La presenza di alcaloidi vegetali nel polline raccolto dalle api può essere un problema per la qualità e la sicurezza alimentare di questo prodotto, quando è usato come alimento per l'uomo.

 

È bene precisare che gli alcaloidi possono essere presenti naturalmente nel polline, in funzione del tipo di piante su cui le api sono andate a bottinare.

 

Gli alcaloidi infatti sono sostanze prodotte da alcune specie vegetali che possono avere un effetto tossico sull'uomo. Alcuni alcaloidi sono ad esempio la nicotina prodotta dal tabacco, o la codeina prodotta dal papavero da oppio, sostanze che di solito comunque non si trovano nel polline.

 

Ricercare e quantificare la presenza degli alcaloidi quindi è importante per determinare la qualità del prodotto, soprattutto in quelle zone dove la presenza di alcune piante visitate dalle api possono costituire una possibile fonte di tali sostanze.

 

E recentemente i ricercatori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Izsve) hanno messo a punto e validato il metodo per ricercare queste sostanze nel polline raccolto dalle api, applicabile anche ad altri prodotti alimentari, come il tè o gli infusi.

 

Per farci spiegare in cosa consiste questa metodologia e che vantaggi ha rispetto a quelle usate fino ad ora, abbiano intervistato la dottoressa Marianna Martinello, che ha coordinato i lavori e la pubblicazione dei risultati sulla rivista scientifica International Journal of Food Science and Technology.

 

Dottoressa Martinello, intanto può dirci più nel dettaglio che tipi di alcaloidi si possono trovare nel polline d'api, da che piante derivano e che pericolosità hanno per l'uomo?
"Potenzialmente nel polline si possono trovare molti tipi di alcaloidi che sono un ampio gruppo di composti prodotti da diversi tipi di piante molto probabilmente come difesa contro gli erbivori. Sicuramente gli Ap sono stati riscontrati piuttosto frequentemente nel polline, tanto che nel 2016 l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha pubblicato un report sugli alimenti che possono contenere Ap ed il polline è tra i maggiori responsabili.

 

Questo ha portato, nel 2020 alla emissione del primo Regolamento Europeo che impone limiti in alcuni alimenti per Ap (Reg. Ue 2020/2040), e gli alimenti normati sono proprio e tisane, polline e integratori a base di polline e alcune spezie.

 

Per quanto riguarda gli At vi sono ancora pochi dati a riguardo, infatti il polline non è stato incluso nel Reg. (Ue) 2021/1408 che ha implementato gli alimenti soggetti a limitazione per queste sostanze.

 

Gli Ap sono probabilmente le tossine naturali più diffuse, presenti in più di 6mila specie vegetali, con oltre 350 molecole diverse. Le principali fonti sono le famiglie delle Boraginaceae (tutti i generi), delle Asteraceae (tribù Senecioneae ed Eupatorieae) e delle Fabaceae (genere Crotalaria). I principali problemi di tossicità cronica e acuta sono a carico del fegato, ma il gruppo di esperti scientifici Efsa ha concluso che gli alcaloidi pirrolizidinici 1,2-insaturi possono agire come cancerogeni genotossici nell'uomo.

 

Gli At si trovano naturalmente in piante di diverse famiglie comprese le Solanacee (soprattutto Atropa belladonna e genere Datura), Erythroxylaceae, Proteaceae, Euphorbiaceae, Rhizophoraceae, Convolvulaceae e Cruciferae. Il gruppo degli At comprende più di 200 composti ma i più noti e studiati sono atropina e scopolamina. Gli effetti tossici degli At sono correlati all'inibizione dei recettori muscarinici dell'acetilcolina nel sistema nervoso centrale e autonomo. I sintomi sono secchezza della mucosa del tratto digerente e respiratorio superiore, stipsi, dilatazione pupillare e disturbi della vista, fotofobia, ipotensione, bradicardia o tachicardia, aritmie, nervosismo e, in caso di sovradosaggio, ipertensione, irrequietezza, irritabilità, disorientamento, atassia, convulsioni e stress respiratorio".

 

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Marianna Martinello dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

 

Come funziona la vostra metodologia di analisi e che vantaggi ha rispetto a quelle usate fin ora?
"Il nostro metodo sfrutta una tecnica analitica molto diffusa nei laboratori chimici (estrazione e purificazione con metodo Quechers = rapido, facile, economico, efficace, robusto, sicuro) riadattata alla matrice polline, con cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa con triplo quadrupolo come metodo di rilevazione. Il metodo è stato validato, è molto veloce, semplice e sensibile".

 

Il polline d'api non ha ancora una normativa completa e specifica riguardo ai suoi parametri di qualità e sicurezza, quali sono i quantitativi massimi di alcaloidi che si possono ritenere accettabili?
"Il Regolamento (Ue) 2020/2040 della Commissione dell'11 dicembre 2020 che modifica il regolamento (Ce) n.1881/2006 per quanto riguarda i tenori massimi di alcaloidi pirrolizidinici in alcuni prodotti alimentari, stabilisce che in integratori alimentari a base di polline, polline e prodotti a base di polline, il limite massimo di Ap è di 0,5 milligrammi per chilo. Il Regolamento afferma che i prodotti alimentari elencati nell'allegato immessi legalmente sul mercato prima del 1° luglio 2022 possono rimanere sul mercato fino al 31 dicembre 2023. Esso si applica a decorrere dal 1° luglio 2022.


Per quanto riguarda gli At è stato introdotto di recente il Regolamento (Ue) 2021/1408 della Commissione del 27 agosto 2021 che modifica il Regolamento (Ce) n.1881/2006 per quanto riguarda i tenori massimi di alcaloidi tropanici in alcuni prodotti alimentari, ma il polline non è contemplato".

 

Quale è la probabilità di trovare campioni di polline con livelli di alcaloidi considerabili troppo alti?
"Nel nostro lavoro abbiamo analizzato 47 campioni di polline provenienti da Veneto e Valle d'Aosta e in circa la metà abbiamo riscontrato presenza di Ap ma nessuno sopra il limite massimo, e soltanto due campioni sono risultati contaminati da At. Osservando i dati in letteratura su Ap, si può affermare che i campioni di polline che risultano contaminati da queste tossine sono, a seconda degli studi, tra il 30 e l'80% dei campioni analizzati. Questa variabilità è facilmente spiegabile dal fatto che gli alcaloidi derivano dalle piante che le api visitano e quindi dalla diffusione delle stesse nelle aree di origine del polline. Le piante che producono Ap, ad esempio, sono maggiormente diffuse in aree biogeografiche mediterranee e tropicali piuttosto che continentali e alpine".

 

Quando consigliereste ad un apicoltore di far analizzare il suo polline per la ricerca di alcaloidi?
"Gli alcaloidi sono sostanze naturali di origine vegetale e la loro presenza nel polline dipende dalle piante bottinate dalle api, e quindi dalla flora e fauna locali. La presenza di alcaloidi può essere ridotta solo in modo preventivo: gli apicoltori dovrebbero allontanare o evitare di posizionare gli apiari nei pressi di zone dove la presenza di piante che producono questi alcaloidi sia importante. Eventualmente, se si sospetta una discreta presenza di tale vegetazione nei pressi degli apiari, sarebbe consigliabile sottoporre il polline prodotto dalle api ad un'analisi preventiva, vista anche l'entrata in vigore dei limiti massimi di Ap dal 1° luglio 2022".

 

E volendo, il vostro metodo di analisi è già usabile dagli apicoltori? E se sì, come possono fare per fare analizzare il loro polline?
"Il nostro metodo è già fruibile dagli apicoltori che possono conferire i campioni da analizzare presso l’Izs delle Venezie (bastano circa 5 grammi). Tutte le informazioni relative alle modalità di conferimento dei campioni, alle analisi e ai costi sono disponibili nella sezione "Servizi" del sito dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie".