Molte le notizie del settore agroalimentare che hanno impegnato giornali e giornalisti nella settimana che va dal 21 al 27 aprile. Sette giorni che si sono aperti con un nuovo fronte di allarmismo alimentare, quello dell'olio di oliva contraffatto. E che le olive non le aveva viste nemmeno in fotografia. Un po' di olio di semi e un po' di betacarotene per dargli un tocco di colore e il gioco è fatto. Per fortuna pochi danni alla salute del consumatore. Molti a quello dell'immagine dell'olio. Ma si sa, quando un extravergine costa come o poco più di un olio di semi è lecito chiedersi quanto di vero ci sia scritto sull'etichetta. Interessante a questo proposito il commento di Davide Paolini su Il Sole 24 Ore del 24 aprile dal titolo "il made in Italy a tavola minacciato dai malfattori". Paolini ci ricorda anche che nel 2007 le importazioni di olio di oliva sono aumentate, mentre la produzione italiana è calata del 15%. Un dato sul quale meditare.

Altro grande tema della settimana è il caro-cereali e soprattutto il caro-riso. Su Finanza e Mercati Felice Meoli intervista il "Dottor Scotti", uomo emblema di questo cereale in Italia grazie anche alla martellante e indovinata campagna pubblicitaria con la quale reclamizza i suoi prodotti. Per lui non ci sono dubbi. Calo della produzione (ci sono state meno semine nel mondo) e aumento della domanda sono i classici meccanismi che hanno portato all'impennata dei prezzi. E se calo ci sarà non ci riporterà ai prezzi precedenti il boom.

Una spirale di crescita dei prezzi dei prodotti agricoli che ha trovato poi eco in altri giornali. Torniamo a Il Sole 24 Ore, questa volta del 25 aprile, che con la firma di Roberto Capezzoli fa il punto sul mercato dopo che il prezzo del riso ha superato quota 25 dollari al quintale. Una crescita meno "dolorosa" solo grazie alla debolezza del dollaro sui mercati valutari, ma che non manca di ripercuotersi a livello mondiale sui Paesi più poveri. Lo mette in evidenza Maurizio Ricci su Repubblica del 22 aprile, con un titolo ben indovinato "il mondo chiede più carne, sarà guerra per la bistecca". Perché con l'aumento dei costi dei cereali sarà sempre più difficile contenere i costi di produzione dei prodotti di origine animale, mentre c'è da aspettarsi un aumento dei consumi specie nei Paesi a economia in sviluppo, Cina e India in testa. Ma per molti Paesi il problema non sarà il "caro-bistecca" ma la fame. "Un mondo di fame per altri 100 milioni" è il titolo provocatorio e inquietante di un'inchiesta affrontata sulle pagine di Avvenire del 25 aprile.

Sull'onda del caro cereali si riapre la discussione sugli Ogm, che potrebbero favorire produzioni più alte e dunque fungere da calmieratori dei prezzi. Ne parla Il Giornale del 22 aprile con un intervista a Paolo Morandini (ricercatore dell'Università di Milano) intitolata " Il mais Ogm fa bene ma nessuno lo sa", cui fa eco Laura Magna su Borsa & Finanza del 26 aprile con un suo articolo intitolato "Caro-grano, prende il volo l'ogm". Per parte nostra se finisse la stagione di caccia-alle-streghe e si iniziasse a studiare il problema esclusivamente sotto il profilo scientifico sarebbe un gran bene per tutti. Ma procediamo con la lettura dei giornali della settimana.

Non solo caro cereali, ma anche caro-pomodoro, che già oggi si preannuncia per la prossima campagna con rincari del 60%, come ci ricorda Nicola Dante Basile su Il sole 24 Ore del 26 aprile.

Una settimana tutta all'insegna della rincorsa dei prezzi e forse la colpa è del petrolio che proprio in questa settimana si è lanciato verso quota 120 dollari al barile. E non deve stupire questo collegamento fra il prezzo dell'oro nero e quello delle commodity agricole. Un rapporto stretto lega infatti energia e derrate agricole come evidenzia sul Corriere della Sera del 22 aprile Giancarlo Radice.

Dall'oro nero a quello bianco, il latte, che invece chiude la settimana con una fumata nera sul fronte delle trattative per il rinnovo del prezzo per la campagna in corso. Assolatte e rappresentanze degli allevatori, alle prese con un nuovo metodo di calcolo su base indicizzata, non hanno trovato un punto di intesa. Accordo saltato, mentre cresce il pessimismo sulla possibilità di una soluzione a breve. I motivi li ricorda un articolo pubblicato su "La Provincia", uno dei quotidiani di Cremona, città certamente vocata a "dire la sua" in tema di latte.