Notificata la più grande epidemia di influenza aviaria mai vista in Europa: in aumento i casi in Italia, soprattutto nella Pianura Padana e nella zona del Lago di Garda. A seguito di una richiesta italiana, l'Unione Europea erogherà, entro il 30 settembre 2023, 27,2 milioni di euro all'Italia dalla riserva agricola per il 2023 per aiutare gli allevamenti colpiti dalla malattia nel 2021 a fronteggiare la crisi nei settori ovaiolo e del pollame.

 

Nord Italia colpito dall'influenza aviaria

Secondo i dati della Commissione Europea, fra ottobre e dicembre 2021 si sono registrati 294 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) del sottotipo H5 in Italia; e i casi non danno segno di scendere.

 

Infatti, nel 2022 l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha notificato la più grande epidemia di influenza aviaria vista fino ad ora in Europa, con un totale di 2.467 focolai nel pollame, 47,7 milioni di volatili abbattuti negli stabilimenti e 3.573 casi di HPAI in uccelli selvatici.

 

L'ultimo Rapporto dell'Efsa ha mostrato come l'Italia sia uno dei Paesi Ue che, insieme a Francia, Paesi Bassi, Belgio, Germania e Austria, ha visto un aumento dei casi di influenza aviaria dalla fine di gennaio 2023 in poi, in particolare nelle regioni della Pianura Padana e nella zona del Lago di Garda, dove è aumentata a dismisura la mortalità fra i gabbiani colpiti dalla malattia, mentre minori sono stati i casi di pollame colpiti.

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27 milioni di euro per gli allevatori italiani

In seguito alla grande perdita produttiva di uova, pollame e di animali a causa dall'abbattimento delle specie infette, l'Italia ha chiesto all'Ue degli aiuti concreti.

 

La Commissione Europea ha così deciso di coprire con fondi europei il 50% della spesa italiana per supportare il mercato ovaiolo e del pollame, dispiegando 27,2 milioni di euro dalla riserva agricola europea per il 2023. Verranno erogati alle zone più colpite dalla malattia a fine del 2021 entro il 30 settembre 2023.

 

Cos'è l'influenza aviaria

L'influenza aviaria è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce prevalentemente il pollame e i volatili acquatici selvatici, causandone gravi disturbi o la morte. I dati dell'Efsa mostrano come, negli ultimi anni, l'evolversi della malattia abbia portato all'individuazione di alcuni virus HPAI che sono in grado di attaccare anche i mammiferi, quindi anche l'uomo.

 

Tuttavia, non vi sono prove che l'influenza aviaria possa trasmettersi all'uomo tramite il consumo di prodotti contaminati ma, piuttosto, la trasmissione può avvenire a diretto contatto con i volatili o con ambienti contaminati.

 

Misure preventive non più sufficienti

Per prevenire un ulteriore diffondersi della malattia, l'Italia e gli altri Paesi Ue colpiti sono stati costretti ad abbattere diversi capi di pollame negli allevamenti e a stabilire una zona di protezione con 3 chilometri di raggio dall'azienda infetta e una di sorveglianza a 10 chilometri di raggio intorno allo stabilimento colpito, come previsto dal Regolamento Delegato Ue 2020/687.

 

Oltre a questo, misure igieniche speciali come una maggiore pulizia e disinfezione negli allevamenti sono state messe in pratica ma, in assenza di un vaccino contro la malattia, gli allevatori italiani sono messi sempre più alle strette nel combattere l'influenza aviaria.

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