La zootecnia è uno dei settori che maggiormente si è giovata dell'innovazione tecnologia. Basti pensare alle giostre per la mungitura automatizzata, ai software per la calibratura delle razioni o ai sensori per determinare il calore delle vacche. Ma i margini di miglioramento sono ancora ampi e durante Seeds&Chips, il summit internazionale dedicato all'innovazione Agrifood, diverse aziende hanno presentato le loro idee.

In Ovo è una startup olandese che ha messo a punto un sistema per determinare il sesso del pulcino quando è ancora embrione all'interno dell'uovo. Ogni anno infatti 3,2 miliardi di pulcini vengono uccisi perché non utili alla produzione di uova. Una crudeltà per molti consumatori che protestano contro questa pratica che, tuttavia, è inevitabile.

In Ovo ha messo a punto un macchinario che in maniera semi-automatica preleva un piccolo campione dall'uovo fecondato e lo analizza andando a cercare dei biomarcatori presenti solo nelle uova da cui nascerà un pulcino maschio. Sette secondi a uovo e pochi centesimi di spesa potrebbero eliminare un problema per l'allevatore, che deve smaltire migliaia di pulcini, e rappresentare un valore aggiunto per il consumatore.

"Per l'azienda l'utilizzo di questi sistemi rappresenta un costo in più, inutile negarlo", spiega ad AgroNotizie Wouter Bruins, fondatore di In Ovo. "Ma noi crediamo che il consumatore sarebbe disposto a spendere qualche centesimo in più a uovo per sapere che nessun pulcino è stato ucciso inutilmente".

Con bovini e ovini, passando per caprini ed equini lavora invece Sop, azienda di Busto Arsizio (Va) che sfrutta il potenziale del microbiota per sviluppare prodotti per l'agricoltura e la zootecnia. Prodotti che nel caso delle bovine da latte aiutano l'assorbimento dei nutrienti o il rafforzamento delle difese immunitarie. E che nei cereali intensificano lo sviluppo dell'apparato radicale per migliorare l'assorbimento dei nutrienti e dell'acqua.

"Sviluppando l'interazione tra batteri e radici a livello del terreno possiamo fare in modo che la pianta possa approfittare del nutrimento disponibile e produrre di più con la stessa quantità o addirittura dosi minori di fertilizzanti", spiega ad AgroNotizie Paola Luparia, responsabile ricerca e sviluppo di Sop srl.
"Ma i nostri prodotti aiutano anche la bioresilienza degli animali, la capacità cioè di resistere agli stress legati all'allevamento stesso. Animali più sani, che necessitano di meno interventi farmaceutici e in grado di produrre di più e con una migliore qualità".
 

Ad unire Big data e allevamenti intensivi ci ha pensato Porphyrio, una startup belga che ha sviluppato un sistema di analisi dei dati che trasforma la grande mole di informazioni oggi presente in azienda trasformandola in indicatori utili alla gestione aziendale.

Negli impianti zootecnici industriali già oggi ci sono molti sensori che controllano il corretto svolgimento dell'attività produttiva. Sensori che generano una mole enorme di dati che poi spesso finiscono inutilizzati nei server dell'azienda. L'obiettivo di Porphyrio è trasformare quei dati in informazioni utili a migliorare la produzione.

In un allevamento di galline ovaiole ad esempio Porphyrio analizza la quantità di acqua e mangimi utilizzati, il numero di uova prodotte dalle galline e il loro peso e invia un alert all'agricoltore nel caso in cui ci siano dei problemi.