Il problema Ici pende ancora minaccioso sui fabbricati rurali. La questione, che sembrava definitivamente risolta negli scorsi mesi, è oggi tornata di estrema attualità e molti imprenditori agricoli si potrebbero trovare costretti a pagare l’imposta. Il presidente della Cia, Giuseppe Politi ha, quindi, sollecitato, in una lettera, il pronto intervento del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Nella lettera al ministro, Politi segnala “l’atteggiamento vessatorio tenuto da una larga parte delle istituzioni locali nei confronti del mondo agricolo in ordine all’Ici sui fabbricati rurali utilizzati dell’imprenditore agricolo e dalla sua famiglia sia a fini abitativi che strumentali all’esercizio dell’attività agricola”.

“Ritenevo - scrive il presidente della Cia - tale situazione definitivamente e correttamente precisata in primis attraverso la ridefinizione dei requisiti di ruralità fiscale dei fabbricati agricoli ad opera dell’articolo 42 del Dl 159/07, poi convertito nella legge 222/07, successivamente mediante una norma di interpretazione autentica contenuta nel Dl 207/08, poi in legge 14/09, con cui il legislatore non ha fatto altro che esplicitare, a beneficio dei Comuni, l’estraneità dei fabbricati rurali dall’assoggettamento alla disciplina Ici di cui al D.Lgs 504/92”.

Purtroppo, una lacunosa ed incompleta pronuncia del supremi giudici di Cassazione (la n. 18565 dello scorso 21 agosto 2009) sulla classificazione catastale dei fabbricati rurali “è destinata - afferma il presidente della Cia - a ridestare l’attenzione ‘morbosa’ di molte Amministrazioni locali che, a malincuore, erano state costrette a desistere dalle immotivate pretese tributarie nei confronti degli agricoltori”.

A parere della Corte di Cassazione, infatti, possono essere considerati rurali solo quegli immobili accatastati in categoria A/6 se ad uso abitativo o D/10 se strumentali alle attività agricole; ponendosi, così, addirittura in aperto contrasto con le regole di accatastamento dei fabbricati rurali.

Da qui la richiesta del presidente della Cia al ministro Tremonti “di intervenire tempestivamente a risolvere una situazione al limite del paradosso, destinata, in assenza di una chiaro e risolutivo pronunciamento istituzionale, a rinfocolare un inutile e dannoso contenzioso tra i comuni e gli agricoltori”.