Rispetto all’inizio dell’anno il prezzo del grano duro per la pasta è più che dimezzato al di sotto dei valori di 20 anni fa che mettono a rischio le prossime semine e le forniture per la pasta made in Italy. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che il prezzo del grano duro è stato quotato alla borsa merci di Bologna 0,23 euro al kg rispetto a 0,50 euro di gennaio, con un meno 54%. A fronte del crollo nei compensi agli agricoltori, si è verificato un aumento dei costi di coltivazione del 21% con aumenti record per i concimi a +63%. Il rischio - precisa la Coldiretti - è una forte riduzione delle semine e del raccolto di grano con effetti sulle scorte nazionali. Il dimezzamento del prezzo del grano dall'inizio dell'anno oltre ad aver provocato una situazione drammatica nelle campagne, non ha portato beneficio ai consumatori che hanno dovuto contenere i consumi anche per effetto degli aumenti del 32% ad ottobre secondo l'Istat. L'andamento del prezzo della pasta che ha raggiunto 1,6 euro al kg in media, secondo il servizio Sms consumatori, dimostra che nella forbice tra quotazioni del grano e della pasta c'è sufficiente margine da recuperare per garantire un giusto reddito agli agricoltori e consentire acquisti convenienti ai consumatori.
 
Un “patto di filiera” per i cereali. Questa la proposta del presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in una fase difficile per gli agricoltori che, nel momento delle semine, fanno i conti con un vertiginoso aumento dei costi produttivi (concimi e prodotti petroliferi) e degli oneri sociali e con un crollo dei prezzi sui campi (quello del grano duro si è dimezzato rispetto ad inizio anno). Obiettivi prioritari: dare maggiori certezze ai produttori, rilanciare la produzione, migliorare la qualità, fornire valide garanzie ai consumatori che hanno dovuto fronteggiare rincari per la pasta e il pane. Da qui l’invito del presidente  al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia di convocare un Tavolo con le componenti della filiera cerealicola. Il discorso relativo alla pasta è emblematico. In 20 anni le superfici a grano duro - rimarca la Cia - si sono ridotte di 200 mila ettari, anche se quest’anno si è avuto un aumento. E' stato importato grano da paesi extracomunitari nel pieno della campagna di commercializzazione che ha causato una flessione dei prezzi. I produttori fanno i conti con una crescita dei costi: i concimi hanno fatto registrare, a settembre, un aumento del 62,5% rispetto al 2007. A questi incrementi si accompagna una caduta dei prezzi dei cereali che, a settembre, hanno registrato un calo del 33,4% rispetto a ottobre 2007. “Tutto ciò  - conclude Politi - impone l’esigenza di uno sviluppo di questo settore. E’ necessaria una rinnovata politica per la cerealicoltura italiana".