Sviluppare soluzioni. Un altro modo per esprimere il concetto di progresso.
Agronotizie ha intervistato Luca Minelli, Solution Development Manager di Syngenta per quanto riguarda il mais e le altre colture di pieno campo di Syngenta, al fine di comprendere cosa risieda alle spalle di ibridi come quelli mostrati in campo nella tappa di Ossago Lodigiano della vetrina itinerante di Syngenta Mais Expert Campus.
 
"Sinteticamente, mi occupo degli aspetti tecnici dei prodotti che verranno sviluppati negli anni a venire. In questo caso stiamo lanciando un concetto. Esiste oggi un marchio-ombrello, chiamato Artesian, che caratterizza alcuni ibridi in maniera particolare. Sono infatti ibridi particolarmente efficienti dal punto di vista dell'utilizzo dell'acqua"
 
Quello della resistenza agli stress idrici però non è una novità...
 
"Vero. Infatti quello che vorremmo evitare è proprio che gli ibridi Artesian siano erroneamente percepiti come semplici ibridi 'rustici', che sono di solito limitati come potenziale produttivo e che vanno bene in collina, che fanno portare a casa qualcosa anche nelle annate difficili o nei terreni meno facili. Però i rustici sono plafonati: arrivano a 120 quintali e da lì non si muove. Nel caso di Artesian si parla invece di ibridi che nelle condizioni ottimali hanno un potenziale produttivo a livello dei migliori standard genetici di riferimento, ma che offrono al contempo il grande vantaggio competitivo di saper affrontare condizioni meno ottimali dal punto di vista idrico, perdendo meno produzione rispetto ad altre genetiche. Sono quindi una tutela in più per l'agricoltore perché mantengono sempre dei livelli produttivi soddisfacenti".
 
Cosa deve superare un ibrido in termini di test per diventare un mais Artesian?
 
"Per diventare ibridi Artesian vi sono due fasi ben distinte, la prima è quella del miglioramento genetico efficiente. Il nostro si basa sull'uso dei marcatori molecolari. Per individuarli è necessario prendere in considerazione una miriade di dati relativi agli ibridi che avevano mostrato una particolare tolleranza agli stress idrici. Dato che la mappatura del Dna del mais è stata ormai completata da tempo, è possibile individuare le sequenze geniche ricorrenti che accomunano questi ibridi con una spiccata tolleranza alla mancanza di acqua. Queste sequenze sono diventate dei marcatori che vengono cercate dai nostri genetisti per identificare i nuovi candidati. In questo modo si identificano molto più rapidamente  questi tipi di predisposizione. Ovviamente, questa capacità deve essere verificata a pieno campo e qui parte la seconda fase, di solito triennale. I primi due anni vengono impiegati per effettuare prove parcellari, in modo da effettuare uno screening preliminare. Si può partire per esempio da venti ibridi per poi giungere alla fine alla selezione dei migliori quattro. Al terzo anno questi vengono verificati anche in prove di pieno campo come quella odierna".
 
Su che approccio sperimentale si è basata la presente prova?
 
"Ci siamo basati su tre differenti regimi irrigui, nell'ambito dei quali i quattro ibridi Artesian sono stati confrontati con altri tre noti comunque per essere resistenti allo stress idrico. Il primo regime irriguo ha previsto la piena irrigazione. Alle piante è stato fornito il 100% dei loro fabbisogni. In un altro settore gli ibridi sono stati posti in stress idrico durante la fase di riempimento della granella, togliendo l'irrigazione subito dopo la fioritura. Nel terzo caso togliamo l'acqua già in fase di pre fioritura, quindi mandiamo gli ibridi in stress nella fase più delicata. Dall'elaborazione statistica dei risultati alla fine verranno fuori le conferme o meno della 'artesianicità' degli ibridi testati".
 
Dal punto di vista della produttività finale, specialmente in un'annata come questa, cosa vi aspettate di raccogliere?
 
"In questo campo abbiamo notato che gli ibridi non sembrano marcare differenze vistose fra le tesi, ma guardando la spiga si vedono chiare differenze sia per quanto riguarda le dimensioni sia di completezza. Quindi già qualcosa ci aspettiamo in termini di risultati solo a guardare le piante oggi. Sicuramente questa non è la condizione ideale, visto che abbiamo seminato molto tardi, in fase poi di riempimento ha piovuto e questo ha minimizzato le differenze fra le diverse tesi. Ovviamente, abbiamo una rete di prove sparse su tutto il territorio, solo in Italia ne abbiamo altre quattro, e questo darà indicazioni statistiche complete.  Nei campi seminati intorno alla metà di aprile abbiamo infatti evidenze più significative"
 
Ibridi da granella o da trinciato?
 
"Qui abbiamo innanzitutto diverse classi: un 500, un 600 e due 700. Quelli più tardivi sono a maggior vocazione da trinciato, mentre i 500 e 600 sono caratterizzati da una doppia attitudine, dato che mostrano uno sviluppo importante dal punto di vista fogliare".


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