“Se entro la fine del mese non arriveranno proposte da parte dei Servizi Fitosanitari delle Regioni e delle Provincie autonome, di modifiche sostanziali al Mipaaf, Ministero Politiche agricole alimentari e forestali, i disciplinari tecnici proseguiranno l’iter che prevede la firma da parte del ministro e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”. Dopo più di due anni di gestazione è in dirittura d’arrivo il pacchetto delle norme che regoleranno su scala nazionale i criteri per la certificazione volontaria del mondo vivaistico, arrivando così ad uniformare su tutto il territorio le singole realtà regionali e provinciali.
A fare il punto sullo stato dell’arte dei programmi di certificazione del materiale di propagazione vegetale è Luigi Catalano, coordinatore di Civi-Italia, il Centro inter-professionale per le attività vivaistiche, riconosciuto dal Mipaaf come unico organismo interprofessionale nazionale del settore e presieduto da Giandomenico Consalvo.
“Le piante certificate rappresentano il più elevato livello di garanzia che il vivaista è in grado di offrire - sottolinea Catalano - e la certificazione è un presupposto fondamentale e irrinunciabile visto il ruolo fondamentale che il mondo vivaistico gioca per il successo dell’intero comparto frutticolo”.

L’evoluzione della normativa: principali modifiche  
Com’è noto, il DM 24/7/2003 sull’Organizzazione del servizio nazionale di certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto ha ridisegnato e disciplinato l’organizzazione e l’articolazione Servizio nazionale di certificazione, la definizione e l’attuazione delle fasi della certificazione, la definizione delle categorie dei materiali di certificazione e il riconoscimento di accessioni e cultivar, cloni e selezioni da sottoporre a certificazione.
Il Servizio nazionale di certificazione si articola in:
· Cnc, Comitato nazionale per la certificazione, composto da esperti della materia, di cui ben sette nominati dalla conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome;
· Segreteria operativa, con funzioni di supporto al lavoro del Cnc,
· Servizi fitosanitari regionali e delle province autonome.

Le modifiche organizzative maggiori riguardano le fasi di conservazione per la premoltipicazione e la fase di premoltiplicazione (decentrate rispetto al passato, dal momento che possono essere svolte anche da soggetti pubblici o privati operanti sul territorio nazionale, riconosciuti dal Cnc), i controlli (sia accertamenti sanitari, sia di corrispondenza varietale, sono di esclusiva competenza dei Sfr) e infine gli oneri finanziari per il funzionamento dei programmi di certificazione sono a carico degli utilizzatori (I vivaisti).
Successivamente il Mipaaf, con decreto, ha provveduto a riconoscere i Centri di conservazione e di premoltiplicazione, che costituiscono la struttura logistica del servizio nazionale di certificazione.

Un ulteriore passo è stato quello del DM 4 maggio 2006, Disposizioni generali per la produzione di materiale di moltiplicazione certificato delle specie arboree ed arbustive da frutto nonché delle specie erbacee a moltiplicazione agamica, che contiene le norme generali per la certificazione genetico-sanitaria volontaria del materiale di propagazione, comuni a tutte le specie certificabili (prunoidee, pomoidee, agrumi, olivo, fragola e noce).

L’ultima tappa: una proposta unanime
“Per completare il quadro normativo che permetta finalmente di attuare su scala nazionale la certificazione volontaria - dice Catalano - mancano i disciplinari tecnici, la cui proposta è stata presentata il 18 luglio scorso al Comitato fitosanitario nazionale che riunisce tutti i Servizi fitosanitari delle regioni italiane e delle province autonome e che è il risultato unanime ottenuto dal Comitato nazionale di certificazione dopo un approfondito confronto che ha tenuto conto di numerosi fattori”.
In primis della reale possibilità di attuazione da parte dei vari attori della filiera dei disciplinari tecnici, intesi come strumenti pratici e realizzabili, che assicurino reali garanzie sulla qualità del prodotto certificato, ma nello stesso tempo in linea con le normative nazionali e comunitarie in materia fitosanitaria e di produzione e commercializzazione del materiale di propagazione. Ma anche dei disciplinari tecnici in vigore in altri Paesi dell’Ue, per qualificare al più alto livello le produzioni italiane e per poter avere riconoscimento reciproco con altri sistemi di certificazione (Olanda e Francia su tutti).
“Il Comitato fitosanitario ha espresso un positivo parere di massima alle bozze dei disciplinari -afferma il coordinatore di Civi-Italia – nei prossimi giorni i disciplinari saranno nuovamente inviati a tutti i Servizi fitosanitari regionali con alcune piccole modifiche.
L’ultimo atto sarà rappresentato da una circolare applicativa per i Servizi, al fine di attuare le norme così faticosamente concordate in maniera omogenea sul territorio nazionale”.

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