Blue Tongue, adesso è arrivato anche il sierotipo 8. Gli altri li avevamo già. A nulla è valso il divieto a inizio marzo di importare bovini francesi dalle zone ove la malattia era presente. Nella prima settimana di aprile la Lingua Blu ha fatto la sua comparsa in un allevamento di bovini del veronese. E subito sono scattate, come consueto, le misure di protezione per impedire il diffondersi della malattia, purtroppo presente in molti Paesi europei.

Per gli allevamenti che si trovano nell'area colpita dalla malattia i guai non sono da poco. C'è ovviamente il rischio che il virus faccia la sua comparsa in stalla. Ma ciò che maggiormente preoccupa è il blocco della movimentazione dei capi. Il regolamento di Polizia Veterinaria prevede infatti che per un raggio di  100 chilometri (zona di protezione) dal focolaio della malattia gli animali non possano entrare o uscire dalle stalle. E il raggio si allarga di altri 50 chilometri per le zone di restrizione. I vincoli che in queste aree vengono imposti si traducono in forti perdite economiche per l'impossibilità da una parte di vendere gli animali giunti a maturità e dall'altro per le maggiori spese conseguenti alla permanenza degli animali in stalla. In alcuni casi, come per gli animali da avviare al macello, possono essere previste delle deroghe, ma sotto particolare sorveglianza e attenzione da parte delle autorità sanitarie.

Ma quali danni arreca questa malattia e quali sono le sue caratteristiche? Può essere utile un breve riepilogo. Anzitutto si tratta di una malattia sostenuta da un virus e colpisce i ruminanti, ma con diversa gravità a seconda della specie interessata. I più sensibili sono gli ovini nei quali la virosi si manifesta in forma grave determinando ulcere e afte, compromissione della respirazione (da cui il colore bluastro che può assumere la lingua) che può portare anche a morte. Nei bovini (ma anche nelle capre) la malattia si manifesta in forma più blanda, ma provoca in ogni caso cali produttivi anche importanti.

Benché sostenuta da un virus non è una malattia infettiva in quanto non si trasmette da animale ad animale, ma ha bisogno di un insetto (del genere culicoides, una specie di zanzara travestita da mosca) che si occupa di portare il virus dall'animale ammalato a quello sano. La presenza di acqua o comunque di aree fangose o paludose è fondamentale per la presenza del culicoides e quindi per la diffusione della malattia. Risanare le zone acquitrinose rientra fra le misure di prevenzione della malattia, che trova però la sua arma più importante nella vaccinazione, che ora sarà necessaria anche per il sierotipo 8, che vanta anche una più elevata virulenza rispetto agli altri.

Nell'area colpita e soggetta alle misure di prevenzione si stima una presenza di 1,2 milioni di vacche e altrettanti bovini da carne. Cui si aggiunge un numero elevato di ovini e caprini. Occorreranno milioni di dosi di vaccino e bisognerà attendere il prossimo mese per la campagna vaccinale. Per fortuna le spese sono sostenute dalla amministrazione pubblica, ma il blocco o comunque il rallentamento dei commerci non mancherà si riflettersi e in misura pesante sugli allevamenti, già alle prese con una difficile congiuntura di mercato.

La "mappa" aggiornata della Blue Tongue in Italia (si può consultare anche quanto pubblicato su AgricolturaOnWeb) vede ora la presenza di  focolai della malattia solo in Sardegna (ma ora si è aggiunto il caso veronese). Molte invece le regioni coinvolte con provvedimenti di restrizione al movimento di animali, si va dall’Abruzzo, alla Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia,  Sicilia, Lazio e Umbria. Poi le noti dolenti di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Trento che ora si trovano a dover fronteggiare la possibile presenza del più temibile ceppo 8.

Vale ricordare che l'Italia è in buon compagnia visto che anche Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Gran Bretgna, e Germania devono fare i conti con questo virus. E l'avvicinarsi della bella stagione e del proliferare dei Culicoides non lascia molto spazio all'ottimismo. Ma consoliamoci, questa malattia non ha nulla a che vedere con l'uomo e per una volta almeno non ci sarà nessuna campagna mediatica di sconsiderato allarmismo alimentare.

 

Foto wili_hybrid