L’allevamento bufalino fa parte della tradizione italiana ormai da decenni e, nelle zone vocate, rappresenta attualmente la ricchezza economica più grande, con un mercato forte e in continuo sviluppo. La richiesta di mozzarella di bufala, anche sul mercato estero, sembra essere infatti in continuo aumento, e questo fa sì che le tecniche di allevamento, produzione e certificazione di filiera siano in continua evoluzione.

Il mercato italiano della mozzarella di bufala viene definito "stagionale", in quanto nel periodo primaverile-estivo la richiesta di prodotto cresce esponenzialmente, anche se la bufala, da un punto di vista fisiologico, sarebbe per natura predisposta alla produzione di latte nei momenti più freddi dell’anno.

Proprio per questo motivo sono state sviluppate tecniche di “destagionalizzazioneriproduttiva delle bufale al fine di fronteggiare la richiesta di mercato.

Riuscire a concentrare l’epoca dei parti nei primi mesi dell’anno è perciò oggigiorno uno dei punti critici dell’allevamento della bufala da latte.

Molta importanza a tal proposito, oltre ad un’adeguata gestione riproduttiva veterinaria, ricopre l’alimentazione e l’integrazione mineral-vitaminica sottoposta agli animali. Una buona integrazione nel periodo di transizione, includendo tutta l’asciutta e i primi periodi di lattazione, deve prevedere il giusto bilancio tra la quota minerale dei macroelementi, e quella dei microelementi. Tra i macro sono infatti importanti calcio, fosforo, magnesio e potassio nelle giuste proporzioni, mentre tra i micro ricoprono una certa rilevanza soprattutto selenio e zinco per la stimolazione del sistema immunitario, per il supporto metabolico in qualità di antiossidanti e per la prevenzione (selenio) di miodistrofie nei vitelli bufalini.

La bufala è molto meno soggetta a disturbi metabolici nel post-partum rispetto alla vacca, sebbene deve anch’essa produrre del latte, non in quantità, ma di qualità, per essere idoneo alla produzione di mozzarella.

E’ un animale la cui dieta deve essere caratterizzata da una quota di fibra importante, sia per un motivo prettamente fisiologico (la sua popolazione microbica ruminale presenta una quota importante di batteri cellulosolitici utilizzatori della fibra) che funzionale (più la fibra c’è e viene utilizzata dai batteri, più la percentuale di grasso nel latte si terrà costante).

A supporto dei primi periodi della lattazione, infatti, per ottimizzare la razione e farla sfruttare al meglio dalla bufala, è consigliabile un’integrazione con probiotici (lieviti). A tal proposito Nutreco Italy ha messo a punto un pool di probiotici spenti, caratterizzato da Aspergillus Oryzae, S. Cerevisiae e K. Fragilis (Trouwferm), che sul campo stanno dando ottimi risultati. In particolare l’Aspergillus Oryzae, attraverso la sua azione enzimatica, ha il ruolo importante di rendere la fibra più biodisponibile per i batteri cellulosolitici, supportandone l’attività.

E’ opportuno utilizzare probiotici anche in caso di bruschi cambi di alimentazione, o in altre situazioni che alterino i normali equilibri dell’allevamento creando stress negli animali.

Questo articolo fa parte delle collezioni: