Sono ormai cinque anni, con poche e rare interruzioni, che gli allevatori di suini continuano a produrre in perdita. Colpa dei costi crescenti e dei prezzi del suino pesante in costante flessione. Una situazione insostenibile, ha ribadito il presidente dei suinicoltori (Anas), Andrea Cristini, intervenendo in occasione del convegno “La nuova Pac e la filiera suinicola italiana” che si è tenuto in occasione della Rassegna suinicola internazionale che si è svolta a Reggio Emilia dal 14 al 16 aprile. Per trovare le soluzioni adatte occorre analizzare le cause di questa crisi, che origina dalla peculiare specializzazione italiana nella produzione del suino pesante, destinato alla trasformazione in prosciutti e salumi per il circuito Dop, divenuto una sorta di mono prodotto dei nostri allevamenti. L'impossibilità di diversificare la produzione ha così portato ad un eccesso di produzione la cui conseguenza è il crollo dei prezzi. Un tunnel dal quale si esce o chiudendo una parte degli allevamenti o indirizzando la produzione verso un animale più leggero di non oltre 130 kg (il suino intermedio, lo ha definito Cristini). Scartata la prima ipotesi per le ovvie considerazioni di carattere economico e sociale, non resta che aprire alla produzione di suini leggeri per la produzione di carne, segmento sul quale l'Italia è fortemente deficitaria e dove le importazioni coprono quasi la metà del nostro fabbisogno. Resta da verificare se gli allevamenti da carne italiani saranno in grado di competere in termini di costi di produzione con quelli del Nord Europa dai quali oggi ci riforniamo.

 

Etichette e nuova Pac

La partita è tutta da giocare e non si potrà contare sulla stabilità dei mercati, ha ricordato nel suo intervento il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. Siamo entrati, ha ricordato De Castro, in una nuova fase dove le eccedenze alimentari del passato sono state sostituite da una una situazione deficitaria per l'aumento della domanda mondiale di derrate alimentari, latte, carne e cereali al primo posto. Bisogna dunque attrezzarsi per una “gestione dell'instabilità”, cosa che la nuova Pac si appresta a fare utilizzando due leve, la protezione degli agricoltori e la gestione del mercato. Gli strumenti sono contenuti in due strumenti legislativi in fase di approvazione, il pacchetto qualità e il pacchetto latte. Il primo interviene ad esempio sulla etichettatura e il secondo promuovendo l'interprofessione e nuovi strumenti contrattuali. Un punto di grande interesse per l'Italia sarà il superamento dei problemi legati alla programmazione delle produzioni, strumento che affidato ai Consorzi Dop potrebbe restituire tonicità al mercato, ma sino ad oggi bloccato a livello nazionale dalle norme antitrust.

Per l'etichettatura, ha ricordato De Castro, ha grande significato l'approvazione dell'emendamento 101 (che vede come prima firma quella dello stesso De Castro) grazie al quale per tutte le carni (comprese quelle di suino) scatterà l'obbligo, a conclusione dell'iter legislativo che si concluderà entro l'estate, di indicare in etichetta la provenienza.

 

Alleanze indispensabili

Ma altri ancora saranno i banchi di prova sui quali i suinicoltori dovranno misurarsi a livello nazionale e non solo europeo. L'Assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, ha lanciato in occasione della Rassegna suinicola internazionale la proposta di un accordo quadro fra allevatori e industrie del settore. Uno strumento che potrebbe aiutare, fra l'altro, ad aprire un dialogo costruttivo con la Gdo (grande distribuzione organizzata), dalla quale passa una parte rilevante del consumo di carni suine e di prodotti della salumeria. Anche su questo fronte la Ue si sta muovendo per favorire un'armonizzazione dei tempi di pagamento. Ci sarà poi da fare i conti con la nuova Pac, dopo il 2013. Ormai è certo, gli aiuti ci saranno ancora, ma saranno sganciati dalla produzione (disaccoppiamento). L'obiettivo è quello del riequilibrio delle risorse, che sino ad oggi hanno premiato le agricolture del Nord Europa. Ma la peculiare situazione dell'agricoltura italiana richiede a sua volta risposte mirate e interventi per ammorbidire l'impatto che la nuova Pac potrà avere per le nostre produzioni. Ed è oggi che occorre presentarsi a Bruxelles con proposte adeguate. Domani, a regole fatte, inutile lamentarsi.