame, screpolature longitudinali sui rametti o addirittura lesioni della corteccia. L'entità del danno non è ancora ben valutabile, anche perché per il momento potrebbe essersi non del tutto manifestata, potendo presentarsi in modo progressivo fino all'inizio dell'estate. I giovani impianti sono poi quelli che hanno subito i danni maggiori.

"Alle continue domande degli olivicoltori riguardo le azioni da intraprendere – spiega Lamberto Ganozzi, tecnico della Cia senese -, innanzitutto, dobbiamo invitare a tenere sotto controllo e monitorare costantemente il proprio oliveto, cercando di riconoscere al primo manifestarsi il danno che può risultare entità molto variabile. Gli interventi 'cesori' devono essere quindi diversificati, più o meno energici e correlati al tipo di danno, ma sapendo che di norma si tende sempre a sottovalutarne la gravità. Comunque, nel dubbio, è meglio rimandare le potature di qualche settimana, magari aspettare ad intervenire a partire dalla fine del mese di marzo, per giudicare meglio lo stato di salute della pianta al risveglio vegetativo. Nei casi in cui si verifichi lo spaccamento, la fessurazione della corteccia dei rami, occorre trattare subito con sali di rame per impedire o almeno limitare l'attacco probabile da parte di una malattia batterica molto preoccupante, la rogna". 

Inoltre – ricorda la Cia Siena - tutte le aziende agricole, non appena abbiano la certezza di avere subito danni più o meno ingenti al proprio impianto olivicolo, sono invitate a fare una segnalazione agli uffici preposti presso il proprio Comune, perché vengano attivate le procedure di riconoscimento dello stato di calamità naturale e conseguentemente di usufruire delle agevolazioni previste. Segnalazioni che possono riguardare, oltre che gli olivi, anche gli altri impianti arborei, strutture murarie, beni strumentali e gli allevamenti zootecnici

Fonte: Agenzia Impress

 

Marche
Macerata, accordo per raccolta smaltimento e recupero dei rifiuti agricoli

E’ stato sottoscritto nella sede della Provincia di Macerata, un protocollo d’intesa per favorire la raccolta, lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti agricoli e, quale uno dei primi casi in Italia, anche i rifiuti di natura medico-veterinaria

Il presidente Antonio Pettinari, che ha riunito intorno al tavolo i rappresentanti di Coldiretti, Confederazione agricoltori, Unione agricoltori, Copagri e Ordine provinciale dei medici veterinari, ha ricordato come “l’impresa agricola, benché non produca rifiuti in misura maggiore di altre attività, è quella che più di altre trova difficoltà, sia nella fase di smaltimento, sia nell’affrontare le tante incombenze che le normative regionali, nazionali e comunitarie impongono a tutela delle salubrità”

In provincia di Macerata operano attualmente circa 6mila imprese agricole e circa 2.800 sono gli allevamenti che, grazie all’iniziativa della Provincia volta ad implementare e migliorare il servizio su tutto il territorio provinciale, trovano ora agevolazioni nell’espletare i vari adempimenti amministrativi connessi allo smaltimento dei rifiuti.

Ai singoli agricoltori e allevatori viene richiesta, senza alcun onere da parte loro, la sola sottoscrizione di un modulo di adesione al servizio presso uno dei centri di conferimento. La gestione dei rifiuti agricoli, infatti, viene effettuata presso specifici centri di conferimento fissi e mobili gestiti da cooperative agricole, Consorzi agrari, rivenditori di prodotti per agricoltura o altri gestori di centri di stoccaggio. Attualmente sul territorio della provincia di Macerata sono presenti 18 centri di conferimento che a loro volta sono convenzionati con i Consorzi obbligatori ai quali inviano periodicamente i rifiuti raccolti per il successivo smaltimento o recupero.

Sono una ventina le tipologie dei rifiuti che il protocollo d’intesa prevede, in particolare oli e filtri di motori agricoli, batterie esauste, pneumatici, contenitori vuoti di fitofarmaci e farmaci veterinari, materiale plastico e tubi in pvc per irrigazione, imballaggi e rifiuti di imballaggi, materiali ferrosi, oli e grassi vegetali esausti.

Fonte: Provincia di Macerata

 

Lombardia
Agromeccanici bergamaschi in assemblea

Domenica 11 marzo a Cologno al Serio Abia, l'associazione bergamasca delle imprese agricole e agromeccaniche aderente a Confai, ha celebrato la propria 77° assemblea generale, esattamente un anno dopo avere assunto ufficialmente la veste di organizzazione professionale agricola.

Tra i temi che hanno animato l'incontro ha tenuto banco la questione dell'uso del suolo agricolo in provincia. "In Bergamasca – ha dichiarato Leonardo Bolis, presidente di Abia – a fronte di una superficie agricola utile di circa 70.000 ettari, l'ammontare complessivo della superficie a seminativo è attualmente pari a poco più di 36.000 ettari, circa 2.000 ettari in meno rispetto a dieci anni fa".

I dati del recente censimento agricolo dimostrano quindi un'avvenuta diminuzione di circa 200 ettari all'anno, principalmente nelle aree di pianura, dove si concentrano le colture a seminativo. "Un fenomeno che nella pianura lombarda è da considerare per certi versi fisiologico – ha proseguito Bolis -, ma che nondimeno pone la questione del consumo di terreno agricolo a disposizione dell'agricoltura professionale. Per questa ragione voglio toccare un tema forse poco dibattuto, ma di fondamentale importanza per il futuro delle aree rurali più produttive: quello dei cosiddetti ambiti agricoli di interesse strategico per l'agricoltura".

Nella seconda metà dello scorso anno la Provincia ha dato inizio ad un concreto percorso di definizione degli ambiti agricoli strategici, come previsto dalla Legge regionale n. 12 del 2005: la normativa regionale prevede infatti che le Province definiscano le parti del territorio che negli anni a venire dovranno restare agricole e non potranno essere destinate a nessun altro uso nell'ambito dei piani di governo del territorio adottati dai comuni.

"La partita – ha rimarcato Bolis – è di cruciale importanza per il futuro del settore primario".

Un'altra questione oggetto di riflessione durante l'assemblea è stata quella dell'applicazione della direttiva comunitaria n. 676/91, meglio nota come Direttiva nitrati. "Secondo i conti della nostra associazione regionale, Confai Lombardia – ha affermato Enzo Cattaneo, direttore di Abia – la deroga recentemente concessa da Bruxelles alle aziende agricole in materia di spandimento dei liquami rappresenterebbe una via d'uscita per circa il 10% delle imprese zootecniche lombarde. Si tratta di una boccata d'ossigeno per un numero piuttosto rilevante d'imprese, ma non certo della soluzione definitiva del problema".

Fonte: Abia