L'agricoltura cambia. In Inghilterra i vigneti coprono già 4mila ettari (c'erano fino a tutto il basso Medioevo), in Sicilia si sta provando con la canna da zucchero (che c'era ai tempi degli arabi), i russi mettono a coltivazione milioni di ettari di terreni una volta interessati dal permafrost. Secondo il prestigioso ente di ricerca europeo Ipcc, con 2 gradi di riscaldamento della temperatura media, i biomi agricoli si sposteranno verso Nord con la velocità fra i 25 e i 135 km ogni dieci anni.
Nel Sud della Germania si potranno allora coltivare le pesche e i vigneti sorpasseranno di gran lunga l'Elba e la Mosella. La resa del grano nei paesi del Sud Europa calerà invece del 12% - ma nei paesi del Nord aumenterà del 5%.
Alcuni ricercatori hanno già costruito modelli per prevedere la modifica dei valori fondiari da qui al 2100; per l'Italia c'è da toccare ferro (soprattutto al Sud). Il pippone soprascritto per ribadire, con oramai annuale regolarità, un'emergenza: bisogna costruire invasi, riserve idriche, piccoli e grandi bacini dove accumulare acqua da utilizzare nei periodi siccitosi. Periodi sempre più frequenti in cui le campagne entreranno in spaventosa competizione con i centri urbani.
Crisi che porterà gli speculatori alla ricerca spasmodica di guadagno, come sempre avviene per i beni rari: con buona pace dell'acqua pubblica (la privatizzazione e la finanziarizzazione sta avvenendo in California - peraltro interessata da enormi roghi forestali). Per il nostro Paese esiste l'assoluta necessità di un grande piano infrastrutturale per aumentare notevolmente (e anche velocemente) la riserva idrica.
Vi prego: fate girare questa ovvietà.