Produrre di più e in modo “sostenibile”, con un occhio rivolto alla sicurezza e l'altro all'ambiente. E' la missione, non impossibile, ma certo difficile, che si chiede all'agricoltura di tutto il mondo e a quella europea e italiana in particolare. La richiesta, peraltro, non è di quelle che si possono eludere. C'è una direttiva europea, la numero 128 del 21 ottobre 2009 (utilizzo sostenibile dei pesticidi) che lo impone. E che doveva essere recepita già dal 26 novembre. Siamo dunque in ritardo, ma almeno questa volta siamo in compagnia della maggior parte dei 27 Paesi della Ue, anch'essi inadempienti. Ma non per questo si può restare fermi, tanto più che la stessa direttiva fissa una serie di scadenze da qui al 2016 e la prossima è per il 26 novembre del 2012 con la predisposizione di un piano di azione e poi l'anno successivo con la definizione dei supporti per la difesa integrata e via di questo passo, anno dopo anno, sino ad arrivare al 2016 quando saranno messe sotto controllo persino le irroratrici.

 

Nella foto a destra: le scadenze previste dalla direttiva 128/2009 sull'utilizzo sostenbile dei pesticidi

 

 

 

Le Linee Guida

Per non arrivare impreparati alle prossime scadenze la Regione Emilia Romagna, in collaborazione con l'Università di Piacenza, con Syngenta Crop Protection e Hort@, ha messo a punto un pacchetto di linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che è stato presentato nel corso di un affollato convegno che si è svolto a fine novembre a Bologna. Un progetto ambizioso che si pone l'obiettivo di fornire ai tecnici e agli agricoltori una formazione adeguata nell'impiego dei presidi fitosanitari. Ma non basta, le linee guida vogliono essere al contempo uno strumento di supporto alle decisioni capace di aggiornarsi costantemente e adattarsi alle diverse realtà aziendali. Come ciò sia possibile lo hanno illustrato nel corso del convegno Valtiero Mazzotti (direzione generale Agricoltura della Regione Emilia-Romagna), Floriano Mazzini (servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna), Maura Calliera (Università di Piacenza), Pierluigi Meriggi (Horta srl), Fabio Berta (Syngenta Crop Protection), Tiziano Galassi (servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna).


Gli strumenti

Tre i pilastri sui quali poggiano le linee guida. Il primo è una pubblicazione che si dà il compito di spiegare in modo accattivante e divulgativo le raccomandazioni per un elevato standard di qualità nella gestione dei prodotti fitosanitari. Poi una check-list alla quale affidare il compito di evidenziare le criticità nella gestione del prodotto fitosanitario e infine un software on-line con il quale raccogliere sistematicamente le evoluzioni aziendali e formulare le proposte per gli eventuali adeguamenti strutturali e comportamentali. Certo, siamo di fronte ad un ulteriore richiesta di impegno e di tempo da parte delle aziende per compilare moduli, rispondere a domande, verificare procedure. Un aggravio di “burocrazia” del quale si vorrebbe fare a meno, ma in questo caso dietro al “modulo” non si cela alcuna volontà di verifica, nessuno strumento di controllo. Semmai solo uno strumento per monitorare l'efficienza e la sicurezza nell'impiego dei prodotti fitosanitari. Uno strumento a disposizione della aziende agricole, ma destinato soprattutto ai tecnici impegnati nella assistenza in campo fitosanitario. Ed è stato valutato che il tempo necessario per l'applicazione in azienda delle “Linee Guida” sarà di un giorno o poco più.

 

 

Nella foto a destra: sala gremita in occasione dell'incontro per la presentazione delle 'Linee Guida', segno dell'interesse per il tema affrontato

 

 

 

C'è molto da fare

Dall'applicazione delle Linee Guida” ci si attendono molti benefici perché c'è molto da migliorare. Lo ha messo in evidenza il test con il quale le “Linee Guida” sono state messe alla prova applicandole ad un centinaio di aziende. Ecco alcuni dati emersi da queste prove. I locali aziendali destinati allo stoccaggio dei prodotti fitosanitari non sono in molti casi (71%) a prova di fuoco. Un rubinetto dell'acqua manca nel 50% dei locali. Gli scaffali presentano con frequenza residui di prodotti stoccati. Nella preparazione della miscela gli addetti non usano quasi mai copricapo, stivali e casco. Nemmeno la metà utilizza guanti e maschera. In conclusione è stato evidenziato che l'applicazione delle normative è ancora lacunosa e in tutte le fasi della gestione dell'agrofarmaco all'interno dell'azienda agricola si possono avere rischi di contaminazione ambientale e dell'operatore. Lacune che sono state riscontrate in tutte le tipologie aziendali oggetto dell'indagine. Una conferma, dunque, della necessità di insistere nella formazione degli operatori per favorire l'adozione di buone pratiche agricole. Ed è questo, in ultima analisi l'obiettivo che si pongono le “Linee Guida”. Ora il prossimo impegno sarà quello di far conoscere agli agricoltori e ai tecnici l'esistenza di questo strumento e favorirne la diffusione e l'impiego. Un compito forse non meno impegnativo della messa a punto delle stesse “Linee Guida”.