In viticoltura si fa ampio uso di fungicidi per tenere sotto controllo fitopatie potenzialmente molto pericolose per la produttività del vigneto, come l'oidio e la peronospora. Tuttavia l'Unione europea, la Grande distribuzione organizzata (Gdo) e i consumatori chiedono un minor impiego di agrofarmaci di sintesi. Una richiesta che si farà ancora più pressante con la nuova Pac e con la strategia From farm to fork, che mira a ridurre del 50% l'impiego di fitofarmaci e ad aumentare le superfici in biologico, dove oggi gli strumenti per difendere le piante non sono molti.

Una interessante sperimentazione arriva dal Centro di ricerca viticoltura ed enologia del Crea di Conegliano dove si sta testando in campo il robot Icaro X4, realizzato dalla ditta Free green nature, in grado di trattare con i raggi ultravioletti le viti per difenderle proprio dai patogeni fungini.


I raggi UV per la difesa delle viti

"I raggi UV-C sono in grado di stimolare le difese naturali delle viti, di devitalizzare le cellule fungine e le lampade producono ozono che a sua volta ha un'azione fungicida", spiega Diego Tomasi, direttore del centro di ricerca di Conegliano.

Il robot ha un funzionamento relativamente semplice. È infatti in grado di muoversi autonomamente in un vigneto grazie al posizionamento Gps e all'utilizzo di sensori di campo. Una volta impostata la traiettoria si muove dunque da solo tra i filari e colpisce le foglie con i raggi UV-C prodotti da apposite lampade.

Tali radiazioni sono in grado di devitalizzare i microrganismi presenti sulla superficie delle foglie o dei grappoli. "Contro l'oidio i raggi ultravioletti sono efficaci al 100% in quanto questo fungo si sviluppa sulla superficie della foglia. Mentre per quanto riguarda la peronospora, che penetra attraverso gli stomi e si insedia in profondità nei tessuti, l'efficacia è più limitata", spiega Tomasi.

Per quei vigneti situati in areali in cui la peronospora non è un problema l'utilizzo dei raggi ultravioletti potrebbe essere dunque risolutivo e consentire una riduzione sensibile dei trattamenti.


Come detto, per quanto riguarda la peronospora l'efficacia non è totale. Sicuramente i raggi UV-C hanno un effetto anti sporulante, in quanto le fruttificazioni di Plasmopara viticola si formano esternamente alla foglia. Inoltre l'azione fungicida potrebbe risultare maggiormente efficace se i trattamenti venissero fatti precocemente, ad esempio durante o subito dopo le piogge, quando le zoospore "nuotano" nel film d'acqua che ricopre le superfici vegetali per raggiungere gli stomi e sono dunque facilmente aggredibili.


La sperimentazione a Conegliano

I test condotti da Tomasi, resi possibili anche da un contributo economico della Banca Prealpi SanBiagio, hanno l'obiettivo di misurare l'efficacia dei trattamenti contro i principali patogeni fungini, ma anche di individuare il timing ideale per gli interventi, così come la corretta potenza delle lampade o la velocità di avanzamento.

Un'accortezza già identificata riguarda il timing dei trattamenti. I funghi hanno infatti dei naturali meccanismi che gli permettono di difendersi dai raggi ultravioletti presenti nello spettro della luce solare. Queste difese, efficaci di giorno, si abbassano invece durante la notte lasciando vulnerabile il patogeno. E dunque il robot sarà costretto a effettuare trattamenti solamente dopo il calare del sole.

Non bisogna poi sottovalutare gli altri due metodi di funzionamento dei raggi ultravioletti. Le radiazioni UV sono infatti in grado di stimolare le naturali difese della pianta. Può sembrare un aspetto di poco conto, ma le viti sono in grado di produrre sostanze fungicide e fungistatiche che possono bloccare lo sviluppo dei funghi. D'altronde agrofarmaci già oggi in commercio e ampiamente impiegati sfruttano proprio questo meccanismo.

La terza modalità d'azione riguarda l'ozono, un gas dall'elevato potere ossidante utilizzato in vari ambiti per sanificare gli ambienti e gli strumenti di lavoro. Le lampade ultraviolette producono ozono che grazie a delle ventole viene sospinto sulla vegetazione ed è così in grado di devitalizzare eventuali microrganismi.

Gli studi condotti a Valdobbiadene avranno anche come obiettivo quello di valutare l'effetto complessivo dei raggi ultravioletti sulla pianta e sul suo microbiota, la comunità cioè di microrganismi che vive in simbiosi con la pianta e concorre allo sviluppo e alla difesa della stessa.


Sostenibilità economica, oltre che ambientale...

Molti viticoltori si staranno chiedendo se questo sistema, oltre ad essere green e (si spera) efficace, sia anche economicamente sostenibile. Ad oggi quelli in campo sono prototipi avanzati in uso presso centri di ricerca (si sta testando l'uso dei raggi ultravioletti anche in orticoltura) oppure in aziende agricole sperimentali.

In un futuro non troppo lontano però questi macchinari avranno un costo assolutamente abbordabile e potranno essere inseriti con successo in strategie di difesa sia in convenzionale, per ridurre il numero dei trattamenti, sia in biologico, per contenere i quantitativi di rame e zolfo impiegati in difesa.