Il crollo dei prezzi del grano duro fino nazionale in Italia è veramente difficile da spiegare, a fronte delle elevate quotazioni internazionali raggiunte da questa commodity dal 10 luglio scorso ad oggi, 31 agosto 2023. I prezzi all'ingrosso delle borse merci italiane seguono, ed in parte anticipano, l'onda rialzista di luglio e dei primi giorni di agosto. Durante il mese che si conclude oggi, come di consueto, le borse merci italiane chiudono i battenti, mentre in Nord America le quotazioni dei prezzi Fob ripartono. Basta tenere presente un solo valore, quello del Northern Durum dai grandi laghi, che da due settimane staziona a ben 488 dollari alla tonnellata, pari a circa 446 euro alla tonnellata.

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Un prezzo di partenza, beninteso, che tra noli e oneri assicurativi e di sbarco, cresce e giunge ad un valore, ancora oggi quotato a Milano tra i 485 ed i 500 euro alla tonnellata per il generico grano duro estero non comunitario. I valori di Bari, espressi per il Canadese al 15% di proteine sono ancora più alti, mentre Altamura esprime per il Canadese di prima qualità una forchetta di 524-527 euro alla tonnellata, ancora più elevato di Bari e Milano. Questi sono i prezzi quotati dalle borse merci: noti, basati su fatture e conoscibili.

 

Ma da settimane la voce di mercato che gira nell'Italia meridionale è che sta arrivando grano duro di alta qualità di provenienza non nordamericana e a prezzi da saldo. Il tam tam continua ad insistere, a borse chiuse, su provenienze non consuete: Kazakistan, Turchia, Egitto, Malta, Romania. Porti di sbarco: Bari e Manfredonia, in Puglia.

 

In particolare, secondo una nota di Coldiretti Puglia diffusa ieri, 30 agosto 2023, dopo il tracollo di Foggia, le navi sarebbero 10: "6 le navi attraccate al porto di Bari per scaricare grano estero, oltre 2 navi che attendono in rada di poter attraccare e altre 2 in arrivo nelle prossime 48 ore, per un totale di 10 navi cariche di frumento duro proveniente da Turchia, Egitto, Malta, Romania e altri Paesi del mondo" è scritto nella nota.

 

Ma gli sbarchi da soli non possono far abbassare i prezzi in un Paese, l'Italia, importatore strutturale di grano duro. Forse sono troppi e concentrati in poche ore? Forse. Il problema invece, a quanto sembra, risiederebbe più nei prezzi di acquisto di questo grano duro estero, del quale si narra una elevata qualità, tanto da dover essere utilizzato per essere miscelato con quello nazionale.

 

Il prezzo di sbarco Cif (Cost Insurance and Freight) in Puglia di questo grano, stando ai bene informati, sarebbe di soli 390 euro alla tonnellata. Nulla di ufficiale ovviamente, nessuna delle provenienze sopra menzionate è quotata in borse merci italiane.

 

Fatto sta che le borse merci di Bologna e Milano in questa settimana limitano le perdite ad un pur corposo rimbalzo tecnico, con cali tra i 10 ed i 15 euro sui frumenti nazionali, mentre crollano letteralmente tutte le borse del Sud: prima Altamura (-25), poi Bari ( -48 sui minimi e -43 sui massimi) e Napoli (-55 sui minimi e -65 sui massimi) ed infine ieri Foggia (-60) e Roma (-50).

 

Risultato? I valori del grano duro fino italiano su tutti questi mercati sembrano convergere verso quota 390 euro, lo stesso prezzo al quale sarebbe stato pagato il grano duro estero di varia provenienza, pare soprattutto turca.

 

Un dubbio però aleggia tra molti operatori: per quale strano motivo i prezzi Cif di sbarco di questo grano dovrebbero essere sui 390 euro alla tonnellata - ovvero 426,69 dollari Usa - e quindi largamente inferiori al prezzo di partenza Fob Usa di 488 dollari? Perché questi venditori sarebbero disposti a cedere quantitativi ingenti, stando a quel che si narra, in un mercato previsto al rialzo dai principali osservatori internazionali nei prossimi mesi, ad un prezzo in euro in perdita anche rispetto alle quotazioni più basse dei grani duri extra Ue, come quelle di Milano?

 

Questa breve e succinta analisi non trova risposte, ma suggerisce, una volta di più, che al mercato italiano dei cereali mancano strumenti capaci di offrire quella trasparenza senza la quale i prezzi diventano quantomeno opachi e resta elevato il rischio che le parti contraenti più deboli e meno organizzate (gli agricoltori) possano perderci parecchio.

 

In un recente incontro tra il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e Cia Agricoltori Italiani il titolare del dicastero di via XX Settembre ha mandato letteralmente in soffitta Granaio Italia, il registro telematico dei cereali, uno strumento senza il quale non sarà possibile conoscere giacenze e provenienze dei cereali in maniera dinamica e che, una volta venuto meno, renderà anche la Commissione Unica sul Grano Duro più fragile e meno capace di esprimere quei "prezzi veri" di cui ogni mercato ha bisogno per potersi affermare e legittimare. Forse è il momento dei ripensamenti e di una maggiore ponderazione delle scelte da farsi.