Due casi in Spagna di Creuzfedt Jacob, meglio nota come vacca pazza. E' successo il 7 aprile. Il giorno dopo questi i titoli su alcuni giornali italiani: "Mucca pazza: due morti. Paura in Spagna (Il Mattino)". Oppure "Mucca pazza, torna l'incubo. Due vittime in Spagna. (Corriere della Sera)." Stesse note di allarme su molte altre testate. I giornalisti e i giornali hanno fatto il loro mestiere, nulla da eccepire. E' però legittimo chiedersi quali siano le conseguenze di questi allarmi alimentari, come l'ultimo, quello sulle mozzarelle alla diossina, che le analisi del 10 aprile sembrano aver sconfessato. La diossina, dicono i laboratori è nella norma. Forse, ancora una volta tanto allarme per nulla. Ma quanto ci sono costate le temute epidemie, le catastrofiche previsioni di migliaia e milioni di malati e poi di morti che non si sono mai verificate? Difficile persino ricordarle tutte.

Ad aprire la sequenza la carne agli ormoni (che negli Usa sono persino consentiti), poi la Bse (Encefalite spongiforme bovina, l'altro nome di vacca pazza), poi l'influenza aviare, oggi la diossina. Il conto porta a cifre a nove zeri (di euro, non di vecchie lire). Solo in parte sostenuti dall'amministrazione pubblica per le campagne di prevenzione, le vaccinazioni quando possibile, la mobilitazione dei servizi sanitari. Ancora più elevati i danni subiti dagli allevatori. Prima il crollo dei prezzi, poi il blocco degli allevamenti e ancora oggi il calo dei consumi che in qualche caso (si pensi alla carne bovina) stenta ancora a tornare sui livelli pre-allarme. Difficile persino tirare le somme. I danni, come si dice in questi casi, sono incalcolabili.

Gli episodi spagnoli di vacca pazza nell'uomo sembrano intanto già dimenticati. I giornali nei giorni successivi non si sono più occupati dell'argomento. O forse avranno saputo che nell'uomo questa malattia è comunque presente. Per fortuna però colpisce solo una persona su molti milioni. Forse tanto allarme è sproporzionato.

 

foto elNico