Un’occasione per fare il punto su un’intera filiera produttiva in un incontro in cui non si è parlato di prodotti e mezzi tecnici, ma in cui si è dato spazio alle visioni e alle problematiche del mondo produttivo del pomodoro da industria.
Solo due le relazioni, condotte da Marco Cantoni e Roberto Della Casa.

La nuova strategia Syngenta: gli impatti sulla filiera del pomodoro da industria

Marco Cantoni - Responsabile Orticole di Syngenta in Italia
II pomodoro da industria è una coltura in cui Syngenta intende puntare molto, con soluzioni integrate a 360 gradi relativamente a genetica, protezione delle colture, insetti ausiliari e prodotti biologici, servizi e collaborazioni.
Valorizzazione, innovazione e sostenibilità sono alla base della strategia Syngenta nel settore del pomodoro da industria e l’organizzazione di questo evento è andato in questa direzione.


Evoluzione dello scenario dei consumi alimentari e dei rapporti di filiera in agricoltura

Parte Prima
Parte Seconda
Parte Terza


Roberto Della Casa - Docente Università di Bologna e titolare AgroTer
Dall’esame della situazione dei consumatori e dei consumi è emerso come i consumi stiano andando inesorabilmente verso il downgrading selettivo, in cui l’alimentare tende ad essere “tagliato”, sia in quantità che in qualità. Dalla crescita del Pil (Prodotto interno lorodo) alla ricerca del Fin (Felicità intima netta): in pratica tutti più poveri ma più felici.
Di fatto è emerso che l’Italia è il paese con la maggior sicurezza alimentare al mondo ma il consumatore non lo sa e non sa cosa sia l’agricoltura sostenibile.
Nella relazione è stato esaminato anche il fenomeno dei Farmer’s market ed è emerso come i consumatori li frequentino specialmente per la fiducia e la sicurezza ceh infonde l’agricoltore (53%), migliore qualità e sapore (36%) e la freschezza (26%), ma molto poco per il miglior rapporto qualità-prezzo.
Secondo Della Casa, l’obiettivo comune è quello di lavorare per dare messaggio più semplice ed efficace al consumatore (stagionalità e provenienza) per far aumentare i consumi.
Sembra paradossale ma il comparto della nutraceutica, con i suoi 20 miliardi di euro di fatturato, ha superato i 14 dell’intero comparto ortofrutta. La gente è disposta a spendere in salute ma non sa che frutta e verdura rappresentano il miglior mezzo per star bene.
Sarebbe necessario passare dal concetto di prodotto al concetto di desiderio, dal servizio offerto al beneficio percepito dal consumatore, specialmente con contenuti emozionali.





La tavola rotonda


I rappresentanti degli Industriali della trasformazione e delle associazioni dei produttori sono stati poi sollecitati a confrontarsi su “come la filiera valorizza l’innovazione nel nuovo scenario macroeconomico”.

Guido Conforti (già presidente dell'Organizzazione europea industria di trasformazione del pomodoro), ha evidenziato come il consumo di pomodoro da industria italiano sia destinato principalmente al mercato estero, anche se i costi di produzione sostenuti in Italia incidono fortemente sulla competitività e non viene valorizzata l’origine sui mercati esteri; la cura? Costruire alleanze di filiera.

Secondo Fabrizio Fichera (Consorzio Casalasco) il prodotto innovativo, la marca, il packaging e la garanzia di origine creano e contribuiscono a mantenere un legame con il consumatore. Il pomodoro con elevato contenuto in licopene ha permesso di aprire una nicchia importante, con maggiore valore aggiunto rispetto al pomodoro tradizionale.

Marco Crotti (Cio) ha evidenziato come produrre pomodoro in Italia sia troppo oneroso rispetto ai distretti portoghesi e spagnoli; questo principalmente perché la produzione e la difesa integrata italiana hanno le maggiori restrizioni, complessità e vincoli, rispetto a quanto previsto dai disciplinari di altre nazioni che riescono a produrre con un minore numero di residui impiegando prodotti più efficaci rispetto a quelli, più numerosi e meno efficaci, autorizzati in Italia.

Secondo Pier Luigi Ferrari (Distretto Pomodoro da Industria) l’integrazione verticale tra gli attori della filiera e la valorizzazione del distretto del pomodoro da industria contribuisce a sostenere questo prodotto, ma bisogna lavorare di più per la sua valorizzazione sul mercato, creando il giusto valore anche per il produttore.

Gianni Brusatassi (Asipo) denuncia infatti una scarsa remunerazione sia delle industrie, sia dei produttori che, costretti a produrre con regole più restrittive rispetto agli altri partner europei, spesso non sono in grado di sostenere nemmeno i costi di produzione.

Filippo Arata (Ainpo) è certo che il produttore italiano sia il migliore produttore di pomodoro al mondo per professionalità e imprenditorialità, ma con capacità produttive e costi di produzione inadeguati rispetto alle altre nazioni. Inoltre lo scollamento tra produzione, mpondo organizzato e industria alimentare non permette di affrontare la Gdo in modo univoco per cercare di spuntare qualche centesimo di euro pin più al chilogrammo.

“Nel 2001 si facevano 14.000 ettari di pomodoro nel distretto, ora se ne producono meno di 8.000, il motivo principale è la mancanza di reddito per l’azienda agricola”.

Il futuro dell’intera filiera sta nella collaborazione tra i diversi attori, cercando di trovare le necessarie sinergie e anche quest’incontro ha permesso di avvicinare operatori che, normalmente, si sentono più concorrenti che collaboratori in un sistema di filiera.