Mette le foglie dopo la metà di aprile, fiorisce nel maggio, si spoglia nel novembre".
Con queste parole Gaetano Savi (Rif. [i]) descriveva nel 1810 il falso indaco (Amorpha fruticosa L.), una pianta della famiglia delle Fabacee, confusa talvolta -per la forma delle sue foglie - con esemplari giovani di robinia. Come la sua parente lontana (si veda Robinia per biomassa, bioraffineria e biodiversità agricola), essa è nel mirino dell'Unione europea perché "alloctona" - malgrado cresca nel vecchio continente da ormai tre secoli - e invadente (Rif. [ii]). Da alcuni anni programmi di contenimento sono stati intrapresi nelle regioni Friuli Venezia Giulia (Progetto Magredi Natura 2000), Lombardia e Toscana (Progetto Life05 Nat/It/000037 Dunetosca - 2005-2009).
Foto 1: Distribuzione geografica dell'Amorpha fruticosa in Italia
(Fonte foto: Università di Trieste, portale della Flora d'Italia)
L'amorfa è un arbusto, tipicamente alto 2 metri ma può anche raggiungere i 5 metri, con fusto dritto e flessibile e tutto il fogliame concentrato sulla cima. Si propaga facilmente da talea e da seme, ma in questo caso è consigliabile la scarifica meccanica oppure con acido (Rif. [iii]). Cresce velocemente, superando perfino la robinia nella colonizzazione dei terreni marginali, scarpate delle ferrovie e perfino aree industriali. La fioritura dura circa venticinque giorni.
Usi del falso indaco
Tradizionalmente i fusti dritti e flessibili delle giovani piante venivano utilizzati per la produzione di cesti, più recentemente per la costruzione di piccole serre. I fiori secchi venivano impiegati per tingere stoffe, da cui il suo nome.Le secrezioni resinose della corteccia hanno un certo potere insetticida e repellente (Rif. [iv]).
Il settore nel quale il falso indaco sembra essere più promettente è quello medicinale (Rif .[v]). Contiene isoflavonoidi e rotenoidi, in minore misura anche stilbenoidi, tutte molecole potenzialmente efficaci nel trattamento del diabete tipo due e della sindrome metabolica.
Secondo uno studio condotto in Romania (Rif. [ii già citato]) - dove l'amorfa prolifera lungo il corso del Danubio - gli estratti dei semi hanno effetti positivi sul sistema immunitario, proprietà anticancerogene e antibatteriche. L'olio essenziale estratto dai semi è efficace contro i batteri Gram-positivi, nella cura di ferite. Gli estratti dei fiori e foglie hanno effetti antiossidanti, potenzialmente utili nella cura delle malattie neurodegenerative. Essi potrebbero costituire anche una alternativa "verde" al siero animale utilizzato per le colture cellulari.
Entrambi gli studi citati prima segnalano anche la capacità della Amorpha fruticosa di fissare l'azoto, unita alle sue radici fittonanti e tolleranza agli inquinanti, che la rende un ottimo candidato per la fitodepurazione di suoli inquinati o il miglioramento dei terreni marginali e perfino per il consolidamento di pendii. La pianta tollera la siccità, ma cresce al meglio in terreni umidi ma drenati, per cui risulta particolarmente invasiva quando si insedia lungo canali e corsi d'acqua.
I fiori attirano le api, che ne producono un miele di ottima qualità, di colore rossiccio. La produttività mellifera va da 55 a 113 chilogrammi per ettaro.
Le foglie hanno un alto valore proteico (Rif. [vi]) e sono adatte come foraggio per capre e pecore. I valori nutrizionali sono: 205 grammi/chilogrammo di proteina grezza (Cp - Crude protein), 226 grammi/chilogrammo di fibra detergente acida (Adf - Acid detergent fiber) e 235 grammi/chilogrammo di fibra detergente neutra (Ndf - Neutral detergent fiber). Per la definizione di tali parametri, si veda Van Soest at al. (Rif. [vii]).
I semi, che la pianta produce in abbondanza, sono apprezzati dai fagiani, quindi potenzialmente utilizzabili per il pollame domestico.
Secondo uno studio condotto in Croazia (Rif. [viii]), la produttività media di biomassa con rotazioni di quattro anni è pari a 42 tonnellate/ettaro. Il tenore di sostanza secca medio è pari a 67%. La rotazione ottimale sembra compresa fra i due e i tre anni, con produzioni che vanno da 7 a 13 tonnellate/ettaro.anno, ma la variabilità è molto alta per cui va verificata caso per caso in funzione del contesto.
Conclusione
Poiché l'esperienza dei progetti di protezione ambientale insegna che è molto difficile e costoso eliminare completamente gli amorfeti spontanei, la migliore opzione per contenere la loro propagazione è lo sfruttamento ciclico: come pianta mellifera per l'apicoltura durante la primavera, come fonte di foraggio in estate (solo le foglie, il tronco e i polloni possono essere tossici), raccolta dei semi in autunno (usi medicinali o alimentazione di pollame) e infine come biomassa da cippato in inverno, utilizzando la tecnica della ceduazione breve (short rotation coppice) con cicli da due a quattro anni.Nel caso del recupero di terreni degradati o marginali, l'amorfa dovrebbe essere la coltura preparatoria durante due o tre anni per gli avvicendamenti successivi, per la sua capacità di dissodare e fertilizzare i suoli poveri.
Bibliografia
[i] Gaetano Savi, Trattato degli alberi della Toscana, Volume 1, Pisa, 1810, ebook gratuito.[ii] Specie vegetali esotiche invasive in Friuli Venezia Giulia - riconoscimento e possibili misure di contenimento. Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, direzione centrale Infrastrutture e territorio, Servizio paesaggio e biodiversità, Agenzia regionale per lo sviluppo rurale - Ersa, Servizio fitosanitario e chimico, ricerca, sperimentazione e assistenza tecnica, 2016.
[iii] Beti Piotto e Anna Di Noi; Propagazione per seme di alberi e arbusti della flora mediterranea; Anpa - Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente -dipartimento Prevenzione e risanamento ambientali, Isbn 88-448-0271-6, 2001.
[iv] A.L. Ciuvat, D. Vasile, C. Dinu, E. Apostol, B. Apostol, A. Petritan; Valorisation possibilities of invasive indigobush (Amorpha fruticosa L.) in Romania; Revista de silvicultura si cinegetica Anul XXI, nr. 39, 2016.
[v] Kozuharova E, Matkowski A, Wozniak D, et al. Amorpha fruticosa - A Noxious invasive alien plant in Europe or a medicinal plant against metabolic disease? Front Pharmacol. 2017;8:333. Published 2017 Jun 8. doi:10.3389/fphar.2017.00333.
[vi] DeHaan, L., Ehlke, N., Sheaffer, C. et al. Evaluation of diversity among North American accessions of false indigo (Amorpha fruticosa L.) for forage and biomass. Genet resour crop evol 53, 1463–1476 (2006) - consulta questa e questa pagina.
[vii] Van Soest, P.J. and McQueen, R.W., The chemistry and estimation of fibre, Proc. nutr. soc., 1973, vol. 32, p 123-130).
[viii] Ante P. B. Krpan; Bioproductivity of indigobush (Amorpha fruticosa L.) in one-year, two-year and four-year rotation; Šumarski list, Vol. 139 No. 3-4, 2015.