Semplificare. Questa la parola d'ordine scaturita da Strasburgo all'indomani della riunione della Commissione per la "valutazione dello stato di salute della Pac". Con l'obiettivo, ha detto il commissario all'Agricoltura  Mariann Fischer Boel, di "affrancare gli agricoltori affinché possano soddisfare la domanda in aumento e rispondere rapidamente alle sollecitazioni del mercato." Di fatto ci si ritroverà con una riduzione degli aiuti, trasferiti ai Psr (piani di sviluppo rurale), vincolati sempre più al rispetto delle regole (come giusto), ma almeno si potrà contare sul progressivo aumento delle quote latte, sino alla loro definitiva abolizione nel 2015. Ma andiamo con ordine e vediamo gli aspetti più rilevanti delle proposte che poi dovranno trasformarsi, a fine 2008, nella riforma della Pac.

 

Il Set aside

Si parte dall'azzeramento del set-aside, (c'è chi lo chiama gelo dei terreni, maggese, messa a riposo, di fatto uno stop alla coltivazione), che obbligava gli agricoltori a lasciare incolto il 10% dei seminativi. Una decisione presa anni fa per contrastare il continuo accumularsi nei magazzini di stoccaggio dell'Unione di cereali ritirati dal mercato per impedire che l'eccesso di offerta si traducesse in un crollo dei prezzi. Lo scenario si è completamente ribaltato. I magazzini comunitari sono vuoti e nel mondo è aumentata la richiesta di cereali, facendo schizzare in alto i prezzi. Mantenere il set-aside sarebbe un vero non senso.

 

Le quote latte

Non molto diverso è lo scenario sul fronte del latte. Le montagne di burro e latte in polvere ritirate dal mercato  sono solo un ricordo. Contingentare la produzione con le quote latte non serve più, ma nemmeno si può, come per il set-aside, azzerare il sistema da un giorno all'altro. Troppe le implicazioni economiche per gli allevatori e imponenti le ripercussioni sul mercato, con la forte probabilità di veder precipitare il prezzo del latte. Bisogna andare con cautela e preparare un "atterraggio morbido" per il dopo quote. Il sistema proposto dal Commissario Fischer Boel si basa sul progressivo aumento delle quote di produzione, con una maggiorazione annuale dell'1% a partire dalla prossima campagna, quella del 2009/2010. In questo modo si arriverebbe al 2013/2014, ultimo anno di applicazione delle quote, con un aumento complessivo del 5% che si traduce in una progressiva liberalizzazione del settore. I conti per l'Italia non sembrano però tornare. Stando a questa proposta gli allevatori si troverebbero ancora alle prese con multe da pagare sino alla campagna 2012/2013. E multe sono possibili anche in quella successiva, nel caso la produzione dovesse aumentare rispetto ad oggi. Per l'Italia, costretta ad importare fiumi di latte (ne consumiamo quasi il doppio di quanto è prodotto nella Penisola), forse si può fare qualcosa di più.

 

Si completa il disaccoppiamento

Ma il grosso della partita si gioca sul tavolo degli aiuti. Nella proposta di riforma c'è il completamento del processo di disaccoppiamento. Un termine "astruso" con il quale si definisce la decisione presa nel 2003 di slegare gli aiuti agli agricoltori dal vincolo alla produzione di un determinato prodotto. Ancora in vigore in alcune situazioni e a discrezione dei singoli Paesi, gli aiuti legati a specifiche produzioni  (dunque "accoppiati" secondo la definizione comunitaria) scompariranno del tutto (salvo rari e circoscritti casi).

 

Taglio ai “grandi”

Ma a preoccupare è il progressivo passaggio dagli aiuti diretti a quelli indiretti, che transitano attraverso i piani di sviluppo regionale. Oggi chi riceve più di 5000 euro per anno si vede detrarre una quota del 5% che viene trasferita ai bilanci dello sviluppo rurale. La Commissione propone di aumentare questa quota al 13% entro il 2012. E per le aziende che ricevono gli "assegni" più pesanti (da 100mila euro in su) il taglio potrebbe arrivare al 16% o persino al 19% e 22% rispettivamente per importi oltre 200mila e 300mila euro. Un taglio che riguarda ovviamente le aziende agricole di maggiori dimensioni. Ma nemmeno le microaziende possono stare tranquille. Chi ha meno di un ettaro o chi riceve oggi aiuti sotto i 250 euro si vedrà azzerare il sostegno di Bruxelles.

Un'altra stretta è in vista per i meccanismi di intervento. Motivati dalla necessità di "non frenare le capacità degli agricoltori di rispondere ai segnali di mercato" (sic!) la Commissione propone di abolire l'intervento per alcuni settori fra i quali anche quello delle carni suine. Che non avranno più nemmeno questa pur labile rete di protezione.

 

 

Biocarburanti, si cambia

Tagli in vista anche per le colture energetiche che non potranno più godere degli incentivi esistenti. Ma come ha tenuto a precisare il Commissario all'agricoltura, non è un ripensamento nei confronti delle politiche di sviluppo delle energie rinnovabili e in particolare dei biocarburanti, ingiustamente presi di mira quali responsabili dell'innalzamento dei prezzi dei cereali e in particolare del mais. Su questo fronte si procederà seguendo criteri di "realizzabilità" puntando ad una rapida transizione verso nuove generazioni di biocarburanti.

Che dovranno però essere concorrenziali, per costi di produzione e per efficienza energetica, con i carburanti tradizionali. Altrimenti è difficile immaginarne lo sviluppo in assenza di precise politiche di sostegno.