“Siamo favorevoli all’abolizione delle quote. Stiamo aspettando la nuova fase, anche perché l’attuale sistema non funziona e ha indotto gli allevatori a spendere soldi in produzioni di carta, distogliendo le risorse dagli investimenti per produrre”.
Joris Baecke, presidente del Ceja, l’Associazione dei giovani agricoltori europei, rimarca la posizione liberista, proprio mentre l’Unione europea presenta il secondo rapporto sul mercato del latte in vista dell’abolizione delle quote.
“Agli allevatori serve un nuovo approccio per affrontare gli scenari futuri, unendo le forze in modo da essere più orientati al mercato – prosegue Baecke -. L’alleanza dei produttori sarà un’occasione per diventare un partner migliore per l’industria. Saremo più reattivi e preparati per rispondere alle esigenze di chi trasforma e valorizza il latte”.
Avanti tutta, dunque, senza incertezza. E a quanti pensano di mantenere in vita l’attuale modello produttivo, il pragmatico presidente olandese obietta che “le quote non hanno saputo difendere il prezzo e nemmeno fronteggiare la crisi”. Piuttosto, meglio accelerare con una “comparazione delle produzioni e dei mercati a livello comunitario e far partire una campagna di informazione all’intero settore, per contrastare i pericoli della disinformazione”.
Da alcune analisi sembra che i principali Paesi a vocazione lattiera del Nord Europa si stiano attrezzando per implementare la produzione. Addirittura, alcuni esperti prevedono che l’Olanda passerà dagli attuali 11 milioni di tonnellate di latte prodotto annualmente a 20-25 milioni nell’era post-quota, accompagnando il boom a soluzioni di filiera corta e di lavorazione diretta del latte, ove possibile.
Operazioni, però, che necessitano alla base “adeguata informazione per gli allevatori, anche per pianificare soluzioni parallele, come ad esempio interventi legati all’alimentazione della mandria e al contenimento dei costi”.
Secondo il report della Commissione, la produzione di latte dell’Ue dovrebbe registrare un aumento complessivo pari a circa l’8% dal 2009 al 2022, mentre il latte consegnato alle latterie dovrebbe aumentare del 10% circa.
Nel 2014-2015, ultimo anno in regime di quota, le consegne di latte dell’Ue si prevede che siano di circa il 6% al di sotto di quota.
L’impatto con la nuova era di libero mercato, insomma, al momento può contare su un atterraggio morbido, come auspicato proprio da Bruxelles ai tempi della decisione di pensionare il sistema attuale.
Ma il condizionale, in questi casi, è d’obbligo.
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Autore: Matteo Bernardelli