Un progetto che vede coinvolti 14 paesi e 42 organizzazioni per un periodo di cinque anni, per poter arrivare nel 2023 ad una conoscenza più approfondita e organica sulle dinamiche e gli effetti sulle api dovuti all'accumulo di più molecole, anche grazie allo sviluppo di nuovi protocolli sperimentali e modelli previsionali.
L'Italia parteciperà al progetto con due enti di ricerca, l'Università di Udine e il Crea, Centro di ricerca agricoltura e ambiente, e due associazioni di categoria, Coldiretti e Unaapi, in rappresentanza del mondo agricolo.
E noi abbiamo intervistato Cecilia Costa, che si occuperà per il Crea del progetto.
Cecilia Costa, intanto che significa il nome PoshBee?
"PoshBee è la forma abbreviata di 'Pan-european assessment, monitoring, and mitigation Of Stressors on the Health of Bees', ovvero 'Valutazione, monitoraggio e mitigazione dei fattori di stress sulla salute delle api".
(Fonte foto: Crea)
Di cosa si occuperà il Crea in questo lavoro?
"Il Crea si occuperà prima di tutto di organizzare i siti di monitoraggio per l'Italia, secondo un protocollo comune agli otto paesi in cui verrà svolta questa prima parte del progetto: oltre all'Italia partecipano Estonia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera.
Il Work package monitoraggio prevede la collocazione in sedici siti, otto meleti e otto campi di colza, di tre alveari, tre nidi di bombi e tre aggregazioni di osmie, che forniranno indicazioni sulla presenza di agrofarmaci, sull'incidenza delle malattie e sulla qualità della nutrizione.
I siti di monitoraggio sono scelti in base al diverso livello di uso di agrofarmaci e al diverso gradiente di habitat naturale nei dintorni del sito. Per i meleti avremo quelli bio che rappresenteranno il basso impatto e quelli da produzione integrata - adesso obbligatoria - che rappresenteranno un impatto più alto; per i campi di colza cercheremo di avere un gradiente di uso di agrofarmaci basandoci anche sull'estensione e coltivazione delle superfici seminative nelle vicinanze del campo prescelto. Per entrambe le colture, meli e colza, il partner Coldiretti ha individuato siti che si collocano su un gradiente di presenza di habitat naturali (incolti, boschi, corsi d'acqua), in modo da avere informazioni per valutare la specificità del contesto o possibili fattori di confondimento. I siti per i meleti sono in Trentino, mentre i campi di colza sono in Piemonte.
Nei giorni 27 e 28 febbraio si è svolto al Crea-Aa a Bologna un workshop per i partner del progetto coinvolti nel monitoraggio dedicato alla messa a punto e standardizzazione dei metodi di raccolta dei dati sperimentali relativi al monitoraggio, che prevedono altre alla raccolta di matrici tradizionali quali api, pane delle api, cera, anche l'emolinfa (per tutte e tre le specie) e il nettare dalle bottinatrici (per api e bombi).
Il Crea ha anche il ruolo di analizzare una buona parte dei campioni provenienti dai siti di monitoraggio degli otto paesi per la presenza di residui di agrofarmaci o loro metaboliti (in particolare noi analizzeremo le matrici 'api, cera e gelatina reale'), oltre ad analizzare i campioni provenienti dalle prove di semi-campo e dai test di tossicità.
Per quanto riguarda la parte sperimentale, il Crea sarà coinvolto nella creazione di curve dose-risposta per molecole rappresentative delle tre classi insetticida/acaricida, fungicida ed erbicida per Apis mellifera (mentre altri partner faranno lo stesso lavoro per bombi e osmie) e sarà responsabile della determinazione della tossicocinetica delle molecole selezionate a livello di ape individuale. Il risultato sarà una conoscenza dettagliata delle dinamiche di degradazione dei agrofarmaci e dell'esposizione sistemica nelle api. Il Crea sarà anche coinvolto nella valutazione degli effetti cronici di molecole singole e multiple in test di laboratorio (per esempio applicando il 'proboscis extension reflex' test). Oltre a me, fanno parte del gruppo di lavoro del Crea-Aa coinvolto nel progetto PoshBee anche i ricercatori Piotr Medrzycki e Gennaro Di Prisco e la responsabile del laboratorio di analisi Giorgia Serra".
E l'Università di Udine?
"L'Università di Udine sarà coinvolta in prove sull'interazione tra effetto dei agrofarmaci e delle malattie sulla salute delle api, e svolgerà un ruolo importante nella messa a punto di un modello previsionale basato sui risultati del monitoraggio e dei test in laboratorio.
Uno degli obiettivi di PoshBee infatti è di integrare tutti i dati raccolti dal monitoraggio, dalle prove di laboratorio e di semi-campo in modo da estrapolare i nostri risultati ad altre molecole."
Quale sarà il ruolo delle associazioni di categoria e del mondo agricolo?
"Codiretti e Unaapi saranno attivamente coinvolti nella parte del monitoraggio, collaborando nella scelta dei siti, fornendo gli alveari e garantendo la gestione degli stessi, nonché apportando un supporto nell'attività di rilevazione dati (sulle api e sull'agro-ecosistema). Sono inoltre presenti nei momenti di discussione e pianificazione, portando il punto di vista degli agricoltori e degli apicoltori".
Quali sono oggi le maggiori lacune conoscitive degli effetti degli agrofarmaci sulle api?
"Le lacune principali riguardano gli effetti della combinazione di fattori di stress, che verosimilmente si presentano in situazioni di campo: per esempio l'esposizione a più molecole (inclusi erbicidi e fungicidi, oltre a insetticidi), la scarsa diversità di risorse nutrizionali, unitamente alla presenza di patogeni. E mentre per Apis mellifera molti studi sono stati svolti negli ultimi anni sugli effetti dei fattori di stress (agrofarmaci, perdita di habitat, diffusione di patogeni), gli effetti di tali fattori su altri impollinatori richiedono un approfondimento. Uno degli obiettivi di PoshBee è dunque sviluppare e validare protocolli per test tossicologici su bombi e api solitarie, da poter eventualmente integrare nelle linee guida di valutazione del rischio degli agrofarmaci".
Partecipanti al workshop di standardizzazione dei protocolli per raccolta dati di monitoraggio - Bologna, 27-28 febbraio 2019
(Fonte foto: Crea)
Cosa ci si aspetta di ottenere come risultati, per la parte italiana del progetto?
"In Italia abbiamo avuto Apenet e Beenet, quindi la rete di monitoraggio con raccolta di dati relativi a residui di agrofarmaci, presenza e rilevanza di patogeni e valore nutrizionale delle risorse presenti, non è una novità assoluta, come può esserlo invece per altri paesi coinvolti. Il monitoraggio di PoshBee presenta però degli elementi innovativi, quali il coinvolgimento di bombi e osmie e un'approfondita analisi del paesaggio circostante sia in termini di copertura del suolo (con uso di tecnologie digitali/satellitari) che di presenza di vegetazione e di insetti impollinatori tramite rilievi in campo.
Il fatto che lo stesso protocollo di monitoraggio, sulle stesse colture, sia svolto in altri paesi europei, ci consentirà di confrontare l'impatto ambientale del sistema produttivo italiano, almeno per quanto riguarda le due colture considerate. In Italia e in Irlanda, inoltre, verrà svolto uno studio del paesaggio a livello nazionale (uso del suolo, dati agronomici) per fornire dati al sistema di simulazione collegato con il modello in corso di sviluppo nel progetto MUST-B promosso da Efsa per la valutazione integrata del rischio di fattori multipli, incluso il paesaggio, sulla salute delle api".
E più in generale per il progetto nel suo complesso?
"Il progetto PoshBee si pone tre obiettivi: il primo è la determinazione dell'esposizione di api allevate e selvatiche ad agrofarmaci utilizzati in situazioni reali di campo, e come tale esposizione interagisca con l'incidenza di patogeni e con il paesaggio per influenzare lo stato di salute delle api; il secondo è la caratterizzazione delle relazioni causali tra agrofarmaci, patogeni e nutrizione sullo stato di salute delle api; e il terzo obiettivo è lo sviluppo di nuovi protocolli e strumenti per facilitare la diagnosi e il monitoraggio dello stato di salute delle api.
PoshBee quindi realizzerà la prima valutazione europea del livello di esposizione degli insetti pronubi ai agrofarmaci in ambienti agricoli, in combinazione con l'incidenza di fattori di stress legati a patogeni e parassiti e alle risorse nutrizionali. Le capacità congiunte di esperti del settore apistico, agricolo, ecotossicologico e della ricerca contribuiranno a stabilire protocolli innovativi per la valutazione degli agrofarmaci, nuovi strumenti molecolari basati sulla proteomica per la diagnosi dello stato di salute delle api e modelli integrati che tengano conto del paesaggio per la valutazione del rischio posto dalle attività agricole sulla salute delle api.
Il raggiungimento di questi obiettivi potrà fornire agli agricoltori e ai legislatori europei strumenti per mitigare i danni agli insetti pronubi, sostenere il settore apistico e salvaguardare l'impollinazione delle colture e della flora spontanea".