Sono quasi 50 milioni e poco meno di venti milioni di queste vivono in assenza di benessere. Sono le galline ovaiole dell'Unione europea, per le quali a inizio gennaio è diventata operativa la direttiva sul benessere animale, che prevede l'allevamento a terra o in gabbie di dimensioni maggiorate. Se ne è parlato a lungo e da tempo anche su Agronotizie anticipando che non ci sarebbero state deroghe e che l'Italia stava rischiando di cadere in infrazione per non aver aggiornato gran pare dei suoi allevamenti. A poco è servita la “dichiarazione d'intenti” con la quale gli allevamenti hanno preso l'impegno a mettersi in regola entro tempi certi. Gli ispettori sguinzagliati dalla Ue (si veda Agronotizie di due settimane fa) non hanno accettato compromessi e per l'Italia, come per altri 12 Paesi, la Commissione ha avviato il procedimento di infrazione con l'invio della notifica formale della mancata applicazione della direttiva 74/1999.

 

Difficile evitare la multa

Per fermare la procedura sarebbe necessario rispondere alla Commissione opponendo ragionevoli motivazioni sulle cause che hanno impedito di ottemperare agli obblighi comunitari. Non sarà semplice, visto che abbiamo avuto a disposizione 12 anni per metterci in regola, ma come troppe volte accade attendiamo che proroghe e rinvii risolvano il problema. Così non è stato e in mancanza di una risposta la Commissione imporrà un adeguamento degli allevamenti entro il termine di due mesi. Una scadenza che non potrà certo essere rispettata (aggiornare un allevamento richiede tempo e denaro) e ciò porterà l'Italia di fronte alla Corte di Giustizia della Ue. E saranno multe. Ma non è finita qui.

 

Poi toccherà ai suini

Poco meno di un anno ci separa dalla prossima scadenza con il benessere dei suini. Dal primo gennaio del prossimo anno, infatti, saranno fuori legge i box individuali per le scrofe. E il commissario alla Salute, John Dalli, ha già detto che farà di tutto per assicurare l'applicazione della norma. Come insegna l'esperienza per le ovaiole, sperare in deroghe e rinvii è una pratica che non paga. Almeno per i suini non facciamoci trovare impreparati.