“La partita cruciale per i costi di produzione si gioca a livello comunitario. Non è possibile proseguire in una direzione che costringa i nostri agricoltori a produrre a costi incompatibili con ogni logica di profitto. L’agricoltura moderna è e deve essere anche impresa. Io sono un liberista ma non possiamo tollerare la concorrenza sleale che proviene da alcuni paesi, anche neocomunitari. Questa è la battaglia che stiamo portando avanti in Europa. Se confrontiamo i nostri costi produzione a quelli della Bulgaria ci rendiamo conto che non sono neanche paragonabili ai nostri”.
Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, intervenendo all’Assemblea annuale di Confagricoltura che si è svolta il 9 luglio a Roma. Tra i temi affrontati, la crisi economico-finanziaria e le richieste al Governo di interventi specifici per incentivare la ripresa dei settori produttivi, come sottolineato nella relazione del presidente Federico Vecchioni.

Agricoltura e G8 
Il settore agricolo costituisce un perno della strategia di crescita nei prossimi anni. Per questo sosteniamo la creazione di un’agricoltura efficace e sostenibile. Siamo in linea con le indicazioni che vengono dal G8: i 12 miliardi di dollari che i “Grandi” intendono destinare nei prossimi tre anni al settore primario vanno indirizzati su infrastrutture, logistica, tecnologia e ricerca, migliorando il sostegno allo sviluppo dell’agricoltura, che negli ultimi anni ha invece subito una contrazione nelle disponibilità delle risorse. 

Enciclica
Benedetto XVI, nell’Enciclica “Caritas in Veritate”, sottolinea come “Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare e la perdita della fiducia è una perdita grave”. L’agricoltura italiana coniuga tradizione e innovazione, incarna i valori del merito, dell’etica del lavoro, della centralità dell’individuo e del rispetto dell’ambiente. Il Pontefice avverte: “E’ interesse del mercato promuovere emancipazione, ma per farlo veramente non può contare solo su se stesso, perché non è in grado di produrre da sé ciò che va oltre le sue possibilità. Esso deve attingere energie morali da altri soggetti, che sono capaci di generarli”. Ed è questo il nostro obiettivo di più alto respiro: declinare la sostenibilità dell’agricoltura secondo il bilanciamento dei principi sociali ed economici.

Crisi
Ottobre sarà il mese della verità per le imprese. In un panorama economico difficile nonostante i cenni di ripresa l’agricoltura ha fatto da diga, dando un contributo essenziale al Pil, contenendo l’inflazione e dando uno sbocco occupazionale (il settore impiega nel Paese circa un milione e mezzo di persone). Senza dimenticare le ulteriori valenze del settore primario a soccorso dell’economia, con l’impegno nella produzione energetica. Il primo trimestre 2009 ha confermato il trend del settore che registra una stabilità del valore aggiunto (+0,1%), rispetto ad un calo tendenziale del Pil del 6% e dell’industria di oltre il 14%.Ma la nostra capacità di tenuta non è senza limiti: ottobre si presenta come la linea rossa al di là della quale si entra nelle ombre del rischio liquidità e patrimoniale. E va ricordato a chiare lettere che i nostri imprenditori agricoli hanno tutto il patrimonio investito nelle aziende – che non delocalizzano – e quindi hanno tutte le carte in regola per chiedere la massima fiducia alle banche (gli impieghi attivi degli agricoltori superano i 37 miliardi di euro).

Competitività
I costi di produzione aumentano,  export e consumi interni si contraggono. A ciò si aggiunge che non abbiamo i mezzi per confrontarci ad armi pari con i nostri competitori. Come il governo è intervenuto per dare sostegno all’industria con il decreto Tremonti, bisogna modulare l’intervento per dare ossigeno alle imprese agricole. Il decreto del ministro dell’Economia è una buona base per dare le premesse alla ripresa, ma non deve dimenticare l’agricoltura. Chiediamo che il settore primario venga incluso nella “Tremonti ter”, perché a pieno titolo parte essenziale dell’economia del Paese.
 
Europa
Il bilancio Ue è insufficiente e l’Italia deve essere abile nel segnalare a Bruxelles le sue priorità. Paradossalmente la Commissione spinge sul dirigismo e diminuisce i fondi a disposizione. Dal “Doha round” ci vengono le opportunità per bilanciare rischi e opportunità della globalizzazione. Superare la crisi rilanciando la competitività è quindi una scommessa per il nostro sistema agroalimentare e per il nostro Paese. 

Interno
Va sancito il definitivo ingresso dell’agricoltura nell’economia del Paese altrimenti il settore rischia di non essere più alimentato. Quindi abbiamo visto giusto quando abbiamo optato per scelte orizzontali: la possibilità di essere recuperati da Tremonti sta nel fatto che noi ci muoviamo nel contesto dell’economia. Vanno rinforzate le strutture al servizio dell’agricoltura per rilanciare l’export, rendendosi conto che la qualità non può essere un’esperienza sensoriale, ma un parametro ben definito. Meno denominazioni e più mercato, meno tavoli e più proposte operative.

Proposte e richieste
Operare per dare all’agricoltura italiana maggiore liquidità attraverso:
- ristrutturazione del debito con opportune garanzie, anche usando la fetta del prestito erogato ai partner Ue dalla Bce;
- anticipo sulla Pac;
- interventi per alleggerire gli oneri previdenziali e burocratici, uniti ad un riorientamento della destinazione dei fondi disponibili per il sistema agricolo nazionale.