Tempestività e determinazione, solo così si possono limitare i danni causati da specie aliene e invasive.
Sulle possibili soluzioni si è concentrato il dibattito in occasione del primo webinar della nuova stagione degli appuntamenti di "Nel campo dell'attualità" realizzati da Upa Siena intitolato "Specie aliene, gestione e convivenza" che è possibile rivedere online sul canale YouTube e la pagina Facebook di Confagricoltura Siena.

 

Cosa si intende per specie aliena invasiva?

Le specie aliene sono specie non originarie del territorio ma che sono arrivate lì non in modo non spontaneo, volontariamente o non volontariamente, tramite il trasporto di merci, i viaggi delle persone, ha spiegato Andrea Benocci, conservatore al Museo di Storia Naturale, Accademia dei Fisiocritici.

 

Un fenomeno sempre più frequente anche a causa della globalizzazione. In Europa ci sono più di 12mila specie aliene fra piante, funghi, animali, batteri. Solo una limitata percentuale di queste, il 10-15%, è considerata invasiva. È una specie invasiva quella che si è naturalizzata, che si riproduce spontaneamente, si moltiplica nel nuovo areale e ha un impatto forte sull'ambiente e sulle attività umane come nel campo agricolo e forestale.

 

I piani di controllo

Negli anni Novanta la gestione faunistica era delegata alle Province, e già allora alcune specie invasive erano soggette a piani di controllo ha detto Marco Ferretti, responsabile del Settore Attività Faunistico Venatoria, Pesca in Mare e Rapporti con i Gruppi Locali di Azione della Pesca (Flags) Pesca nelle Acque Interne della Regione Toscana.


Si parla di piani di controllo e non di caccia, perché per il 90% delle volte queste specie non rientrano nel calendario venatorio: rientrano invece in attività di controllo che possono essere fatte con mezzi, in tempi e in luoghi dove la caccia non viene effettuata. Per effettuarle però bisogna essere sotto il coordinamento della polizia provinciale ed essere abilitati.


Oltre a specie come nutrie e minilepre/silvilago, vengono fatti monitoraggi e piani di controllo anche per il procione, lo scoiattolo grigio, lo scoiattolo americano, l'ibis sacro e l'oca egiziana e ultimamente si è aggiunto anche il parrocchetto.


Sono considerate specie dannose per l'ambiente perché in competizione con quelle autoctone per l'habitat e possono arrecare anche danni all'agricoltura. I tempi di intervento sono fondamentali. L'attività di controllo viene svolta su richiesta degli agricoltori e dei privati cittadini, tramite la Polizia provinciale, gli agenti di vigilanza volontaria e il personale abilitato. Vengono quindi fatti interventi mirati, non si tratta di caccia.

 

Non solo animali

Tra le piante che appartengono alle specie aliene invasive, Cristina Francia, ispettrice fitosanitaria del Servizio Fitosanitario Regionale e di vigilanza e Controllo Agroforestale della Regione Toscana, ha portato l'esempio della robinia, che può essere considerata come una specie ormai abitualmente presente nell'area mediterranea.

 

Il Servizio Fitosanitario si occupa anche del controllo del potenziale ingresso di queste specie nei punti di ingresso frontalieri, controlla le importazioni dai Paesi terzi di frutti, piante. Un'attività molto importante per evitare l'arrivo di queste specie che potrebbero insinuarsi nel territorio europeo e modificare il paesaggio e gli equilibri ecologici, oltre ad essere potenzialmente vettori di patogeni che possono incidere sul benessere delle piante, soprattutto ai fini dell'agricoltura.

 

Lavorare sulla prevenzione

Quello delle specie aliene invasive è un fenomeno molto trasversale che colpisce tutti i gruppi tassonomici e tutti gli ambienti, (come i campi, il mare e i corsi d'acqua), ed è in forte crescita ha detto Piero Genovesi, responsabile del Servizio di Coordinamento Fauna Selvatica Ispra: il 30% delle specie aliene è arrivato negli ultimi decenni ed è infatti collegato alla globalizzazione dell'economia.


Agire prima che le specie arrivino è estremamente più efficace, e la prevenzione è possibile ed è necessario agire tempestivamente quando queste specie vengono registrate sul territorio. In tal senso gli strumenti normativi sono stati modificati per chiarire meglio gli obiettivi della gestione.


"Tutti noi possiamo fare di più" ha spiegato Genovesi, utilizzando nei giardini piante a baso rischio, non portando animali dall'estero, e utilizzando il più possibile le specie autoctone nelle nostre pratiche agricole e forestali.

 

Questo è solo un estratto dell'incontro che è possibile guardare online

 

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