Ogni campo ha al suo interno una disomogeneità di produzioni più o meno elevata che è determinata principalmente dalla tipologia di suolo nel quale le piante affondano le radici. Questo si traduce in aree di campo che producono in quantità e qualità differenti. In alcuni settori, come ad esempio la viticoltura, la gestione di uve di differenti qualità in cantina rappresenta un grosso problema.

L'agricoltura di precisione e l'introduzione della distribuzione degli input produttivi a rateo variabile ha proprio come obiettivo quello di gestire la disomogeneità del campo. Variando ad esempio la quantità di fertilizzante sulla base di mappe di prescrizione è possibile sostenere le piante meno vigorose, risparmiando al contempo fertilizzante nelle zone a maggiore vigoria. Un approccio siffatto si traduce in una qualità più omogenea delle uve prodotte.


Life Vitisom: una questione di qualità (di suolo e uva)

Oggi esistono in commercio diversi spandiconcime in grado di rilasciare dosi variabili di fertilizzanti minerali. Non ci sono invece macchine in grado di gestire matrici organiche come il letame, il digestato o il compost. Il progetto Life Vitisom ha come obiettivo quello di mettere a punto una tecnologia a rateo variabile per la concimazione organica del vigneto, che permetta di contrastare l'erosione della sostanza organica in campo e migliorare la qualità dei suoli.

Per fare il punto sullo sviluppo del progetto, iniziato nel 2016 e che terminerà quest'anno, si è tenuto un incontro con prova in campo presso il Castello Bonomi - Tenute in Franciacorta, azienda vitivinicola di Coccaglio (Bs). Del progetto Life Vitisom fanno parte l'Università degli studi di Milano, Casella macchine agricole, il Consorzio Italbiotec, l'Università degli studi di Padova e West Systems, oltre ad aziende agricole in Lombardia, Friuli, Toscana e Marche.

Tabella dei risultati attesi

Come spiegato da Isabella Ghiglieno, docente dell'Università statale di Milano e project manager di Live Vitisom, l'obiettivo ultimo è quello di arrivare ad una riduzione dell'utilizzo di fertilizzanti chimici e della quantità totale di concime distribuito. Ma anche contrastare l'erosione della sostanza organica in vigna e migliorare l'omogeneità e la qualità dei suoli vitati, oltre a promuovere un aumento della biodiversità.


L'importanza di mappe e sensori

Casella, partner del progetto, ha sviluppato cinque prototipi pensati per operare in condizioni differenti: dai vigneti in pianura del Veneto fino a quelli sui terrazzamenti del Friuli, passando per le vigne strette della Franciacorta che richiedono macchine scavallanti invece di carri rimorchio.

Gli spandiconcime sviluppati nell'ambito del progetto Vitisom sono dunque in grado di distribuire fertilizzanti organici a rateo variabile in vigna sulla base di mappe di prescrizione. Si tratta di file letti dal terminale posizionato nella cabina del trattore che riportano le dosi di concime da applicare nelle diverse aree del campo.

Lo studio Terradat si è occupato della parte di sensoristica e di sviluppo delle mappe. E' stato utilizzato l'ormai rodato indice Ndvi, basato sull'elaborazione di dati multispettrali da satellite, ma anche il Canopy Index, che stima lo sviluppo vegetativo della pianta attraverso un sensore montato sul trattore. Si tratta di un metodo molto preciso sia per la vicinanza del sensore alle piante sia perché, a differenza del satellite, si riesce ad escludere il manto erboso tra i filari.

Il sensore infatti 'fotografa' la vite dal basso verso l'alto potendo anche suddividere l'immagine in settori differenti. Inoltre il sensore rileva la vigoria della pianta in tempo reale ed è in grado di modificare la portata dello spandiconcime eliminando quindi la necessità di elaborazione al computer delle mappe, come invece avviene con il satellite.
 
Il sensore di prossimità sviluppato da Terradat
Il sensore di prossimità sviluppato da Terradat

Si è infine testato il Wood Index, ottenuto anche questo a partire dai dati raccolti da un sensore prossimale. Il Wood Index stima il volume di tralci in vigna durante i mesi invernali e autunnali. L'aspetto positivo di questo indice è legato al fatto che può essere usato nelle stagioni senza vegetazione, quando nelle aziende il carico di lavoro è minore e anche la concimazione organica è più indicata. E tuttavia il rilievo è fortemente condizionato dalle condizioni di illuminazione e dalla presenza di corpi estranei alle piante nelle immagini, come ad esempio i pali di sostegno.

Tutti e tre i sistemi sono stati in grado di raccogliere informazioni utili allo sviluppo di mappe di vigore sulla base delle quali l'agronomo aziendale, partendo dagli obiettivi produttivi, può definire il piano di concimazione.


 

La gestione delle matrici organiche: un problema ancora aperto

Il progetto Life Vitisom ha preso in considerazione tre differenti matrici organiche: frazione solida del digestato, compost misto e verde e letame bovino. Sottoprodotti che hanno un differente comportamento quando vengono compattati per effetto del peso stesso del cumulo all'interno del cassone e per via della pressione esercitata dalla paratia mobile che accompagna il materiale verso l'apparato di distribuzione.

Come ha illustrato Domenico Pessina, docente dell'Università degli studi di Milano, sono stati svolti differenti test sulle tre matrici per identificare una strategia di gestione efficace. Ognuno dei tre concimi esaminato reagisce infatti in modo diverso alle sollecitazioni, anche in relazione alla sua composizione fisica e chimica e al suo grado di umidità.

Ad esempio con il letame umido si registra un aumento molto spinto della massa volumica se soggetto a compressione. Questo comporta la formazione di blocchi di difficile gestione. Il compost invece subisce un compattamento meno evidente e meno condizionato dall'umidità. Mentre il digestato presenta variazioni consistenti in massa volumica in relazione alla differenza di umidità.

La diversa tendenza al compattamento influisce sulla omogeneità di distribuzione. E infatti, come riportato nella tabella sottostante, la percentuale massima di errore accettabile, pari al 20% sulla dose da fornire, è stata superata quasi in tutte le prove. Dai test si sono ottenuti tuttavia importanti dati che saranno utilizzati per il miglioramento delle macchine esistenti.

Tabella risultati

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