"Agritech - Data commons per migliorare l'efficienza e la sostenibilità dell'agricoltura intelligente. Il progetto Agrimed nell'area mediterranea" è il titolo dell'incontro tenutosi giovedì 22 settembre 2022 a Napoli, nel Polo Tecnologico dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, primo di una serie di eventi a tema dedicato alle tecnologie per l'agricoltura organizzato da Rural Hack, la task force del Societing Lab, il laboratorio di digital social innovation dell'ecosistema dei centri di eccellenza culturali e tecnologici dell'Università degli Studi di Napoli Federico II di San Giovanni a Teduccio (Na) che studia insieme l'innovazione tecnologica e quella sociale.
Agrimed è il progetto che è stato illustrato, realizzato da Fab4 il digital innovation Hub promosso da Confartigianato Salerno, l'evento è stato moderato da Annalisa Gramigna di Fondazione Ifel.
Agritech è al tempo stesso il nome del ciclo di incontri che si susseguiranno nei prossimi mesi ed il nome del costituendo Polo nazionale che avrà la sua testa a Napoli e vedrà la collaborazione di tutti i centri di ricerca di eccellenza italiani sul tema.
Non a caso, ad aprire i lavori e a fare gli onori di casa è stato Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria dell'Università di Napoli Federico II e direttore scientifico del progetto del Polo nazionale Agritech. Ercolini ha ricordato che a breve partirà in Campania Agritech, il Centro Nazionale per lo Sviluppo delle Nuove Tecnologie in Agricoltura, un progetto basato sull'utilizzo delle tecnologie abilitanti per lo sviluppo sostenibile delle produzioni agroalimentari con l'obiettivo di favorire l'adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell'impatto ambientale nell'agrifood, lo sviluppo delle aree marginali, la sicurezza, la tracciabilità e la tipicità delle filiere.
"Un progetto che vale circa 350 milioni di euro di cui 320 milioni a carico del Pnrr: un finanziamento senza precedenti per la ricerca in agrifood e del quale ci sentiamo molto responsabili - ha affermato il direttore del Dipartimento di Agraria di Napoli, che ha messo a punto la Fondazione Agritech, della quale è temporaneamente presidente e amministratore delegato. La Fondazione coinvolge 24 università pubbliche e 4 università private italiane e ha "l'ambizione di rendere vivamente partecipe l'agricoltura del progresso in fatto di tecnologie abilitanti 4.0".
E saranno ben 9 le macroaree d'intervento, molte trasversali a più obiettivi: dalla ricerca genetica alla salute delle piante fino alle tecnologie 4.0, tema caldo della prossima programmazione Ue.
Nell'incontro è stata presentata l'esperienza fatta nel corso del progetto sperimentale Agrimed, realizzato da Fab4 il digital innovation Hub promosso da Confartigianato Salerno insieme alla società specializzata in tecnologie 4.0 per l'agricoltura Primo Principio, lo spin off dell'Università Bicocca specializzato in misurazione dell'impatto sociale, Open Impact ed alcune aziende agricole campane come l'Azienda Agricola San Salvatore e la cooperativa Nuovo Cilento.
L'evento ha tentato di mettere in luce i tre aspetti salienti del progetto Agrimed:
- in che modo l'utilizzo di tecnologie 4.0 e la condivisione dei dati possano costituire un sistema di condivisione del valore dove i dati, raccolti attraverso sensori Iot, Internet of Things, analizzati da specialisti del settore, possono essere funzionali a vari fini: dalla sensibilizzazione del consumatore ultimo alla generazione di una maggior consapevolezza di produzione, per evitare sprechi e sovrapproduzione di prodotti alimentari e per orientare meglio l'innovazione di prodotto e la presenza sui mercati;
- quali possano essere i reali interessi degli agricoltori, delle altre imprese del territorio e delle comunità verso le tecnologie 4.0 e in particolare nei confronti della raccolta, e dell'analisi dei dati come beni comuni (commons);
- il ruolo delle istituzioni e degli hub dell'innovazione all'interno di un ecosistema reale.
Condivisione dei dati: vantaggi e costi
Andrea Galante di Primo Principio, la società che offre servizi di Decision Support System (Dss) alle imprese agricole ha sottolineato come nei rilevamenti "Si producono tantissimi dati, che man mano si mettono a sistema. Il valore aggiunto? Si ottiene se i dati diventano in qualche modo pubblici". Ed è questo il cuore del progetto Agrimed, sostenuto dal programma europeo Horizon nel quadro del bando per le tecnologie i4Trust.
Sul perché è un bene condividere i dati raccolti Galante ha chiarito: "Per produrli serve una strumentazione che deve utilizzare protocolli omogenei, va quindi fatto un investimento unitario, che ha dei costi, poi i dati devono tornare dal campo all'azienda che deve vendere i prodotti e recuperare i costi anche attraverso una capacità di sensibilizzare il consumatore". Un gioco che rischia di essere a somma zero o peggio, pertanto la chiave è una certa condivisione dei costi e dei vantaggi, mediante la condivisione dei dati elaborati.
Galante ha poi spiegato come attuare la condivisione: "È possibile una condivisione dei dati e dei costi orizzontale all'interno di una comunità che persegue gli stessi fini, può essere il caso di una organizzazione di produttori, ma può accadere anche che vi sia una condivisione dei dati e dei costi verticale, all'interno di un gruppo di aziende che lavorino lungo la stessa filiera con compiti diversi, ma che hanno bisogno di conoscere e scambiare gli stessi dati, infine c'è la condivisione laterale: quando la singola azienda si addossa i costi della strumentazione per il rilevamento dei dati, ma riesce a venderli almeno in parte sul mercato locale, sul territorio, ricavando anche in questo caso un valore aggiunto rispetto al servizio reso alla produzione".
In pratica sono le aziende che codecidono o decidono - in un'ottica di open source - lo spazio di condivisione dei dati (data space) frutto dell'applicazione delle tecnologie abilitanti 4.0: "È un'evoluzione del concetto di open data - ha affermato Galante - ed all'interno dello spazio di condivisione dei dati si creano valore e nuovi modelli di business".
I casi aziendali
A seguire le sperimentazioni delle aziende selezionate nel quadro dell'iniziativa di Confartigianato Salerno.
L'Azienda Agricola San Salvatore - che ha inviato un video - si occupa sia di produzione vitivinicola che della mozzarella di bufala con latte aziendale. I sensori in campo registrano i classici dati agrometereologici e il sistema Dss consente di predire la possibilità degli attacchi di oidio e peronospora: a tale attività fanno seguito gli interventi preventivi per le viti già in regime di agricoltura biologica, mentre al tempo stesso scatta il segnale per programmare i trattamenti con agrofarmaci. Si tratta questo di un caso in cui la filiera è interna e il recupero dei costi potrà essere attuato sia in maniera verticale, grazie alla vendita del vino e alla comunicazione al cliente finale, del delta qualitativo ottenuto riducendo i trattamenti, che con una eventuale condivisione di tipo laterale.
Più complesso il caso della Cooperativa Nuovo Cilento: raccoglie un elevato numero di soci che dispongono complessivamente di 2500 ettari di oliveto e coltivano anche 3.500 piante di pregiato fico del Cilento. Anche in questo caso le coltivazioni sono in parte biologiche e in una certa quota in regime di agricoltura integrata: vengono condotte in un territorio con forti pendenze, dove per la meccanizzazione sono state costruite macchine leggere e telecomandate ad hoc.
Michele Martino, responsabile tecnico e agricolo della Cooperativa, ha spiegato: "Abbiamo tanti soci distribuiti su un territorio vasto e disomogeneo e il nostro Dss è basato su 7 capannine, una per ogni macroarea che siamo riusciti ad individuare. Il sistema è ancora in fasce perché i dati accumulati sono riferiti a osservazioni su appena tre anni, ma già consentono di osservare i differenti comportamenti che, con le importanti piogge in pieno agosto di quest'anno, hanno indotto su base predittiva a far scattare l'alert per la mosca olearia".
Gli interventi di prevenzione - in biologico con i repellenti e in integrata con trattamenti sistemici - sono stati decisi sulla base di un innalzamento notevole dell'umidità rispetto agli anni passati: "Nei due anni precedenti si erano osservate delle estati molto secche su tutto il territorio considerato, pertanto l'innalzamento dell'umidità dell'agosto scorso è stato immediatamente letto dal sistema".
L'andamento caldo e siccitoso dell'annata fino a luglio e le alte temperature hanno valorizzato i sensori di temperatura: "Molte delle cultivar di olivo utilizzate dai soci, come la Salella, hanno una finestra di raccolta molto breve. La conoscibilità dei dati elaborati sulle temperature da parte dei soci consente pertanto di aggiustare il tiro, in maniera diversificata sul territorio, sul tempo esatto di raccolta delle drupe che, unitamente ad un'ottimizzazione della lotta alla mosca, permette di elevare la qualità dell'olio, sia in termini di bassa acidità che di caratteristiche organolettiche legate alla fase fenologica top della presenza di polifenoli: l'invaiatura". La testimonianza contiene un caso riuscito di condivisione dei costi e dei dati a livello orizzontale, ma anche un grande esperimento di diffusione della conoscenza dell'uso delle tecnologie e la effettiva capacità di un gruppo imprenditoriale organizzato di superare le resistenze culturali all'innovazione tecnologica.
Open Impact, l'approccio istituzionale
Luigi Corvo, fondatore di Open Impact, azienda partner del progetto Agrimed, ha sottolineato: "A questo punto vale la piena chiedersi, alla luce delle esperienze appena mostrate, quali sarebbero stati i costi della mancata condivisione dei dati". Per Corvo l'utilità dei Dss mediante la condivisione di dati e costi, il loro utilizzo generalizzato unito ai tipici dati aziendali, va oltre e diventa di rilievo istituzionale, perché può contribuire a costruire una modellistica aziendale tale da generare predizioni attendibili, ad esempio, sui prezzi all'origine dei beni immessi sul mercato, oltre che dei costi aziendali. "Tanto che prezzi anomali, magari troppo bassi, potrebbero in futuro essere individuati dall'operatore pubblico per identificare casi di sfruttamento della manodopera, di caporalato". Al contrario "Senza questi dati è impossibile già oggi implementare politiche incentivanti realmente diversificate e centrate su obiettivi precisi".
Per Corvo inoltre "Dove c'è la biodiversità imprenditoriale il data space diventa una necessità. I big data possono diventare patrimonio comune - tanto sotto forma di data space che di open data - in funzione delle necessità delle aziende e dalla capacità delle istituzioni di contribuire alla crescita di un ecosistema forte".
Conclusioni affidate a Franco Risi, presidente del digital innovation Hub Fab4, il progetto di Confartigianato Salerno, forte di 1.500 realtà imprenditoriali, che ha ricordato come il progetto abbia scelto come obiettivi i sistemi food e casa: "Abbiamo in questo modo sostenuto i processi di innovazione delle imprese e verticalizzato gli strumenti di indagine sul tessuto imprenditoriale per filiere".
Angelo Giuliana, direttore di Meditech, Centro di Competenza per l'Industria 4.0, che si occupa di supporto alla digitalizzazione, ha commentato positivamente gli interventi precedenti, testimoniando la trasversalità dell'intervento di Meditech che, rivolgendosi ad aziende del terziario, accompagna anche lo sviluppo dell'agrifood meridionale con azioni di scouting tecnologico.
Alex Giordano: "Condivisione genera valore aggiunto"
"Il mondo dell'agricoltura - ha suggerito Alex Giordano, docente di Trasformazione Digitale dell'Università Federico II di Napoli e direttore scientifico di Rural Hack - sta sperimentando una graduale rivoluzione basata sulla trasformazione digitale e sull'utilizzo delle tecnologie 4.0 che, attraverso grandi quantità di dati, consentono anche di immaginare che il sistema del cibo diventi sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Di certo i big data aiutano la singola impresa a ridurre gli input in campo o ad anticipare problematiche sui raccolti con risparmi economici e minori impatti negativi sull'ambiente. Ma è interessante osservare, grazie a sperimentazioni come il progetto Agrimed, come i dati prodotti e condivisi tra più attori di un ecosistema territoriale possano generare maggior valore a vantaggio di gruppi di imprese e del territorio stesso. In questo modo vorremmo spostare l'attenzione sui dati come beni comuni".
Nicola Caputo: "Campania punto di riferimento"
"La Campania si candida a diventare un punto di riferimento per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura, con l'obiettivo di stimolare le produzioni agroalimentari sostenibili, adeguarsi ai cambiamenti climatici e ridurre l'impatto ambientale - ha infine affermato l'assessore all'Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo. "La vera sfida ora - ha aggiunto - è creare le condizioni culturali affinché l'amministrazione regionale si adegui, mettendo in rete i sistemi informativi per offrire servizi più evoluti, e allo stesso tempo affinché le imprese agricole riescano a capire quali dati chiedere, come condividere big data e dove risiedono le infrastrutture".
Nel segno di favorire un "cambio di mentalità" Caputo ha infine ricordato: "Stiamo già lavorando alla nuova programmazione 2023-2027, mettendo al centro proprio le misure destinate alla conoscenza, alla formazione e alle innovazioni, in completa sintonia con il mondo accademico. In un momento di crisi, le innovazioni rappresentano il vero elemento di crescita della nostra economia, ma solo se associate alla sostenibilità ambientale, sociale, economica e produttiva. Abbiamo tutte le condizioni e le competenze per poter far partire dalla Campania una vera e propria rivoluzione tecnologica e registriamo una grande vivacità del mondo agricolo, che dobbiamo assecondare e supportare a partire dalle nuove generazioni".