La Fao e l'Oie (l'Organizzazione mondiale per la salute animale) lanciano un appello ai governi affinché sottoscrivano una moratoria a livello mondiale sulla ricerca di laboratorio che implichi lavorare con virus vivi di peste bovina.
L'iniziativa Fao/Oie è stata decisa per far sì che venga distrutto il materiale biologico ed i campioni di virus potenzialmente pericolosi attualmente conservati in oltre 40 laboratori, alcuni dei quali con insufficienti livelli di biosicurezza. Alcune riserve di virus dovrebbero comunque essere conservate per poter produrre vaccini e per la ricerca, nel caso la malattia dovesse riapparire a livello di animali selvatici o in conseguenza di comportamenti accidentali o intenzionali.
La peste bovina è stata dichiarata ufficialmente debellata un anno fa: il virus che causa questa letale malattia nel bestiame (non colpisce gli esseri umani) esiste al momento solo in esemplari di laboratorio.
"La moratoria è fondamentale per evitare rischi biologici, fino a quando non sarà istituito un meccanismo di controllo che approvi solo la ricerca necessaria per continuare il lavoro di vigilanza e di preparazione all'emergenza nel caso la malattia dovesse riapparire", dice Kazuaki Miyagishima, a capo del Dipartimento scientifico e tecnico dell'Oie. "Fintanto che il virus è presente in così tanti laboratori, non possiamo affermare che non vi sia rischio di una ricomparsa della malattia".
"Bisogna distruggere i rimanenti stock di virus non sicuri e mantenere un livello alto di sorveglianza fino a che quest'operazione non sarà portata a termine" ha aggiunto Miyagishima.
La distruzione del virus dovrebbe dunque essere la priorità. In alcuni casi il materiale biologico contenente il virus potrebbe essere mandato ad una struttura ad alto livello di isolamento, approvata dalla Fao e dall'Oie, per essere conservato in condizioni di sicurezza biologica. I Paesi africani, per esempio, hanno trovato un buon modello concordando di distruggere o trasferire il loro materiale biologico contenente il virus sotto la custodia del Centro Panafricano di vaccini dell'Unione Africana, che ha sede in Etiopia.
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Fonte: Fao