Oltre 700 mila tonnellate di prodotti alimentari spacciati per bio (pari al 10 per cento del mercato nazionale) per un giro di fatture false da oltre 200 milioni di euro. E' il risutato dell'operazione condotta dalla Guardia di ginanza di Verona, denominata 'Gatto con gli stivali', che ha portato all’arresto di sei persone tra Verona, Ferrara, Pesaro-Urbino e Foggia.

Sono accusate di frode in commercio, associazione per delinquere, falso materiale ed emissione di fatture inesistenti.
La frode, nel corso di un'indagine durata oltre un anno, sarebbe andata avanti dal 2007. Secondo quanto riferito dalle Fiamme gialle, l'organizzazione naveva immesso sul mercato 7 milioni di quintali di cibo etichettato come biologico senza esserlo. Sono 2.500 le tonnellate sequestrate dai militari nei magazzini in un giro illegale valutato attorno ai 220 milioni di euro: principalmente frumento, favino, soia, farine e frutta fresca.

"Le truffe e le contraffazioni delle certificazioni biologiche, tanto più se di queste proporzioni, danneggiano innanzitutto i produttori onesti e i cittadini - è il commento di Alessandro Triantafyllidis, presidente nazionale Aiab -. L'eclatante frode smascherata dalla Guardia di finanzia di Verona ha messo in luce delle debolezze del settore che abbiamo più volte sottolineato. Innanzitutto il problema delle materie prime importate, che coinvolge in particolare i prodotti che confluiscono nelle filiere zootecniche, come soia e orzo, o nelle lunghe filiere di pastificazione e panificazione. In seconda istanza la farraginosità del sistema di certificazione e degli enti preposti a controllare i controllori”.
“Nei mesi passati - prosegue -, vista anche l'espansione in controtendenza del bio rispetto al resto dell'agroalimentare, avevamo già lanciato l'allarme sull'infiltrazione della criminalità organizzata nel settore chiedendo maggiori e più stringenti controlli e lo stesso pretendiamo rispetto a imprenditori privi di scrupoli, attratti solo da un business in costante crescita".


Intanto, Federbio è pronta a costituirsi parte civile e sottolinea "la collaborazione data dal sistema di certificazione e dall'intero sistema del biologico italiano alle indagini coordinate dalla procura della repubblica di verona". "Abbiamo piena fiducia - dichiara Paolo Carnemolla, presidente di Federbio - nell'operato della magistratura e siamo pronti a costituirci parte civile in rappresentanza dell'intero settore nel giudizio contro questa grave frode, che ha danneggiato anzitutto la credibilità e l'operato dei tanti operatori perbene".

“Come Ccpb - dice Fabrizio Piva, amministratore dell'ente di certificazione del biologico Ccpb - abbiamo collaborato con gli organi di vigilanza per smascherare queste truffe che, per sete di facile denaro, rischiano di compromettere il lavoro e l'impegno di aziende serie che hanno fatto del biologico un'eccellenza italiana invidiata in tutto il mondo. Le prime vittime siamo noi”.