Ad aprire i lavori Alessandro Piva del Cio, acronimo di Consorzio interregionale ortofrutticoli, secondo il quale è l'innovazione la parola strategica in uno scenario sempre più competitivo come quello del pomodoro. La competizione è infatti ormai fra diversi distretti produttivi, ovvero California, Spagna, Italia e Cina. Due terzi del pomodoro da industria globale deriva dai Paesi del Mediterraneo o da quelli asiatici. Al Nord Italia si hanno più ettari (39.370 contro 33.871), ma le rese appaiono minori (2.686.545 tonnellate contro 2.717.174). I motivi risiedono essenzialmente nelle avversità causate dagli eventi meteorici. La produzione a livello mondiale sta peraltro crescendo costantemente, seguendo la domanda dei mercati. Dal punto di vista fitosanitario molta attenzione va posta su alcune scelte politiche, affinché non vadano a penalizzare i produttori. Per esempio, la lista sostituzione: se si dovessero davvero eliminare questi prodotti dai disciplinari di produzione ci sarebbero seri problemi, specialmente nei diserbi.
Di seguito ha rilevato il testimone Maria Chiara Cavallo, la quale ha approfondito il ruolo dell'Oi, ovvero l'Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia. Questo è composto per il 50% da una componente agricola, cioè le organizzazioni di produttori, quelle professionali e le Op di autotrasformazione. Il rimanente 50% è rappresentato dalla componente di trasformazione, ovvero le imprese private, le associazioni di imprese e le cooperative. Secondo Cavallo è fattore importante l'armonizzazione fra i diversi disciplinari regionali di produzione. Per esempio, nel 2016 non sono state escluse molecole, ma sono stati ridotti i numeri di interventi. Strategica poi risulta la condivisione delle informazioni apportate dai tecnici, i quali segnalano tempestivamente problemi emergenti. L'Oi raccoglie tali istanze e inoltra le eventuali richieste di deroga alle Regioni. Ciò ha ovviamente semplificato la burocrazia rispetto alla situazione frammentata precedente.
Gli aspetti economici della coltura e dei suoi derivati sono stati approfonditi invece da Gabriele Canali, professore di economia proprio presso la sede universitaria ospite dell'evento. Secondo Canali, pur nei mutati scenari, il comparto ha retto molto bene, anche grazie all'Oi. La California appare senz'altro molto forte, ma la disponibilità dell'acqua è il loro tallone d'Achille. Il cambio euro-dollaro ha poi ultimamente avvantaggiato i prodotti italiani rispetto al passato, quando la forza dell'euro scoraggiava le importazioni americane. I consumi stanno poi aumentando e ci sono le premesse per un ulteriore sviluppo. Abbiamo un saldo infatti netto di 1,4 miliardi di euro, mentre sono poco più di 100 milioni le importazioni. Quindi, sempre secondo Canali, sarebbe ora di smetterla di piangere sulle importazioni. Il differenziale di prezzo fra il pomodoro straniero e quello italiano è stato infatti ben sostenuto e ben argomentato. Bisognerà ovviamente lavorare ancora per rafforzare queste differenziazioni.
Sicuramente, come ha commentato in seguito Alessandro Piva del Cio, anche quel poco di pomodoro che viene trasformato in Italia e poi rivenduto come italiano spacca i prezzi. Una quota di minoranza, quindi, abbastanza fastidiosa.
Dall'economia alla tecnica
Vittorio Rossi, docente di patologia vegetale, anch'egli del Sacro Cuore, ha condiviso una disamina dei modelli previsionali della peronospora e dell'alternaria, quest'ultima meno studiata e più povera quanto a modelli disponibili. Con quelli della peronospora, invece, specialmente se opportunamente combinati, si possono ridurre i trattamenti anche dell'80% rispetto ai programmi a calendario. Ciò ovviamente nelle condizioni ottimali.Circa i prodotti per la difesa del pomodoro ha aperto la sessione Gabriele Panizza, Crop manager orticole di Bayer. Consento, la novità di Bayer su pomodoro da industria per il 2016, si posiziona nel segmento dei sistemici grazie alla presenza di propamocarb, il quale possiede sulla peronospora una preziosa azione multisito che porta alla distruzione della membrana cellulare.
Fenamidone, l'altro suo ingrediente attivo, si mostra invece efficace oltre che su peronospora, anche su alternaria, sfoggiando una preziosa azione sulle spore. Ad essa si affianca anche una buona azione antisporulante, ma è bene non contare su di essa, perché in tal caso vuol dire che si è arrivati tardi con i trattamenti, i quali vanno sempre effettuati preferibilmente con approccio preventivo. Entrambe le sostanze attive si mostrano inoltre resistenti al dilavamento: basta che passi un'ora e mezza e il trattamento sfugge alle eventuali piogge.
Numerose prove di campo, per come sono state esposte da Marco Dreni del Cio e da Sergio Gengotti di Astra, confermano l'elevata efficacia di Consento, il quale ha sempre fornito eccellenti risultati in campo, uguali o più spesso superiori ai più autorevoli standard di riferimento.
Infine, sulle genetiche ha parlato Alberto Achilli, di Bayer Nunhems.
La varietà Delfo F1 è la più venduta da Nunhems e si presenta rustica, produttiva, appositamente creata per l'Italia. Anche Kendras F1, novità nel 2016, ben si abbina alla lotta alla peronospora, in quanto appare meno sensibile alla malattia rispetto ad altre. Ottimo infine il suo residuo ottico. Altre due genetiche sono Burdalo F1, dal ciclo medio, jointless, tollerante a batteriosi e alternaria, e Nun6416 F1, attualmente in prova. Trattasi di un tondo precoce sperimentale adatto soprattutto per la California, ma che si presta bene anche agli areali italiani per le bacche consistenti e l'alto Brix.
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