In Italia un ettaro di vigna su quattro è coltivato con metodi bio, ma solo il 6% delle bottiglie viene venduto come biologica.
Conviene il bio per la vitivinicoltura? I dati sono contraddittori, ma chiari.
I vigneti in Italia sono coltivati per 133.140 ettari con metodo biologico - si tratta del 22,6% del totale di 589.570 ettari (dati: Sinab 2023).
I vigneti bio sono in crescita rilevante ma con una notevole disformità a seconda delle regioni. Per esempio in Calabria, Marche e Sicilia praticamente la metà della produzione totale di uva è effettuata con metodi biologici.
Diametralmente opposta la situazione in Piemonte, Friuli e Veneto dove i vigneti bio si aggirano attorno al 9-10% - poco sopra (12,3%) l'Emilia Romagna. Se andiamo però a vedere la produzione di vino i dati cambiano.
Il vino bio prodotto in Italia rappresenta circa 3 milioni di ettolitri, quindi il 6% dell'intera produzione nazionale. Per regione, la maggiore produzione di vino bio si ha in Sicilia (23,4% sul totale); seguono Veneto, Toscana e Puglia (tutte attorno al 15% sul totale). Produzioni relativamente scarse in Emilia Romagna (3,6%) e Piemonte (3,1%).
In poche parole: una cosa è il vigneto, un'altra sono le bottiglie.
Vi è una enorme differenza fra le superfici vitate e la produzione di vino certificato come biologico. Si coltivano i vigneti con metodi bio, forse per i contributi, ma poi non si certificano le bottiglie. Il mercato appare ancora troppo limitato, secondo alcuni, addirittura di nicchia. Basso il premium price. Non aiutano poi le norme bio per la cantina (la solforosa…) e i costi di certificazione.
A prescindere da tutto forse non sarebbe male informare i consumatori (soprattutto esteri) che più o meno una bottiglia su quattro in Italia proviene (con grave fatica) da coltivazioni effettuate con metodi biologici.