E' possibile ridurre significativamente l'utilizzo di acqua e di fertilizzanti in fragolicoltura? Sì, secondo uno studio condotto dal Crea frutticoltura di Forlì e finanziato dalla Regione Veneto.
I ricercatori hanno dimostrato come utilizzando delle sonde e i giusti software è possibile risparmiare input produttivi sia nelle colture in suolo sia in quelle fuori suolo.

"Lo studio, iniziato nel 2013, aveva come obiettivo la messa a punto di un sistema innovativo per la gestione di acqua e concime finalizzato ad un risparmio economico e un minore impatto ambientale", spiega ad AgroNotizie Gianluca Baruzzi del centro per la frutticoltura del Crea a Forlì.

Grazie alla collaborazione con Apo Scaligera l'esperimento è stato condotto su diverse aziende agricole del veronese, un'area vocata alla produzione di fragole. Un sistema di gestione della fertirrigazione, sviluppato dalla società spagnola Agq, è stato testato sulle classiche colture in suolo sotto serra, ma anche in impianti per la crescita idroponica.

"Agq ha messo a punto un innovativo sistema di gestione della fertirrigazione che prevede il monitoraggio costante della pianta per determinare il giusto apporto di acqua e nutrienti", spiega Baruzzi.
"Vengono inserite due sonde nel terreno, una a 15 e l'altra a 30 centimetri di profondità, che monitorano la concentrazione della soluzione nutritiva nella rizosfera. Questi dati vengono messi in relazione con lo stadio di sviluppo della pianta, monitorato attraverso delle analisi del picciolo fogliare".


I dati, presentati dal Crea al simposio internazionale sulla fragola che si è tenuto nel 2016 in Canada, hanno mostrato una significativa diminuzione nell'utilizzo degli input produttivi.
Durante il ciclo produttivo primaverile in suolo si ha avuto un risparmio di acqua dell'11% e del 18% di fertilizzanti. Nel fuori suolo invece il risparmio è stato del 12% di acqua e dell'11% di fertilizzanti durante la produzione estivo-autunnale e del 23% e 7% in quella primaverile.

Le percentuali sono state ricavate comparando i dati degli esperimenti con quelli provenienti da aziende che hanno seguito le specifiche fornite da Apo Scaligera per i suoi fragolicoltori.
"Dai nostri studi è emerso inoltre come la riduzione di input nutritivi non abbia comportato una minore qualità o pezzatura del frutto" conclude Baruzzi. "Anzi, nella coltura in suolo abbiamo avuto un incremento della pezzatura di quasi due grammi nel ciclo primaverile".

Il sistema Agq è stato testato anche su insalata, pomodorino, melone e cetriolo. I dati del Crea, non ancora pubblicati, dimostrano che ci sono stati riduzioni interessanti, ma non eclatanti come quelle sulla fragola.  


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