Ancora latte. Ovviamente cinese e alla melamina. Se ne è scritto sui giornali di questa settimana quasi quanto della crisi Alitalia. Ma almeno quest’ultimo è un problema tutto italiano. Il latte alla melamina no. A meno che non si voglia considerare come emergenza alimentare la presenza di qualche pacchetto di biscotti, rigorosamente cinesi, che potrebbero (il condizionale è voluto) contenere tracce di latte in polvere. Nessun giornale si è sottratto a questa corsa all’allarmismo alimentare, a iniziare dal “Corriere della Sera” che il 21 settembre riporta il parere di una neonatologa secondo la quale “l’Italia non è esclusa dal rischio”. Ed è ancora il “Corriere della Sera” che il giorno seguente riporta i dati, quelli sì, allarmanti, del numero di bambini che in Cina sono stati intossicati. Dalle colonne de “Il Mattino” del 23 settembre arrivano i primi sospetti sui biscotti e sugli altri prodotti che potrebbero fra i loro componenti avere latte in polvere proveniente dalla Cina. E dopo tanto clamore inevitabile che i servizi di controllo siano costretti fare gli straordinari per le verifiche nelle dogane e nei punti vendita, come riporta “Italia Oggi” del 24 settembre. Scatta insomma una vera e propria “Sindrome cinese” come titola un articolo riportato su “Nazione, Carlino e Il Giorno” del 25 settembre, dove si fa un resconto della lunga serie di controlli condotti dai Nas e dagli altri organismi di vigilanza per evitare la presenza di latte cinese in Italia. Arriva infine la decisione  di dare il via a controlli a tappeto in tutti i 27 Paesi della Ue, come riporta il "Corriere della Sera" del 26 settembre.

Si spera che tanto clamore, giustificato per la gravità nel suo paese di origine, ma assai limitato o inesistente in Italia, non abbia finito per confondere il consumatore italiano, che nel dubbio ha magari preferito rinunciare al latte, non importa di quale provenienza.

E senza pensare alla Melamina cinese, il latte italiano di problemi ne ha già a sufficienza in casa propria, a partire dalle quote e dalle multe, argomento mai del tutto risolto come ci ricorda “Italia Oggi” del 20 settembre rispolverando in un’intervista la tesi del colpo di spugna sulle multe, che è come gettare benzina sul fuoco…A rovinare il sonno degli allevatori ci si aggiunge anche la crisi del Parmigiano Reggiano, il cui prezzo continua a scendere. Le cause, come riporta “La Repubblica” del 22 settembre, vanno ricercate soprattutto nella debolezza del settore produttivo che non ha una sufficiente forza commerciale nel rapportarsi con la distribuzione. Che la situazione per il Parmigiano Reggiano sia pesante, lo mette in evidenza anche "Il Sole 24 Ore" del 26 settembre, anticipando i contenuti di un incontro fra regione Emilia Romagna e operatori del settore per trovare vie di uscita a questa ennesima crisi.


Crollano i cereali e non solo

Se il mercato del Parmigiano Reggiano è in sofferenza, quello dei cereali, mais e grano in testa, è prossimo al tracollo. Le quotazioni del grano tenero e di quello duro, come riferisce “Il Resto del Carlino” del 22 settembre, sono scese della metà rispetto a pochi mesi fa, mentre il costo dei fertilizzanti è raddoppiato. In caduta libera anche il prezzo del mais, come si può leggere su “Il Sole 24 Ore Lombardia” del 24 settembre. Tempi difficili anche per i raccolti di uva, commenta “Italia Oggi” visto che i prezzi sono al ribasso in tutta Italia. Grido di allarme anche da una terra di vini importanti come l’Oltrepo, dove in flessione sono non solo i prezzi dell’uva, ma anche i raccolti, come denuncia “La Provincia Pavese” del 20 settembre. A fare il punto sulla vendemmia 2008 arriva infine "Il Venerdì" di Repubblica del 26 settembre, scarsi i raccolti al Nord, ma annata da ricordare invece per i buoni risultati delle vigne del Sud.

In tema di vino Andrea Zaghi dalle colonne di “Avvenire” lancia una provocazione ai produttori italiani, invitandoli ad imparare dai colleghi spagnoli, capaci di andare alla conquista dei mercati internazionali assai meglio di noi. Che invece ci troviamo ancora una volta a fronteggiare frodi commerciali. Questa volta è toccato all’Amarone, un grande vino veneto copiato in malo modo, come riferisce “L’Arena” del 24 settembre. Note positive, per fortuna, arrivano invece dal mondo dell’olio. Il temuto attacco della mosca olearia non c’è stato e l’annata si preannuncia ottima. I particolari si possono leggere sulle colonne de “La Nazione” del 22 settembre.


Ogm, questione irrisolta

Nonostante l’invadenza del latte cinese, che ha monopolizzato l’informazione agroalimentare della settimana, un po’ di spazio è rimasto anche per questioni di forte rilevanza, come la notizia riportata il 20 settembre su “Italia Oggi” in merito al via libera da parte della Ue per l’utilizzo della soia Ogm nei mangimi destinati agli animali.  Una notizia alla quale ha fatto eco il dotto articolo riportato da “La Stampa” in merito al Golden Rice, definito “il riso salvavita ammazzato dall’ignoranza”. Sul tema dell’innovazione invitiamo a leggere l’interessante articolo del presidente della Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, pubblicato su “La nazione” del 21 settembre, nel quale spiega l’importanza che le innovazioni hanno in ogni settore dell’economia, agricoltura non esclusa.

E a proposito di innovazione va segnalato il curioso articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 23 settembre intitolato “addio ai cow boy americani”, mandati in pensione da collari gps che allacciati al collo delle vacche consentono di mantenere sotto controllo le mandrie anche nelle grandi superfici delle quali possono disporre le aziende Usa.


Risultati positivi

A chiusura della settimana arrivano anche notizie positive, a partire dal successo (questa volta senza strascichi polemici) dell’operazione farmer’s market a Milano che ha fatto registrare a detta de “La Padania” il tutto esaurito, come conferma anche “Finanza e Mercati”. Fra le notizie positive anche il successo del Parmacotto che a New York apre il primo punto vendita (“Il Sole 24 Ore”), mentre il gruppo Cremonini, come riferisce “Il Sole 24 Ore”, chiude il primo semestre del 2008 con risultati in crescita. Una conferma della vitalità dell’intero comparto agroalimentare che pure in una situazione economica generale di forti difficoltà riesce a migliorare le proprie posizioni.